"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


martedì 29 aprile 2008

Assalti frontali (culinari)


Domani si riparte per il Fraterno Paese Neutrale, proprio sopra le amate Montagne di Confine. Tra un lago e l'altro, fino al Giorno del Sole, ci troveremo ancora ad affrontare la Natura in chiave pedagogica. Sempre che poi un Paese nel quale tornare ed esercitare una professione ad essa legata esista ancora.

Per celebrare la ripresa dei lavori, gli organizzatori hanno avuto la meravigliosa idea di replicare il suntuoso banchetto collettivo che ha aperto la prima tranche di lavori. Occasione nella quale, per altro, in qualità di cialtrone del villaggio sono riuscito ad assaggiare ben più di quanto offerto - dicono.

Così, per togliermi dalla testa quello che, nei prossimi 5 anni, pagheremo in termini di ambiente e pensiero laterale, ho deciso che la cosa migliore da fare sia buttarmi sui fornelli (e non in senso letterale).

Spronato da Wonder Thought - la supereroina che intontisce i nemici con il suo pensiero tagliente e disarma gli amanti con frasi dolcissime, momentaneamente interdetta alla cucina - penso che mi metterò il grembiule per sfornare una succulenta torta salata in stile faciòchevuoi,purchèsemagni.


Ecco cosa prevedono le prossime due ore:


- recuperare il macinato, una teglia, dell'olio, dell'aglio, una serie indefinita di cubetti di affettati, due uova, un tegame, un'altra serie indefinita di spezie simil-curry, odori all'infinito, una sfoglia e un forno.

- stendere la sfoglia nella teglia da forno.

- prescaldare il forno.

- soffriggere leggermente macinato, affettati, spezie e odori.

- impastare la carne con l'uovo nel tegame.

- stendere il ripieno impastato nella sfoglia e ricoprire con ciò che si trova.

- infornare ad una temperatura moderatamente adeguata, per una quantità di tempo compresa tra "cazzo è cruda!" e "cazzo è bruciata!".

- non perdere mai di vista la teglia nel forno nel lasso di tempo necessario.




Buon appetito.




P.s. Io avrei voluto fare una carbonara, o una pasta pannaesalmone, ma mangiarla domani sera non sarebbe stato il caso!

Happiness suggestions


Quando si cresce con Leopardi, Schopenhauer, Vasco, Einstein e Isaia come confratelli è difficile mettersi a scrivere qualcosa, se al momento si è fondamentalmente felici e soddisfatti.

La malinconia di fondo dei marinai di foresta sparisce, davanti ad un week-end intenso e meraviglioso come quello che ho appena vissuto. Perchè mentre il Benamato Paese scendeva sempre più la china, posso dire di aver passato senza dubbio il più bello e significativo fine settimana del 25 aprile degli ultimi anni.

Un finesettimanalungo fatto di grandi discussioni filosofico-politiche, patimenti emozionali e sentimentali, chiacchiere leggere, baci spinti e carezze affettuose, ma anche di canti collettivi e struggenti, visite a sorpresa in mezzo a vigneti sperduti, piccole diatribe sugli amori trascorsi, spanciate clamorose a suon di crema di nocciola, birra, pizza, salame e zuppa di pane e uova, bagni in fiume, camminate nei boschi in visita ai leprotti e ai fagiani, e lunghe passeggiate in almeno 4 città diverse. Tutto senza accorgersi del tempo che scorreva e dello spazio che viaggiava.

Insomma, una vita e mezza condensata in 3 memorabili giornate.
Dedicate a chi le ha vissute con me a strettogiro.
Al 100per100.
Proprio come siam capaci noi.

giovedì 24 aprile 2008

Meraviglie liberate


C'era questa quercia, ieri, che pendeva dall'argine del fiume. Inclinata come volesse bere o lavarsi le fronde nell'acqua ferma, tanto da tirar fuori le radici dal terreno. E molte sue foglie, verdi e giovanissime, sfrioravano la superficie lasciandosi carezzare dalle piccole onde del vento.

