"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


lunedì 7 aprile 2008

Dell'Ambiente e del Pensiero laterale (ovvero l'Educazione ambientale e la libertà di pensare alle alternative) 1

In queste quattro intense giornate passate a ragionar di ambiente ed educazione, ho potuto mettere ordine ad alcune idee che vagavano in sospensione nelle acque confuse dei miei pensieri. Per altri versi, invece, sentimenti contrastanti e desideri conflittuali si danno battaglia tra lo stomaco ed il cuore, con grande clangore di ferri, legni, spade e mazze.

Si è discusso di bisogni, di gruppi, di albe in ritardo, di versi nella notte, passeggiate nei boschi, nidi d'aquila giganti, piccoli nidi personali, grigliatone con luganiga e patate al cartoccio, nocino, abbracci voluti e negati, egocentrismo latente e manifesto, leadership, confessioni sentimentali, distanze del cuore, dolore, razionalità, manualità ed emotività...

Insomma, ho avuto davvero modo di osservare, parlare e capire.


Tutto questo grazie ad un gruppo di Neutrali poi non così tanto neutri e ad una personcina dolcedocle che è diventata anche specialespeciale, per l'enorme pazienza (o caparbietà?) che sta dimostrando. Più in là avrò sicuramente modo di entrare nel dettaglio.


Integrando alcuni appunti che ho lasciato indietro da tempo con due o tre cose delle quali ho avuto modo di discutere, saltano fuori alcune "definizioni" che mi hanno aiutato a capire in che direzione sto viaggiando.


Ambiente.
Inteso come quella sfera che include gli ambienti naturali, le modificazioni prodotte dall'attività antropica e i feedback psicologici/sociali/emotivi/affettivi che tali modificazioni hanno introdotto nella quotidianità dell'Uomo (inteso come Essere umano, non me ne vogliano le femministe). Quindi non solo "La Natura" - dalle cascate e ai ghiacciai, dal Picchio rosso delle Ande o alla Stella Alpina della Valle Aurina - ma tutto che ci circonda, nel quale viviamo direttamente o indirettamente. E questo - forse - tradisce la mia formazione originaria come Geografo.


Pensiero laterale.
Ossia la capacità di costruire collegamenti tra elementi che comunemente non presentano alcun legame e che sono riconosciuti come semanticamente, logicamente o praticamente appartenenti ad universi differenti (un paradosso, se vogliamo, perchè in questo caso dovremmo parlare di Multiverso e non di Universo, come "bolla abitativa" nella quale esistiamo). Questi collegamenti sono di per sé stimolanti, ma non sempre sono anche produttivi: non sempre riescono a indurre cambiamenti rispetto a quanto esisteva in precedenza.


Educazione ambientale.
Tutto quell'insieme di attività ludico-didattiche che hanno lo scopo pedagogico di sviluppare nelle persone che ne fanno esperienza una sorta di pensiero critico nei confronti dello Stile di vita improntato alla crescita economica e alla diffusione del benessere come aumento della capacità di consumo - per altro, comunemente riconducibile al "Mondo occidentale" e quindi alla Forma mentis che lo ripropone.
Senza spingermi troppo in là, alcune delle pratiche promosse dall'Educazione ambientale sono ad esempio quelle del cosiddetto "Sviluppo sostenibile": un concetto in realtà superato ma che mantiene una posizione primaria nell'Agenda-setting della nostra società per l'applicabilità quotidiana (ancora ipotetica, purtroppo) dei suoi concetti.


Educare passando attraverso l'ambiente.
La conoscenza dell'ambiente esterno (sia esso un fiume, un bosco, una montagna o il quartiere nel quale si vive) permette di creare una serie di metafore per mezzo delle quali chi partecipa all'esperienza educativa riceve una educazione (al senso civico, alla scienza, alla partecipazione attiva, alla democrazia, alla socialità...).


Educare all'ambiente.
La conoscenza di un ambiente e delle sue dinamiche può avvenire passando attraverso svariati stimoli, che provengano da discipline artistiche o scientifiche - prese singolarmente o integrate/intrecciate tra loro.


Nella seconda parte di questo post - se mai dovessi riuscire a scriverla in tempi accettabili - voglio ragionare sul rischio che il prossimo nucleo di regnanti che prenderà le redini di questo Paese, non abbia la lungimiranza (o l'abbia persa deliberatamente) di investire su un sistema scolastico efficiente ed efficace, in grado di far sviluppare ai suoi allievi uno spirito critico latente e propositivo che rimetta in circolo il singolo e lo restituisca alla comunità. Sarebbe una bella inversione di tendenza rispetto alle attuali, che (pre)vedono il dilagare di una individualità sempre più (ri)stretta e sempre più passivamente aderente a modelli precostituiti - senza contare poi i passi indietro e i revisionismi che stanno prendendo piede.


Odio parlare come un libro.

Ma son stanco, ed era necessario - arrivati a questo punto.


Domani nuova uscita con marmocchietti picciolipiccioli a Voltorre, appena sotto a Città Primadeimonti. In serata vado a dormire alla Stazione di Posta del Panda, perchè nel Giorno di Mercurio parto nuovamente per il Paese d'Oltralpe. Fino a Venere.


Poi si vedrà.


mercoledì 2 aprile 2008

La Duchessa di Borgogna








Preziosa Duchessa dallo Sguardo Turchese,

Spero vogliate accettare senza alcuna reticenza questa mia, poichè è con il cuore in mano che questo Vostro umile sottoposto Vi rende omaggio per la serata trascorsa in Vostra compagnia.

Per quanto roccambolesco possa essere stato l'incontro, desidero precisarVi che i momenti - certo per Voi dolorosi - che avete speso correndo dietro al rimedio per un errore che non era Vostro, quanto del Fato, sono passati senza che quest'umile Vostro mozzo nemmen se ne curasse.

Ho piuttosto preferito occupare proficuamente la sabbia della clessidra e la cera della candela sorseggiando della Vostra preziosa bevanda d'ambrosia, luppolo e frumento: sì gustosa e piena.


Con grande trasporto posso invece asserire che, largamente all'opposto, i momenti trascorsi in Vostra compagnia sono passati con il mio totale favore e la mia piena adesione.

Vorrei inoltre permettermi di aggiungere, con una punta di malcelata modestia, che se mai vorreste discutere di quanto accade nella vita di Vostra Signoria, sicuramente trovereste in me un ascoltatore fedele e un osservatore attento, nonché un buon bastone: per sostenervi o aiutarvi a sistemare questioni di dubbia risoluzione.




Sollecitando e sperando in un nuovo incontro,
Vi porgo i miei più distinti e sentiti omaggi

Vostro

Timothy J. Dawbt

Marinaio di Foresta












Petite mise à jour


Giornata meravigliosa nei boschi sopra Città Primadeimonti.

Assieme ai piccoli mozzi da sottobosco abbiamo imparato a riconoscere gli alberi dalla corteccia (Faggio, Rovere, Castagno, Cigliegio), a misurarli con e senza gli strumenti professionali e a fare una piccola mappatura del bosco da gestire. Poi abbiamo camminato un sacco per vedere uno degli ultimi due mulini con macina ad acqua della zona: è in funzione da prima del '700, e la sua farina è apprezzata tanto nel Nostropaese come nell'Oltralpe Neutrale.

Domani, invece.... grande partenza per la Via Neutrale alla Educazione ambientale!

Io e una persona tantotantodolce ce ne andiamo nella succitata Federazione dei Paesi dell'Oltralpe Neutrale, per farci strapazzare da quelli del CEMEA (i Centri di Esercitazione all'Educazione Attiva), un'associazione nata nelle terre della Langue d'oil, poi diffusasi in tutte le Vecchie Terre Continentali.

Lei è tanto preoccupata che un tasso la mangerà, ma ho come il sospetto che la cosa abbia un fattore di improbabilità di "due elevato alla potenza di due miliardi, 79 milioni, 460 mila, 347 a uno" - un po' come essere raccolti nello spazio entro trenta secondi da quando si è stati espulsi da una nave Vogon per essere autostoppisti clandestini. E comunque, io e il fedele Bebop non lo permetteremmo mai!

Speriamo piuttosto che noi si trovi un lavoro prima che i prossimi regnanti chiudano le frontiere in entrambe i sensi Che è meglio(?) ...

Edera nel deserto

La tenda nel deserto, non si sa bene come, è stata costruita lasciando cadere nella sabbia delle sementi di Hedera Fulgea, su innesti di palma da dattero - lavorati e allineati ad hoc. Ha una forma vagamente tondeggiante e la penombra al suo interno è fresca, rilassata.

I nomadi - seduti in cerchio tra tappeti e cuscini - si passano un vassoio argentato, lucidato a specchio, sul quale è posata una sola tazza di vetro. Thé nero, menta, cannella, miele e datteri in infusione. Uno alla volta, la prendono, si specchiano nel vassoio, sorseggiano quanto basta e dicono la loro sulla questione.


Stakanov dice che sta tenendo botta.
Anche in questi giorni deliranti di trasferte e chilometri, riesce a trovare il tempo per ricamare col pizzo e l'orlo dei fazzoletti di tempo che parrebbero infinitesimali, ma che profumano di infinito.
Ieri e oggi, a Città dei Vicoli, Stakanov ha incontrato persone favolose che non vedeva da tempo. Ha ballato, bevuto e cantato, massaggiato, baciato e fatto l'amore.

Beato lui, annuiscono gli altri.

Anche Bebop, il cowboy acquamarino, tiene botta.
Se n'è stato tutto il giorno a sguazzare tra i palloncini e le bolle di sapone del palcoscenico, aspettando che anche gli altri pesciolini del Porto dei Piccoli sistemassero le loro battute e le loro scenografie, per lo spettacolo celebrativo che si è tenuto in serata.
E che spettacolo, ragazzi.
Un'ora e trenta minuti di canti, balli e bevute, massaggi, baci e abbracci.

Beato lui, approvano gli altri.

Il marinaio di foresta sta tenendo botta, ma è decisamente stanco.
Anche se felice.
Dopo mille chilometri, una notte quasi in bianco e questa strana voglia di raccontare, domani mattina si alzerà per accompagnare una vivace accozzaglia di marmocchi di Città Grande di Nebbiascura a incontrare i loro gemelli di Città Primadeimonti, vicino al lago, tra i boschi.
Chissà che giornata.

Beato lui, si dicono gli altri.



Quello di cui non si hanno più notizie da un po' è l'eremita australiano. Bisognerà aspettare che la tenda arrivi sotto il suo albero. E comunque starà meditando a fondo sulla bellezza della vita...

Beato lui.

lunedì 31 marzo 2008

Douceur, d'où viens-tu?





A volte non capisco se la dolcezza sia innata
o venga distribuita
come la Sabbia per i sogni,

da qualche Essere immaginario,
che viene a soffiarla di notte
attraverso le finestre delle camere da letto.

So solo che in alcuni casi,
molto molto particolari,

si posa sulla pelle giusta,
ed è più squisita del solito.











Pouilly



Un ringraziamento speciale ai miei inaspettati,
ma assolutamente benvoluti, lettori Francesi.
Scrivetemi, che facciamo due chiacchiere!

^_^

giovedì 27 marzo 2008

Passare le Alpi è sempre un'impresa...


Lo è stata per quel tizio a cavallo degli elefanti, non vedo come non possa esserlo per un semplice marinaio di foresta come me. Perchè passare le Montagne, ultimamente, significa sempre smuovere cose che dovrebbero starsene quiete tra il cuore, la pancia e il cervello.

Quelle cose che solo i vecchi cowboy con le grinze sulla faccia riescono ad evocare, davanti al fuoco del campo: non importa se ci sia qualcuno ad ascoltarli, oltre la luna e qualche cactus. Anche da soli, quei vecchi cowboy davanti al fuoco hanno le spalle larghe... oppure sono semplicemente troppo stanchi del peso della vita per rendersi conto di quanto i ricordi ti possano schiacciare.

Ma io non sono nè un barbaro assetato di fama, nè un vecchio cowboy con la pelle grinzosa bruciatadalsole. Sono solo un piccolo marinaio di foresta con il cuore sempre in subbuglio e lo sguardo sulla vita sempre soggetto a suggestioni.

E di suggestioni, oltralpe, ne ho nascoste ad ogni angolo di strada, sotto qualche albero e pietra, dentro uno o due locali speciali. Tutte cose che, nella mia nomade malinconia, mi piace visitare di tanto in tanto. Giusto per ricordare. Giusto per sapere che un cuore ce l'ho e che non lo lascio indietro un pochino ad ogni passo.

Nella Città Dei Mattoni Rosa, avevo nascosto dei ricordi in un posto speciale. Un posticino affettuoso, nonostante fosse fumoso e chiassoso. Le Sherpa. Un posticino piccolo, con un grande viavai di persone, di tintinnii di bicchieri e posate, di profumi dolci e salati avvolti in soffici e saporite crepe. Un posticino nel quale ho ricamato una Storia d'amore, come facevano le nonne una volta con le coperte: dritto e rovescio, punto per punto, ritornando dove le maglie s'erano allargate con ostinata caparbietà. Un Storia d'amore che nessuno si aspettava fossi proprio io a voler chiudere, ed invece è proprio quello che ho fatto - anche se questa è un'altra storia.

Qualche giorno fa, nella Città Dei Mattoni Rosa, ho scoperto che quel posticino speciale non c'è più.

Avrei dovuto ricordarmelo, visto che ero stato lì anche l'anno prima, e forse la situazione non era un granché diversa. Ma non lo ricordavo. Perchè la voglia di affondarmi in una di quelle minuscole sedie, dietro un bicchiere di sidro che sarebbe finito ben prima dell'arrivo della squisita pietanza, era enorme e l'attesa era alle stelle. ...Quando si dice Il soverchiante peso di taluni ricordi...

Così, fermo in mezzo alla strada, sotto una pioggia francamente stancante, me ne sono rimasto impalato a guardare quella che prima era l'insegna di un posto magico, e che ora è solo un negozio di scarpe alla moda.

Mi sono sentito vuoto. Vuoto e disorientato.
E in quello stato ho ripercorso la città, con soli due piedi anzichè quattro.


In un ballo solista che poteva essere, senza volerlo, un nostalgico omaggio ad un luogo elettivo perduto e ad un racconto arrivato fino alla fine: fino al punto in cui diventa tutta un'altra storia.

Sopravissuti alle Eresie del Tempo


Tra una tormenta e una bufera , la nave è rientrata in porto.

Mille approdi diversi. Mille luci, mille colori, mille ombre.

In questi settegiornisette di eresie e guerre di religione.





Vento che gonfiava le vele e graffiava le gote, spruzzando grandine in orizzontale.

Neve che cadeva baciata dal sole, e correva a coprire le valli e a minacciare di far cadere le montagne.

In questi settegiornisette di massacri tra credenti e magnifiche opere d'ingegneria medievale.

Ma ora, sono a casa.



Finalmente.






Per chi ancora mi aspettava e per chi aveva finito per non pensarci più.

mercoledì 19 marzo 2008

Pronti, bagagli...VIA!




Si salpa di nuovo.


Rotta verso i Paesi catari, con le loro eresie e le fortezze abbandonate.


Ci rivediamo il 27 marzo.


Baci vagabondi a tutti quanti.











Addio compagno di mille avventure



In una domenica di marzo più folle e giovane delle altre, ho lasciato indietro - chissà dove? - il mio comodo e fedele amico cappello.

Non era un cappello costoso, tutt'altro. Ma nessuno mai mi ha protetto il capo meglio di lui: la pioggia non lo toccava, il freddo non lo spaventava, il torrido sole gli pareva un sorriso.

Ricordo con orgoglio il nostro primo viaggio, verso il campo WWF di Innerbach, in Sud Tirolo. E da allora, in questo girovagare così pieno di incertezze e risate e bevute, mi è rimasto saldo sulla testa fino alla fine.

Senza dubbio, l'ho lasciato in un posto dove anche io vorrei perdermi - alla fine dei miei giorni.

lunedì 17 marzo 2008

Evocando l'improvvisazione di primavera



Sono giornate che cominciano in novembre e finiscono in maggio, queste.

Mi alzo col buio e per uscire infilo il cappello, basso sulla fronte, e sollevo la sciarpafin quasi sul naso, mentre il cappotto mi fa da vello e mi protege le spalle e le mani. Ma poi la giornata comincia a sorridere, e nel primo pomeriggio la strada di casa - per quanto lunga sia - è una piacevole cavalcata al suono di nuvole gonfie e bianche che passano su un vento caldo e piacevole. Questa notte, tra l'altro, il cielo sembra non avere atmosfera e le stelle paiono voler saggiare il terreno con le loro dita colorate, tanto sono vicine.


In queste giornate, che cominciano in novembre e finiscono in maggio, girovago tranquillo tra le acque delle cascine nei dintorni di Città Grande di Nebbiascura. Sembra che anche i pesciolini che mi ascoltano abbiano percepito il cambiamento in atto. Li vedo lanciarsi sguardi fugaci, mentre si pavoneggiano come ochette starnazzanti e baldanzosi galletti. Fan finta di volersi stare alla larga mentre giocano a chi si avvicina di più senza che l'altro si accorga di nulla.