E c'era questo sole, ieri, che filtrava tra i rami e colpiva le onde. Rimandando i suoi raggi sotto la chioma della quercia. Lì mi sono seduto, sulla riva vicino alle radici sradicate, a guardare le trote saltare, meravigliandomi del silenzio e della luce portati dal vento.



Nel frattempo si è aperta la stagione dei Sentieri d'Acqua sul Fiume Azzurro, con le prime due discese in gommone, con qualche marmocchio eccitato all'idea di sobbalzare sulle onde e battagliare a suon di cannonate d'acqua con i professori. Si è anche aperta la stagione dei bagni in fiume. Il primo tuffo del mese ha fatto scorrere l'acqua gelida tra le pieghe della muta, e la limpidezza della risorgiva si è materializzata in una vivida sensazione di freddo acuto.

Questa mattina ho chiuso una piccola serie di lezioni in classe, a Città Grande di Nebbiascura. I ragazzi della cascina erano interessati a conoscere la filiera bosco-legno, per capire bene che cosa volesse dire sfruttare il governo di un bosco in modo rinnovabile al fine di produrre energia in maniera alternativa ai combustibili fossili. Credo proprio di esserci riuscito.



Ora mi preparo a festeggiare una Liberazione coi fiocchi. Faccio rotta per Città dei Vicoli, dove mi attendono a braccia aperte dolci coccole e fresche risate. E domani con un gruppo di altri 30 squinternati, ci sposteremo poco più a nord dei monti che circondano la città per partecipare ad una giornata collettiva di pranzi, danze, giochi e rotolate sui prati.

Per ricordarci per che cosa hanno combattuto i nostri nonni e i nostri padri, e per che cosa hanno sofferto le nostre nonne e le nostre madri. E viceversa.

Buona Liberazione, marinai e marinaie.

E ricordate: il lavoro per vivere, non la vita per lavorare.

E ancora: viva l'antifascismo intimo, cosciente e consapevole.


mercoledì 23 aprile 2008

Carri armati di porcellana








Sì, è vero che siamo dei carri armati e che nessuno ci ferma quando ci mettiamo in testa qualcosa e che voliamo bassi alla velocità del suono e che siamo ben riconoscibili tra la folla e che a volte le spariamo davvero grosse.


Ma è vero anche che siamo fragili come vasi di porcellana e che in pochi se ne rendono conto. E allora è bellissimo ascoltarci mentre lo riconosciamo e cerchiamo in tutti i modi di camminare soffici per non rompere nessuno qualcosa dell'altro.







lunedì 21 aprile 2008

L'odore della resina, nella pioggia e sulle labbra


Sono sempre stato un amante della pioggia.
Sarà per questo che nell'ultimo fine settimana mi sono eclissato, a godermi qualche goccia in più che mi bagnasse il viso e si confondesse tra le labbra.

E mentre mi eclissavo, nell'aria ho avvertito spandersi un profumo, di terra bagnata e aria carica di tensione vitale. Mi ha riportato a quando ero bimbo, e mi fermavo in mezzo al giardino ad assaporare quel rumore di fondo e quegli odori diffusi: l'erba baciava la pioggia e la pioggia accarezzava le piante.

Forse era l'odore della resina di cedro.

Sicuro che una volta a farmi compagnia non c'erano le labbra e il sorriso che avevo vicino in questo fine settimana.

martedì 15 aprile 2008

Sul soffitto della Stazione di posta del Panda


Alla Stazione di posta del Panda, questa sera, l'aria è tesa. Si respira stanchezza. I volti tirati dei marinai e delle marinaie sembrano pieni di polvere, come dopo una lunga traversata di un qualche deserto roccioso. La chiglia delle navi da foresta sono segnate, e portano i segni inconfondibili del troppo viaggiare: quasi fossero scarpe che sono in giro da gran tempo. Gli occhi sono curvi a terra e le gambe risentono di qualche chilometro di troppo.