Nel frattempo si avvicina il prossimo viaggio. Terre catare.
Tra castelli, eresie, stragi, fortificazioni militari e cassoulet di fagioli, salsiccia e anatra.


Di sicuro Carcassone, sfiorando Tolosa ed Albi. Col cuore in subbuglio e sperando di non distrarsi troppo. Ma soprattutto castelli sperduti tra le alture subito prima dei Pirenei, e qualche grotta, spero.


Un giorno di andata. Quattro di escursioni. Uno di rientro.
Una ciurma di sei persone e due cani. Omero e Isotta.


Devo preparare gli itinerari: Cartografo, portami la mappa, gli incartamenti e i miei strumenti!

















Il popolo e la testa dei regnanti...


- Ehi, mamma... lo sai che cosa ha combinato quello, l'altro giorno?

- Oh, cielo... dimmi!

- Una ragazza gli ha chiesto come avrebbe dovuto fare per vivere e mettere su famiglia con meno di 1000 euro al mese, e quello gli ha risposto Venga a sposare il figlio d'un milionario!

- Ah... come Maria Antonietta: Non c'è più pane? Che mangino brioche!

- ...

Dopo il Marinaio di Foresta, il Cowboy delle Stelle...


Some people call me the space cowboy, yeah
Some call me the gangster of love
Some people call me maurice
Cause I speak of the pompitous of love

People talk about me, baby
Say Im doin you wrong, doin you wrong
Well, dont you worry baby
Dont worry
Cause Im right here, right here, right here, right here at home

Cause Im a picker
Im a grinner
Im a lover
And Im a sinner
I play my music in the sun

Im a joker
Im a smoker
Im a midnight toker
I sure dont want to hurt no one

Im a picker
Im a grinner
Im a lover
And Im a sinner
I play my music in the sun

Im a joker
Im a smoker
Im a midnight toker
I get my lovin on the run
Wooo wooooo

Youre the cutest thing
That I ever did see
I really love your peaches
Want to shake your tree
Lovey-dovey, lovey-dovey, lovey-dovey all the time
Ooo-eee baby, Ill sure show you a good time

Cause Im a picker
Im a grinner
Im a lover
And Im a sinner
I play my music in the sun

Im a joker
Im a smoker
Im a midnight toker
I get my lovin on the run

Im a picker
Im a grinner
Im a lover
And Im a sinner
I play my music in the sun

Im a joker
Im a smoker
Im a midnight toker
I sure dont want to hurt no one

Wooo woooo

People keep talking about me baby
They say Im doin you wrong
Well dont you worry, dont worry, no dont worry mama
Cause Im right here at home

You're the cutest thing I ever did see
Really love your peaches want to shake your tree
Lovey-dovey, lovey-dovey, lovey-dovey all the time
Come on baby and Ill show you a good time



Da buon cialtrone, ho sempre sospettato che Steve e la sua band avessero qualcosa di speciale da dire... Ora lo so con assoluta certezza!

sabato 15 marzo 2008

Tout comprendre n'est pas tout pardonner, ossia Per un accenno alla Pedagogia della Resistenza





Me ne stavo impalato appena fuori dalla cappella delle Carmelitane a Dachau, nel monastero costruito a ridosso del campo di concentramento. Avevo appena incrociato lo sguardo di una vecchia signora che camminava adagio, aggrappandosi al braccio di suo marito. Avevano le lacrime agli occhi, mentre pregavano assieme.

Con un groppo alla gola, mi ero fermato a riflettere che far germogliare un pensiero di unione e compassione proprio dove l'uomo ha tolto senso persino alla morte è uno degli atti più coraggiosi che possano essere fatti. Al di là di qualsiasi credo o religione.

Ero lì che ragionavo di questo, frenando il groppo e le lacrime per non farmi vedere dai piccoli pesciolni che stavo accompagnando, quando un gruppetto di loro mi si avvicina per chiedere spiegazioni.

Non capiscono. Non sanno dove sono. Non riescono a trovare un senso a tutto quello che vedono. Non riescono a vedere le cose che sono successe in questi luoghi.

Allora inizio a parlare, e raccontare quello che altri hanno raccontato e testimoniato a me tempo prima.

Inizio dicendo che nei campi di concentramento il lavoro rendeva liberi, certo, ma liberi da ogni dignità, da ogni identità, da ogni barlume di ragione o senso.

Dico che nei campi di concentramento si veniva spogliati non solo dei peli e dei vestiti, ma anche di quel sottile velo che sta attorno all'anima delle persone e che da un senso alla vita.

Dico che le persone, nei campi di concentramento, erano fatte lavorare senza senso, solo per instaurare e mantenere una costante pressione emotiva.

Dico che questa pressione prima ti manda fuori di cervello, poi ti culla in uno stato di perdizione, nel quale nulla sembra più accadere per caso e le persone iniziano a sentirsi in colpa solo per il fatto di esistere. L'annullamento dell'uomo in quanto uomo. L'annullamento del senso della vita.

E poi dico che nei campi di concentramento si moriva senza motivo, e si moriva a migliaia, come le mosche. Si moriva sparati in testa e arsi ancora vivi nelle fosse comuni. Si moriva nelle docce a gas, si moriva di stenti perchè il freddo rompeva le ossa e il respiro. Si moriva così, tanto perchè c'era qualcuno che aveva voglia di ammazzarti o lasciarti morire. L'annullamento della morte.

Dico che tutti gli esseri umani, quando subiscono un lutto, come prima cosa si chiedono - sempre - Perchè. Perché è successo? Perché proprio ora? Perché proprio a lui o a lei? Perché non a me? E solo quando, a furia di farsi queste domande, riesce a darsi una risposta si può dire che sia riuscito a "rielaborare il lutto": solo allora può raccogliere i cocci di quella esperienza e ricavarne qualcosa di nuovo, che porti con sé il vento dell'esperienza e il sole del futuro.

E mentre dico queste cose sento quasi di non essere io a parlare. Sento l'aria del campo che geme tra i tigli cipressini del viale delle baracche, sento il filo spinato del muro di cinta che si tira e si torce, sento il terreno sotto i piedi che mi spinge a camminare e a parlare.

E allora mi accorgo.

Mi accorgo che tutti i discorsi attorno alla Shoa, tutte le visite ai musei della resistenza, tutti viaggi dentro i campi di concentramento e le Giornate della Memoria sono in realtà la più grande rielaborazione del lutto collettiva della Storia.

Non so perchè, ma pensarla così mi ha aiutato a mandar giù il magone.

Forse perchè ho cominciato a sperare che, anche in un domani lontano, tutto quello che laggiù e allora ha perso qualsiasi senso o ragione, possa diventare qualcosa sulla quale costruire fondamenta nuove.




Poco dopo, mentre ero sul pullman verso l'ostello ho ricevuto - e prontamente letto al microfono - questo messaggio via sms, da una persona speciale:

"Io penso che ci siano posti nel mondo - a me è successo a Gerusalemme davanti ad un check point e alla Diaz, il giorno dopo - dove paradossalmente ti senti in colpa di essere vivo, o di essere felice. Ma invece penso che essere uno dei milioni di piedi che calcano di nuovo quella terra, con la fortuna poi di uscire dal cancello e tornare alla tua felicità, sia il modo migliore per lasciare un'impronta di consapevolezza".



E su che cosa voglia dire "fare della Pedagogia della Resistenza", leggete qualcosa di Raffaele Mantegazza.





martedì 11 marzo 2008

Precariato e nomadismo, tanto domani parto ancora...


Essere precario significa non sapere che cosa si farà dopodomani, il mese dopo, tra sei mesi. Senza nemmeno sapere se si calcherà la stessa terra o se ci si troverà in terra straniera alla ricerca di qualche minerale prezioso (come il Rhum, ad es).

Nomade è quella condizione per la quale resti costantemente in movimento, ma sai perfettamente che dovrai essere in quel certo posto al sorgere del tal pianeta, altrimenti i tuoi animali non figlieranno e le tue sementi marciranno nelle botti. Certo, il cambio di rotta è qualcosa di previsto, ma sempre rischioso (e, certo, affascinante...).

Ora, dipendere dalle tabelle di marcia altrui, che fa parte della gavetta, è davvero snervante.

Autonomia nomade! Ecco quello di cui necessito, in qualità di Marinaio di Foresta!

Intanto domani parto.
Monaco di Baviera.
Dachau.
Castello di Neuschwanstein.

Tre giorni tre.
Di birra, brutale memoria collettiva che fa del bene, e favole tra Wagner e Disney.

Meglio preparare i bagagli per bene, non si sa mai.


Imprevisti del mestiere


Uno sa di avere un grosso appuntamento in una cascina piuttosto lontana, e si prepara per bene per salpare all'ora più adeguata, con l'intenzione di non incontrare intoppi sulla rotta. Controlla che la scialuppa sia a posto e riesca a filare via nel vento, con le vele gonfie e tese.


Poi prende e parte. Viaggia a lungo quanto deve, chiede qualche informazione quando è in zona, prende anche un cafferino giusto per essere tranquillo.


Si presenta davanti alla cascina con quasi un'ora di anticipo: le preoccupazioni del viaggio sono state - come sempre - esagerate, per deformazione professionale. E' tranquillo, perchè sa che può riguardare la lezione anche se la conosce molto bene.


Quindi decide di dare un occhio di controllo al baule con l'attrezzatura per gli esperimenti. Che però nella stiva non c'è.

Perchè è rimasto sul pavimento della capanna nel bosco, proprio di fianco alla porta - quasi ad intralciare il passo, per non dimenticarlo.


Ops.


Orecchie basse, coda tra le gambe.
Lezione rinviata.
Chilometri macinati per niente.


Giusto a conferma di quanto si diceva ieri.

lunedì 10 marzo 2008

Una vecchia balena da fiume mi disse




"In fiume nessuno si esalti e nessuno si abbatta"



Così mi ha detto una vecchia balena da fiume, una volta. Credo che questo motto valga tanto quando si sta affrontando la corrente delle acque bianche, quanto nei punti chiave della nostra vita.

Non mi è capitato spesso in passato, ma posso dire che se non avessi il sangue freddo di chi sta cominciando a capire come funziona il mondo della Navigazione Pedagogica in Ambiente Naturale, questo potrebbe essere un momento di vera esaltazione.

Come Marinaio di Foresta ci sono almeno quattro nuove Compagnie di navigazione che chiedono i miei servigi, e sto cercando disperatamente di far combaciare le date delle partenze con quelle dei rientri. Senza dimenticare la preparazione dei differenti bagagli durante le soste che dovrei usare per tirare il fiato. E se riuscissi in questo magistrale gioco d'incastri, ne uscirei senz'altro distrutto, ma con una discreta collezione di barili di Rhum da sfruttare a piacimento o far invecchiare in previsione di tempi più duri.

Tra l'altro, cosa non trascurabile, le persone che sto conoscendo in questi giorni, girovagando per le banchine del Porto nella Foresta sono persone incredibilmente preparate, desiderose di insegnare e assolutamente voraci di nuove esperienze. Un genere di persona che mi va particolarmente a genio...

Non devo però dimenticare lo sconforto abissale che solo qualche tempo fa il Generale Inverno mi ha fatto conoscere. Avevo una paura matta di restare senza imbarco: paura matta che mi ha fatto imbarcare in esperienze che sicuramente daranno i loro frutti, ma che al momento causano solamente impaccio e nervosismi che mi sono solitamente estranei.

Quindi nessuno si esalti e nessuno si abbatta.
Semplicemente, si può fare.
E a modo nostro ce la faremo.

Devo però un abbraccio a tutti coloro che sto trascurando, in questo mio frenetico gironzolare per le banchine in cerca di nuovi imbarchi. Sono amici di lunga data, persone speciali e amici incontrati più recentemente. Sono tutte persone alle quali tengo tantissimo e che porto con me in ogni passo e ad ogni passo. E ne faccio molti.

Vorrei solo che tutti voi sapeste che anche se gestisco in modo nomade anche le amicizie e gli affetti, vi voglio sempre un mondo di bene.







sabato 8 marzo 2008

Ne uccide più la gola...


Camminando in gruppo sui muraglioni della Cittadella di AcqueMorte, uno sbarbatello piuttosto saccente si gira verso la belladiturno e, indicando dei piccoli balconicini con un grosso foro al centro, dice:

- Sai, non avevano i gabinetti, venivano qui a fare la cacca: fuori dalle mura!

- Ma non dire scemenze! - Osserva un'insegnante, vigile - E' la feritoia da cui versavano l'olio bollente!

- Maproffe - si picca il saccentello - a quell'epoca l'olio era troppo prezioso per buttarlo via così, l'ha detto lei!

- E' vero! Infatti durante gli assedi usavano più che altro un liquido scuro e denso, che cos'era, tu che sai tutto?

- Aceto balsamico

- ...

martedì 4 marzo 2008

Tutti a bordo!





Tre giorni tre. In Camargue.


La nave salpa per terre salate, leggende gitane e cavalli allo stato brado.





lunedì 3 marzo 2008

Quando si educa con speranza (alla fermezza) e con fermezza (alla speranza)


Questa mattina sono stato convocato per tenere una lezione sulle Cose di Natura in una "cascina mediana" a nord di Città Grande di Nebbiascura.

Ero convinto fosse una tipica cascina mediana, tutta muri sbrindellati e bambocci un po' fumosi nello sguardo e nell'animo, vivaci e imperturbabili nella loro confusione.

Con mio sommo stupore mi sono ritrovato in faccia ad una "cascina di base", con tanti piccoli funghetti saltellanti attaccati alle gonne delle mamme chiacchierone.

Con un po' di sgomento ho pensato che ci fosse un errore. Ero stato chiamato per spiegar di natura Sì a dei marmocchi, ma marmocchi un bel po' più grandi: si erano scambiati una seconda mediana con una seconda di base!

Anche l'edificio non era quel che si potesse aspettare da una cascina dei nostri tempi. Anziché un grosso quadrato neozarista con finestroni uguali e geometrie ipertrofiche e ansiogene, se ne stava sdraiato davanti ai miei occhi un complesso di bungalow con la pianta a stella, collegati tra loro da corridoi bassi, larghi e pieni di sole. Ad ogni punta della stella corrispondeva una classe, altrettanto ben areata e soleggiata.

All'interno di ogni classe, banchi per circa 25 bambini erano disposti in modo che ci fosse lo spazio per passare agevolmente, e le pareti erano state coperte di disegni, filastrocche, leggende e numeri canterini.

Trasportato nell'aula da cotanti colori e dal vociare allegro delle combricole più piccole, ho saluto con sorriso melone la Maestra e la sua Assistente. Notando gli sguardi d'intesa, ho deciso di sorvolare sull'evidente misfatto alla radice della mia presenza in quel luogo e ho cominciato la lezione.

Ora, il sale di questa esperienza non è stato lo stupore per lo sbaglio di segreteria. Neanche lo stupore per i colori e le risate cristalline che decoravano l'aria della cascina. E nemmeno l'ammiccante sorriso di due insegnanti che sanno fare il loro lavoro e non lo nascondono. Bensì la composta ed educata voracità di informazioni scientifiche dei 22 piccoli batuffoli di curiosità che avevo davanti.

Senza batter ciglio, si sono buttati con me in una lezione che era evidentemente troppo per loro - nonostante la sensibilità con la quale ho semplificato la maggior parte delle spiegazioni - e hanno assistito meravigliati allo spegnimento delle fiamme d'una candela per effetto dell'Anidride carbonica, al gonfiarsi di palloncini grazie al lievito in acqua bollente, allo spargimento di gas spuzza-e-brucia dovuti alla liquefazione dello zolfo, e ben altro.

Il tutto sotto lo sguardo attento e controllato delle maestre, sempre pronte a tenere la curiosità dei batuffoli entro i binari della Domanda e del Rispetto.

Questa classe, grazie ad una Maestra illuminata che crede ancora che la Scuola abbia molto da giocare nella formazione di un Paese nuovo, è per me un piccolo esempio di come una educazione alla speranza per noi educatori sia ancora possibile.

domenica 2 marzo 2008

Oggi l'attrezzatura, domani la MeditAzione


Prepararsi alla Stagione Alta non è cosa che si faccia dall'oggi al domani. E devo dire che il Generale Inverno mi ha davvero tenuto sotto, nei mesi passati. Anche se avrei preferito mettermi in forma, più che stancarmi.

Ma l'ultima botta, giusto per testare le forze e scaricare gli acciacchi della Stagione Bassa, non la si nega mai.

Così oggi ho barattato gli ultimi fondi di Rhum con qualche attrezzuccolo che potrà tornarmi utile nelle prossime ore.

E finisco ora di preparare la mia nuova imbarcazione e le vivande per il cammino lungo il Sacro Fiume delle Spezie, che mi aspetta col suo vorace Frantoio per infliggermi ancora qualche lezione di equilibrio liquido.

Sveglia all'alba, marinai!

sabato 1 marzo 2008

Denuncia sociale



Quel dì,
pensarono fosse giusto, e socialmente doveroso,
rivolgere regolare esposto contro il signor Fernando Starnazza,
Gestore Ufficiale della stazione di posta, noto anche come FS.

Per "Occupazione illegittima di liberi spazi affettivi",
vista l'enorme quantità di strillanti strilloni pubblicitari.
Che, come noto a chiunque, impediscono il normale svolgimento
d'un qualsivoglia saluto affettuoso.

mercoledì 27 febbraio 2008

Fino ad ora abbiamo scherzato...


Dal giorno che viene, comincia la Stagione Alta.

Fino a qualche momento fa gli spostamenti nella nebbia e nella pioggia, i viaggi in carrozza e nella polvere sono stati qualcosa di soddisfacente, ma a titolo personale... Dal giorno che viene sarà una vera traversata. Sarà una vera goduria smaccaramellosa di lavorio di scarponi, pagaie, allambicchi e olio di gomito.

Ci si ritroverà, io e gli altri Ufficiali Marinai di foresta, tutti ammassati sopra i barili da mettere in cambusa, allineati sul molo, vicino alle reti da carico. Smaniosi di sapere in quale oceano o foresta avremo la consegna di portare il nostro veliero.

Un branco di terribili quanto adorabili mocciosetti a farci da ciurma: alle prime armi, o quasi.

Ci sarà da divertirsi. E da stare in movimento.
Una tappa di tre giorni in chissà quale dei Sette Mari; poi una di due nella Città Grande di Nebbiascura; poi due giorni di "riposo" laborioso a Città dei Vicoli. E poi si riprende. Intervallando ogni tanto con una discesa di meditazione lungo una delle Sacre Vie d'Acqua.

Per tutti i pesci volanti, sembra quasi che qui si stiano rincorrendo gli Argonauti!

Argh Argh Argh!

lunedì 25 febbraio 2008

Andando a dormire


Stanco e soddisfatto. Così mi piace chiudere le mie giornate.
Quando la passione per le cose che faccio mi scorre veloce tra i pensieri e le parole; e i piedi e le mani ne fanno viaggi e fatiche.

In questi giorni di fiume, nebbia, boschi, pesci e volatili migratori, ho aggiunto un nuovo piccolo passo sulla mia strada per diventare un Girografo professionista.

Tra una Nutria e qualche Tuffetto, tra una piccola rapida e un bagno nella Peste d'Acqua, sono stato ufficialmente riconosciuto come "Marinaio di Foresta abilitato alla divulgazione dei fatti della Natura lungo i principali e secondari corsi dei Fiumi dell'Impero".

Nel mio baule c'è una una bolla reale con timbro e ceralacca che lo attesta, casomai ce ne fosse bisogno.

Più che questo, posso dirmi soddisfatto per le magnifiche persone che ho potuto incontrare: a cominciare dal Pescivendolo Rosso, figlio di figli di vichinghi dal sorriso contagioso e la stretta poderosa; al Timido Insegnate, barcaiolo forzuto esperto nell'arringare mandrie di marmocchi con parole magnetiche; alla esuberante Donna di Mare, con la sua avversione per le correnti fluviali e la parlata dirompente; al Vecchio e Giovane, i pescatori di Borgo Framonti Basso, così diversi eppure così uguali come solo due amici che sembrano nonno e nipote possono essere; per finire con l'Uomo Semplice, così semplicemente semplice da risultare naturalmente piacevole e fraterno.

E poi la Mammina delle Fate e il Capitano dei Capitani, sempre attenti e premurosi, anche quando lanciano occhiate fulminanti che malcelano lo stupore per le piccoli e grandi baggianate che il sottoscritto può dire o mettere in pratica.

Il Fiume Azzurro è vita.
E in questi momenti lascio volentieri che mi scorra dentro.
Cullandomi verso le braccia di Morfeo.

sabato 23 febbraio 2008

Responsabilità

Ogni tanto La Megattera Bebop (cowboy acquamarino), quando non è in missione speciale con il sottoscritto marinaio di foresta, se ne va sgarnchire le pinne giù nelle correnti più fredde dell'Oceano Sempringuerra. Lì c'è sempre da menare qualche spruzzata in faccia ai cattivi: è così che si diverte il nostro cetaceo preferito.

Quel giorno, però, Bebop se ne stava a nuotare tranquillo controcorrente: il cappello leggermente sollevato e gli occhi di chi proprio, quel giorno, non vedeva altro che belle facce e belle storie. Persino la banda dei musi a serramanico gli sembrava roba con le ali e l'aureola.

Spinnava tranquillo e, passando davanti a due vecchi balenotteri azzurri, sentì uno dei due dire con la voce stridula dei minatonni di Frontiera: Eh, vecchio mio, quella buonanima di Jim Pinnamonca diceva sempre che solo i coraggiosi si portano a letto le delfine più belle!

Il nostro cowboy acquamarino si arrestò e - mentre pensava che "Jim Pinnamonca" sembra più un nome da pirata che da Ultima Frontiera - sentì un pensiero correre con la velocità del suono (che in acqua, sapete, si propaga in frettissima) verso una frase del padre di suo padre:

Responsabilità non è predendere una decisione, ma saperne gestire le consegunze!



Ecco: Jim Pinnamonca gli aveva fatto capire che lui, cowboy acquamarino la cui fama era d'esser sempre stato responsabile, si accorse in quel preciso istante che responsabile non lo era stato, quasi per niente!

Il padre di suo padre diceva saper gestire le conseguenze, non farsi un sacco di pensieri su quali potebbero essere!

Bebop aveva capito d'esser stato solo prudente. Certo un primo tenero passo verso l'idea che Mondo sommerso aveva di lui... Ma, in fin dei conti, non si è mai visto un cowboy acquamarino prudente. Molto meglio uno responsabile davvero.

'Fanculo tutti sti pensieri di come andranno le cose. Si disse. Vedo di fare le cose proprio come mi vengono, e se combinerò qualche casino.. beh, deciderò poi il da farsi!

E mentre spinnava via più tranquillo di prima, cantava un Dizzie Gillespie tenace e leggero...

giovedì 21 febbraio 2008

Che liberazione... dice Billie Joe Armstrong






Another turning point, a fork stuck in the road
Time grabs you by the wrist, directs you where to go
So make the best of this test, and don't ask why
It's not a question, but a lesson learned in time

It's something unpredictable, but in the end it's right.
I hope you had the time of your life.

So take the photographs, and still frames in your mind
Hang it on a shelf in good health and good time
Tattoos of memories and dead skin on trial
For what it's worth it was worth all the while

It's something unpredictable, but in the end it's right.
I hope you had the time of your life.

It's something unpredictable, but in the end it's right.
I hope you had the time of your life.

It's something unpredictable, but in the end it's right.
I hope you had the time of your life.











Buon viaggio

Il Fiume Azzurro aspetta solo noi



Da Venere alla Luna, il Fiume Azzurro si aprirà davanti ai nostri occhi.

Pochi folli, con gli attributi tritati dal freddo e una sacra voglia di sentire le ossa gelare: immersi nell'acqua fino al collo, con pochi centimetri di vestiti inzuppati a far finta di proteggerci.

Il fiume azzurro è tranquillo, scorre senza grandi pretese, e noi ci faremo trasportare come piccole foglie: senza disturbare, con l'unica pretesa di ingannare il tempo e imparare qualcosa di nuovo.

L'Elemento ci sosterrà.
L'Elemento ci trascinerà sotto.
L'Elemento sarà parte di noi e del nostro respiro.

Di nuovo.
Una volta di più.

E i piedi diventeranno pinne, i polmoni branchie, la corrente vita.

E di lago in lago, di fiume in fiume, di sorgente in sorgente, risaliremo il mondo.

Risaliremo la vita.


Emergenze




Da queste parti abbiamo quasi finito il Rhum.
Stiamo raschiando il fondo.

Per tutti i lupi di mare senza grog,
andando avanti così ci toccherà bere acqua di mare!

E questo, per il cowboy acquamarino non è un grosso problema,
ma per me sì!


Argh!

mercoledì 20 febbraio 2008

Nomadi sulle spine, da sempre

Chris una notte si è svegliato, aveva quattro anni, e in pigiama se n'è andato in giro per sei isolati. A vedere che cosa c'era dietro l'angolo. Lo hanno ritrovato a rovistare in un cassetto nella cucina dei vicini, in cerca di biscotti.

Timothy, da che aveva imparato ad articolare qualche parola, aveva detto a sua madre Voglio vedere il mondo, Voglio andare e non fermarmi mai. Un giorno, aveva quattro anni, ha raccolto un bel bastone dal giardino, ha preso un grosso fazzoletto rosso dal cassetto di suo padre, lo ha riempito con pane, formaggio e un Big Jim. Se l'è messo su una spalla e ha aperto il cancello, facendo il primo passo nel mondo completamente da solo.

Chris venne fatto aspettare dai vicini, fintanto che i genitori venissero a recuperarlo. E la voglia di girare e vedere cosa c'era di dolce dietro l'angolo non lo ha più lasciato, crescendogli dentro fino ad esplodere.

Timothy ha cominciato a camminare, spedito, con la testa verso le fronde degli alberi. Cercava di figurarsi quali avventure strabilianti possono attendere un ragazzino con la faccia paffuta in quel mondo ch'egli sapeva essere popolato da mostri venusiani e automobili trasformabili; uomini arditi a caccia di tesori proibiti; persone che abitano con la famiglia su enormi alberi in isole sperdutissime in mezzo a chissà quale enorme mare; audaci bambini che hanno perso la mamma e stanno scalando montagne ingannevoli e beffarde che li bloccano con invincibili bufere di neve; padri inesistenti o beoni che picchiano i propri figli fino a convincerli che sarebbe meglio vivere su una zattera da fiume col proprio compagno in cerca della libertà, armati soltanto di qualche spago, una canna e tante canzoni.

Timothy non sapeva esattamente cosa stesse succedendo, ma qualcosa succedeva. Non sapeva se fossero i suoi pensieri sconclusionati o la consapevolezza infantile di che cosa voglia dire avere una casa. Non si fermò, però. Nemmeno quando le lacrime iniziarono a stracciargli la vista. Camminava a testa alta e bocca aperta, girò a destra un paio di volte. Camminò con una cantilena da tristezza nella bocca, girò a destra ancora un paio di volte e camminò ancora un pochino. Poi si fermò e suonò il campanello. E sua sorella gli chiese che cosa ci facesse in strada, così conciato. Volevo vedere il mondo, disse lui, col cuore gonfio.

Chris si è dimenticato di che cosa voleva dire avere una casa, e non c'è più tornato. Mai più.

Timothy è sempre contento di avere un posto in cui tornare. Un luogo speciale da chiamare "Casa". Lo riempie di gioia e di speranza: persino a milioni di miglia di distanza. E resta convinto che non ci sia nulla di meglio - nella vita - che tornare a Casa. Certo, per farlo, bisogna prima lasciarla.















p.s. Non conoscevo la storia di Christopher Johnson McCandless, ma se mi fosse possibile gli renderei omaggio come si fa con un Maestro, anche se lui non aveva pretesa di esserlo - a discapito di chi ne fa oggi un poster per adolescenti (o adulti mai troppo cresciuti?).

Per chi è nomade dentro (e anche un po' fuori)



Society

. Eddie Vedder . "Into The Wild" OST .

It's a mystery to me
We have a greed, with which we have agreed
And you think you have to want more than you need
Until you have it all, you won't be free

Society, you're a crazy breed
Hope you're not lonely, without me

When you want more than you have, you think you need
When you think more than you want, your thoughts begin to bleed
I think i need to find a bigger place
When you have more than you think, you need more space

Society, you're a crazy breed
Hope you're not lonely, without me
Society, crazy indeed
Hope you're not lonely, without me

It's those thinking more less, less is more
But if less is more, how you keepin' score?
It means for every point you make your level drops
Kinda like you're startin' from the top
And you can't do that

Society, you're a crazy breed
I hope you're not lonely, without me
Society, crazy indeed
Hope you're not lonely, without me
Society, have mercy on me
I hope you're not angry, if i disagree
Society, crazy indeed
Hope you're not lonely

Without me...

lunedì 18 febbraio 2008

Lacrime a Casablanca




Uno, che pure ha il cuore in confusione, dopo anni rivede Casablanca e si commuove.


Dici, A vedere una delle più sofferte storie d'amore mai scritte?


No, a sentire Lazlo che incita il Café Americain a cantare la Marsigliese in faccia ai tedeschi.

La mattina dell'ultimo giorno di Saturno



Il giorno dedicato a Saturno è il giorno del Tempo.

Un giorno dilatato, piacevole, che ritaglia nella vita quotidiana degli spazi che in realtà non dovrebbero esistere - per quanto sono dilatati.


Quella mattina ce ne stavamo dritti come fusi, a paralare sotto un sole estivo in pieno rigore invernale. Io col mio cappello a disegnarmi lo sguardo, tu con lo sguardo disegnato d'azzurro con quelle gocce nocciola proprio nel mezzo. Belli come nessuno ci aveva mai visti.


Quella mattina dedicata a Saturno ci saremmo detti addio, appoggiati ad un muro, con una gamba piegata a sostenere il peso di cinquecento catenelle che si spezzano in un secondo - che non ti bastano per piangere le lacrime di tutto il mondo.


E appoggiati ad un muro, con un piede che non toccava terra, ci siamo sfiorati per l'ultima volta. Al suono delle nuvole e delle lacrime che cadono sulle labbra.


Un amore così, chissà se lo ritrovo.
Un amore così, chissà se lo ritrovi.


Abbiamo vissuto, come non mai,
e ci abbiamo creduto, come non mai.


Era un giorno di Saturno, quando mi sono affacciato a quella finestra.
E in un giorno di Saturno abbiamo riconosciuto una nuova frontiera.


Non è la follia che mi ha spinto al largo, ma la consapevolezza che dirsi addio con la tenerezza di cui siamo capaci è più simile a come abbiamo vissuto che non spingerci sulla passatoia e darci in pasto ai rancori e alle vendette.


Per questo ho rinunciato alla mia Casa per la foresta.
E benvengano ora il fuoco della notte, le coperte buttate sulle spalle, il vino buono da condividere con gli altri viandanti e la ricerca delle frontiere nascoste.

Ma nascondere la malinconia, non ho mai imparato come si faccia.

mercoledì 13 febbraio 2008

Lo sguardo dei nanetti disturbatonni



Nel mio breve girovagar di boschi in cascine, ne ho veduti di piccoli nanetti figli di contadini, borghesotti ed emigranti stramazzare al suolo dalle risate e per la meraviglia delle cose che si mostravan loro: dalle piante nascenti, alle formiche chiacchierone, dai sassolini acquapaurosi alle correnti sfondapietraie.


Questa mattina, in una cascina mediana piuttosto grossolana della Grande Città di Nebbiascura, m'è capitato d'incontrare il più curioso ed emblematico dei nanetti disturbatonni. Si trattava d'un piccolo scalzacane con il vizio di tirar sonore pugnatte ai muri, con tanto di segnacci alle gnocche d'entrambe le manozze.


Io, da buon marinaio di foresta, ho cercato di locchiarlo di traverso, facendogli capire che No, non si fà di far male ai signori di mattone, che tanta fatica già fanno a tenersi sù da soli. Al posto che intimorirsi, il nanerottolo forzutoide ha preso baracca e calzoncini e s'è levato dalla sedia per venire a locchiarmi - nel bel mezzo del discorso - dritto dritto in mezzo al grugno, chiedendo se non fosse il caso che noi si andasse a Menarci le mascelle fuori dalla cascina.

Sorpreso di cotanta ardita spavalderia, ho squadrato il piccoletto dall'alto dei miei 30 puffi d'altezza, e lui che reggeva lo sguardo torvo senza batter ciglio. Al che, credendo di veder nel fondo dei suoi occhietti chissà quale gigante trita-bambini d'un padre o fratello maggiore, ho sfoggiato il più bel sorriso armosmanioso e c'ho fatto capire che Più tardi ce la saremmo vista da veri cowboy (occhiostrizzandolo).

Ringalluzzito dalla sfida, il locchioso moccioso s'è spavaldato davanti alle belle della stanza e s'è diretto bullone al suo scrittoio.

Come sia finita non è cosa interessante, per cui non tedio le vostre attenzioni con altre parole.

Vorrei però impegnare il vostro intelletto sul fatto che un virgulto di qualche centimetro abbia a modello - di più - abbia come unico e solo modello un comportamento sì fatto.

E molti come lui, non c'è da dir scandalo.








martedì 12 febbraio 2008

Per chi ha perso la bussola


Si dice che nell'antica Cina, quasi 2300 anni fa, qualcuno cominciò a capire che spaccando un certo tipo di pietra e legandolo ad una corda, questa pietra poi si sarebbe orientata sempre nella stessa direzione. Ovunque ci si trovasse, ovunque si voltassero le spalle, quella si girava sempre di là. E poi si fermava.

Per questo veniva chiamata "La Pietra che Guida", e la si usava soprattutto in mare, dove l'assenza quasi totale di punti di riferimento la rendeva estremamente salvifica.

Quella pietra, si disse qualche secolo più tardi, non era altro che la magnetite, che a quanto pare deve il suo affascinante nome ad una regione della Grecia nella quale abbondava da far spavento.

Col passare dei lustri e dei secoli, poi, la magnetite è entrata a far parte del processo di produzione in massa delle bussole, che oggi si trovano anche nei pacchetti delle PataChips o nelle riviste come TopoTrekking e PaperCamping.

Per noi marinai di foresta, invece, non è assolutamente necessario andare in edicola, per avere una bussola che sia tutta nostra e funzionante.

Quello di cui abbiamo bisogno è:

- una calamita (se non l'abbiamo in tasca, la possiamo prendere dalle casse dello stereo del figlio dei vicini)

- un pezzettino di creta (del Patafix francese andrà benissimo...)

- uno spillo di acciaio (facilmente reperibile in qualsiasi cassetto della nonna)

- un tappo di sughero (anche quello staccato a morsi per aver dimenticato il cavatappi andrà benissimo)

- una bacinella di plastica (e che sia plastica, pofparbacco!)

- acqua (che va bene che scarseggia, nel mondo... ma per orientarsi questo e altro!)

- un coltello affilato (...)


E che cosa ce ne facciamo di tutto ciò?


Semplice:

- fissiamo il nostro spillo d'acciaio con il Patafix su una superficie piana.

- "accarezziamo" una metà dello spillo con la calamita, senza mai cambiare il senso delle carezze e senza mai cambiare la faccia della calamita con la quale le stiamo facendo.

- facciamo sparire la calamita dai paraggi.

- tagliamo un pezzo di tappo di sughero, in modo che somigli ad una monetina alta 1 cm.

- fissiamo l'ago magnetizzato con del Patafix sulla moneta di sughero.

- riempiamo la bacinella d'acqua.

- appoggiamo delicatamente l'ago magnetizzato e sugherato.

- facciamo un segno su un pezzo di carta.

- appena l'ago smette di girare, posizioniamo il segno di carta sul tavolo in corrispondenza della sua direzione.

A questo punto?

Nulla, l'ago si metterà a girare fino a fermarsi. Anche girando la bacinella, l'ago tornerà a segnare la stessa direzione. Si tratta della direzione del campo magnetico terrestre. Di fatti, il nostro pianeta è un enorme - per quanto debole - magnete e un suo polo indica grosso modo il Nord geografico, mentre l'altro punta a Sud.

Se facessimo rientrare in gioco la nostra calamita, il suo campo magnetico interferirebbe con quello terrestre, facendo impazzire la nostra bussola.

Proprio come quando uno pensa che la sua vita stia andando in una direzione e poi interviene qualcosa che gli fa perdere la trebisonda.


lunedì 11 febbraio 2008

Voce del verbo "Bradipare"



Con un nuovo, entusiasmante viaggio a Città dei Vicoli
nelle gambe, negli occhi e nelle mani,
mi appresto a posare terga
e pensieri
sul giaciglio della cascina nei boschi.



E per i giorni della Luna e di Marte
in previsione solo
ore di sonnolento penzolare
dall'ulivo in giardino.




bonne nuit a tout le monde.

giovedì 7 febbraio 2008

Quando si ritrova il fratello perduto

Non so bene come ci si senta ad essere figlio unico. Non l'ho mai saputo.
Nella mia tribù sono il figlio più grande, quello che da piccolo è sempre stato il più diligente, il più impegnato, il più gentile, il più servizievole.

Come nei film in cui mamma e papà affrontano le più sfighe del mondo e i quattro figli devono più o meno cavarsela da soli: il grande tira le somme, la mezzana dà i consigli più arguti, il mezzano piccolo fa un po' il ribelle e la più piccola riesce sempre a dire la cosa giusta quando nessuno se lo aspetta.

Noi siamo sempre stati così. Fino a che qualcosa è cambiato. Qualcosa si è spezzato e ognuno di noi ha preso la sua deriva. Il grande inizia a fare la sua vita ovunque tranne che a casa, la mezzana comincia a scuotere la testa a qualsiasi azione di chiunque altro, il mezzano piccolo dà di matto e si infila nelle peggio compagnie, e la più piccola inizia a sparare giudizi come una vipera alla quale è stata pestata la coda.

E io come fratello maggiore ne ho sempre portato il peso, di questa deriva. Perchè è stata colpa mia. Scolpita a fuoco nelle mie parole, nei miei gesti, nel mio esserci in modo sbagliato e nel mio non esserci nel momento giusto.

Ma ieri sera ho parlato di nuovo con il mio fratellino. Che fino a pochi anni fa era la mia Nemesi, il mio Contrario. Credo sia l'unica persona con la quale sia davvero venuto alle mani.

Ci ho parlato. E' raro che accada, perchè sono spesso in giro per mari e monti. Ma ogni tanto ci si ritrova, a mangiare carne alla brace con birra e cipolle saltate, patate al cartoccio col burro e altra birra.

Ci ho parlato. E, nonostante la sua visione sia ancora lontana dalla mia, il dialogo che si instaura è serrato e contrappuntato, sereno, maschio, preciso e schietto. Un dialogo che trova energia in una successione incalzante di opinioni divergenti e spunti comuni.

Ci ho parlato. E come succede da qualche tempo a questa parte, l'ho visto crescere, farsi Uomo, essere in grado di ritagliarsi il suo spazio nel mondo - anche a gomitate se necessario. Una persona davvero con i controcoglioni, per usare un francesismo ampiamente riconosciuto.

E ne sono orgoglioso.

Queste righe le ho scritte per lui, Jack, il fratello che pensavo di aver perduto e che ora so di poter ritrovare.

Credo nel potere del dubbio

Credo nella parola

Credo nella domanda e nella ricerca di risposte

Credo che la vita sia da conquistare

Credo che comprendere non sia perdonare

Credo che l'amore eterno non esista, e che quello quotidiano sia l'unica forma vera d'amore

Credo che una scelta implichi la voglia di discutere e di mettere in gioco tutti i suoi presupposti, nella ricerca costante d’altre argomentazioni per sostenerla

Credo che il mezzo sia il fine e che il processo non abbia un prima e un dopo, ma solo un durante

Credo sia stupido chiedersi dove si sta andando, quando non ci si è mai chiesti dove ci si trova

Credo che la vita non sia un sogno ma che potrebbe essere definita un incubo per milioni di persone

Credo che il lavoro sia fatto per vivere e che non sia la vita ad essere fatta per lavorare

Credo che amare la stessa persona per tutta la vita sia possibile, a patto che se ne cerchi un motivo nuovo tutti i giorni

Credo che farsi delle domande sia legittimo

Credo che l'ignoranza sia assenza di dubbio

Credo che l'ignoranza renda felici

Credo che la felicità renda ebeti

Credo che non raggiungerò mai la felicità

Credo che la paura sia il primo sintomo dell'ignoranza

Credo che l'istigazione all'ignoranza e alla paura sia il succo del fascismo, di tutti i fascismi possibili

Credo in un anti-fascismo intimo, profondo, non "di piazza", fatto di domande e ricerche che scavalchino le paure e l’ignoranza

Credo che il dubbio sia il sale della vita

Credo che il torpore dell'ignoranza renda ottusi e incapaci di vedere le cose sotto le mille altre luci possibili e sempre vere

Credo che non esista la Verità, ma che ci siano più verità

Credo che ogni verità vada calata in un contesto preciso

Credo che la moralità sparirà dalla faccia della terra

Credo che l'uomo sia un essere profondamente egoista e quotidianamente votato alla banalità

Credo che la parola sia un'arma dolce da usare e terribile da subire

Credo che l'educazione possa diventare una forma di violenza

Credo che allevare un figlio, ponendolo sui binari contrastanti della libertà di espressione e del rispetto dei diritti altrui, oggi giorno, non sia solo difficile ma quasi impossibile

Credo che scappare non serva a nulla, anche se potrebbe essere utile farsi rincorrere dai propri dubbi e guardarli da lontano, per osservarli meglio

Credo che fare l'amore con persone diverse ogni sera sia disgustoso

Credo che ogni donna sia favolosa

Credo che ogni uomo abbia paura di ogni donna che incontra

Credo che gli occhi siano lo specchio dei sogni e che oggi non sia possibile reggere lo sguardo di nessuno sconosciuto perché si ha paura che, da lì, emergano i nostri incubi

Credo che il treno delle 710 che da Varese porta a Milano sia pieno per metà di gente che odia le amichette che urlano, e per l'altra metà di amichette stronze che lo sanno e lo fanno apposta.
Credo che, quando si raggiungerà il punto di rottura, le amichette stronze faranno la fine delle streghe dell'inquisizione

Credo che il mondo non si possa cambiare senza rivoluzioni. Credo anche che non esista nessuno disposto a farne una che sia tale dall'inizio alla fine

Credo che le rivoluzioni debbano avere una fine

Credo che l'Utopia sia figlia di Mamma Domanda e Papà Dubbio

Credo che solo i pazzi potrebbero voler continuare a passare la vita a chiedersi che cosa si meglio per l'uomo: se vivere in eterno o morire giovane

Credo che chi ha voglia di bruciarsi il cervello con le doghe o l'alcol non si rende conto di aver perso in partenza

Credo nell'anima

Credo che il nostro corpo non sia diverso da ciò che proviamo e sentiamo

Credo che il nome sia un'etichetta che impariamo ad amare, ma senza gusto
Credo di aver fatto delle immani cazzate in passato

Credo di aver fatto soffrire chi non volevo e di aver dato corda a chi non ne meritava per nulla

Credo che alcune azioni mi perseguiteranno fin dentro la tomba

Credo che sarei felice di chiedere scusa se non fosse per la cruda banalità della sofferenza che ho causato

Credo che la grandezza del mondo, se presa tutta in una volta, sia capace di muovere anche il cuore più stolto

Credo che ci sia una gran differenza tra rispetto e timore

Credo che a subire il fascino dei peggio delinquenti, siano coloro che non si chiedono la differenza tra rispetto e timore

Credo che la tirannia sia connaturata alla quotidianità umana, e che riesca a prendere il sopravvento solo quando il dubbio non riesce a intervenire

Credo che il dubbio sia l'unica arma contro ogni visione univoca e tiranna della realtà

Credo che la libertà di parola sia una necessità

Credo che dovrebbero essere banditi tutti i sistemi di espressione univoca di pensiero (anche questo)

Credo che il dubbio stia crescendo nel mondo e che il mondo sia destinato ad essere sempre più cosciente e sempre meno beota, per questo sempre meno felice

Credo che chi ci vuole beoti e felici non voglia vedersi contraddetto dai dubbiosi

Credo che chi ci vuole beoti e contenti renderà i paletti della felicità sempre più ferrei e inflessibili, salvo chiamarli “libertà”

Credo che la paura cieca sia madre della miriade di enclave di potere che detteranno i paletti per le (loro) felicità

Credo che l'amore non sia in grado di salvare il mondo, ma sia l'unica via di salvezza per la vita quotidiana

Credo che il mio futuro si stia decidendo adesso

Credo che se la vita scorre senza essere ostacolata consciamente non è degna d'essere tale

Credo che gli ostacoli più grossi siano quelli che ci impongono le nostre scelte

Credo che la soddisfazione più grande sia quella di combinare qualcosa nella vita, affrontando le conseguenze delle proprie scelte

Credo che nessuno si renda conto di quello che combina quotidianamente, piccolo o grande che sia

Credo che la democrazia rappresentativa sia una grandissima coglionata

Credo che la sola idea di stato nazionale sia una emerita cretinata

Credo che la democrazia partecipativa e locale sia la via alla libertà di espressione nel rispetto dei diritti

Credo che il mondo presto non basterà più

Credo che si assisterà ad una emigrazione interplanetaria

Credo che qualsiasi cosa sia mai stata scritta o narrata, prima o poi, troverà la sua concretizzazione

Credo che ritenere il genere umano l'unica specie senziente dell'universo sia una perfetta prova di beata ignoranza. Credo, però, che da qui a dire di aver incontrato gli alieni ci sia una sostanziale vacanza di sanità mentale.

Credo che non ci sia peggior ignorante di colui che pretende d'aver ragione

Credo che la chiesa, i comunisti, il fascio, i liberali siano lì solo per tirare scemi tutti quanti e fornire in qualche modo pezzetti immutabili di realtà, sui quali non interrogarsi mai e starsene felici per un po'

Credo che se la terra è rotonda ci sarà un motivo

Credo che l'universo abbia una fine e che noi, in qualche modo, ci si stia andando incontro

Credo che esista un qualcosa di superumano che osserva e decide

Credo che nemmeno questo qualcosa di superumano sappia bene come definirsi

Credo che la gente sia legata più a quello che vede che non a quello che prova

Credo che dubitare abbia un fine: decidere

Credo che decidere implichi una responsabilità: affrontare le conseguenze di quello che si è fatto

Credo che affrontare le conseguenze delle proprie decisioni sia, prima di tutto, metterle in dubbio

martedì 5 febbraio 2008

Nella foresta, a filo d'acqua



Ci sono giorni, ma soprattutto notti, in cui mi siedo con una tazza fumante di thé al bergamotto tra le mani, incurante del caldo che le strazia. E restando il mio corpo immobile, lascio che siano i pensieri, sempre scalpitanti, a prendere il largo: vele biancastre su legni bruni, a navigare sullo specchio d'acqua di un futuro insondabile. Forse un lago.

Ci sono giorni in cui mi fermo e mi chiedo che cosa fanno le mie mani, dove vanno i miei piedi, che cosa dicono le mie labbra. Quale che sia il mio viaggio, ci sono momenti in cui mi chiedo se una meta precisa non sia poi così superflua.

In quei giorni, e non in altri, cerco di spiegare a me stesso che essere un viandante di natura e volerlo fare anche di professione, ha una nobiltà tutta sua. Fatta di parole e gesti e soddisfazioni. Fatta di piccoli girovaghi che ti guardano aspettandosi una risposta dalla vita, e di te che gli fai capire quanto al contrario sia più prezioso continuare a domandare, a curiosare. Fatta anche di pianti, vuoti nell'animo, poche certezze e forse guai. Tutte cose che la nobiltà la conquistano attimo dopo attimo. Col passare lento della luna.

Sono un marinaio di foresta, e spingo la mia barca lungo il Fiume Azzurro. Quando mi va fermo la carovana e mi immergo nei boschi, tra i pendii dei monti e lungo i sentieri.

Avevo una Casa, ma ho scelto la foresta. Non ho terra, non ho radici. A difendermi dalla paura solo i bagagli pronti, la voglia di muovermi e il desiderio di infondere la curiosità in chi crede di averla persa o di non averla mai conosciuta.







(e, da poco, il fedele Bebop...)

La Megattera Bebop, cow-boy acquamarino

Tutti i marinai di foresta che si rispettano (?) hanno una mascotte, un aiutante, un personaggio che fa da "spalla" nelle avventure più complicate e nella quotidianità più rutilante. Che è poi anche un alter-ego nel quale si incarnano caratteristiche desiderate, desiderabili, latenti o latitanti.


Ora posso vantare di averne uno anche io.



La Megattera Bebop, il cow-boy acquamarino.


Giramondo instancabile, socievole, saggio - un po' saccente - amante delle birre rosse e delle belle megattere sperdute (e non) che incrociano la sua rotta, alle quali non rifiuta mai il suo cavalleresco aiuto.
Adora stare con i cuccioli - degli altri - ai quali cerca di spiegare un pezzettino della sua strana e fiabesca visione dei mondi sottomarini. Terribile combinaguai, ciò che lo salva è una potente mistura di ironia ed entusiasmo, nel cui calderone è caduto in tenera età.



Mattia, sei un maledetto genio.


Grazie di tutto.

venerdì 1 febbraio 2008

Questa Nave

Questa nave fa duemila nodi,
in mezzo ai ghiacci tropicali,
ed ha un motore di un milione di cavalli
che al posto degli zoccoli hanno le ali.

La nave è fulmine, torpedine, miccia,
scintillante bellezza, fosforo e fantasia,
molecole d'acciaio, pistone, rabbia,
guerra lampo e poesia.

In questa notte elettrica e veloce,
in questa croce di Novecento,
il futuro è una palla di cannone accesa
e noi la stiamo quasi raggiungendo.
(F. De Gregori)


Il cuore ramingo



Non so bene come risponderti.
Perchè mi manchi anche tu e (forse) non dovrei dirtelo.
Ma quello che so e che ti prometto è che
tutto questo male avrà un senso.