Alla Stazione di posta del Panda, questa sera, si risparmiano le parole, quasi che il fiato sia prezioso come l'acqua per il muschio. Ogni parola è misurata e centellinata sulla punta delle labbra e delle dita. Qualcuna di queste parole è anche una parola di avvertimento. Nei viaggi precedenti qualcuno della ciurma non è stato contento di come è stato trattato, vuoi perchè non lo si è lasciato fare shopping come voleva, vuoi perchè qualcuno dei suoi piccoli e adorati mozzi è stato redarguito con troppa sollecitazione.


Ma questi marinai non si lasciano fermare.
E sanno che domani un'altra nave li porterà lontano.
Un'altra meta, un'altra ciurma.
Rientro previsto nella serata del giorno di Venere.

Buona strada a chi va.
Buon riposo a chi resta.
E ora è meglio sistemare il sacco a pelo e infilarsi dentro, ad aspettare l'alba parlando delle stelle, immaginate da qui, sul soffitto della Stazione di posta del Panda.

lunedì 14 aprile 2008

Sarà perchè, sarà che



Mi sento ancora la coperta calda sulle spalle, e quella tenera sensazione di sabbia negli occhi che ti fa ricordare quanti sogni sei riuscito a dimenticare in una sola notte di primavera.

Sarà perchè fuori dalla finestra l'aria fredda si sposta assieme agli alberi e alle canne di bambù.

Sarà perchè fuori dalla finestra scende una pioggia che somiglia a piccole scaglie di malinconia: di quelle che ti si appoggiano alla vita ed entrano in risonanza con tutto quello che ti porti dentro, nelle ossa.

Sarà perchè ieri sono stato assalito brutalmente da una fase bradipo di dimensioni cosmiche e ne risento ancora oggi.

Sarà perchè tornando dalla gita in Camargue, i marmocchi ascoltavano vecchie canzoni che il mio cuore ha bandito e che svelano quanto la maschera da vecchio cowboy con le grinze sugli occhi proprio non gli si addica.

Sarà perchè il Paese la cui terra mi ha visto correre, cadere, piangere, rialzarmi e sorridere mille volte, è una volta di più sull'orlo del baratro.

Sarà perchè ci sono fantasmi che non mi lasciano stare e mi vengono a trovare, col loro bagaglio di sensi di colpa e soddisfazioni: e sono tutti fantasmi di donna. Non che siano fantasmi veri, s'intende: ma qui, su questa nave, a duemila nodi, i ricordi li confondiamo spesso con i fantasmi, per lo strano modo che hanno di apparire dietro un velo e sussurrare parole lontane che scuotono le ginocchia e i polmoni.

Sarà perchè so che altrove mi aspettano un abbraccio caldo e dei capelli da accarezzare, con tutta la tenerezza di un mondo che si chiude, volontario, fuori da un armadio magico. E labbra da baciare forte per l'attesa e l'ansia di essere un nomade un po' per scelta, un po' per vocazione e un po' per timore - di chissà cosa poi?


Sarà che ho bisogno di una piccola passeggiata.
E allora via, cappello in testa, sciarpa sotto il naso e bavero alzato. Un passo dopo l'altro, mi lascio dietro la primavera, le sue piogge e i suoi sussurri, un po' a specchiarsi nelle pozzanghere e un po' a saltarci dentro.















sabato 12 aprile 2008

Bella follia!


Uno pensa che svegliarsi all'alba, nel giorno di Saturno, per andare a bagnarsi da capo a piedi in un lago che sta vicino alla Svizzera, dopo tre giorni passati in Francia con la peggio marmaglia che Città di Nebbiascura abbia mai vomitato nel mondo, sia una vera follia.


Lo pensavo anche io.


Di fare questo corso di aggiornamento per Istruttore di base di Kayak, fino a tre giorni fa, ne avevo una gran voglia. Ieri a mezzanotte, al rientro dalla gita, mentre preparavo la mia nuova bambina e la sacca con la muta e la giubba ad acqua, maledicevo qualsiasi divinità pagana che avesse mai avuto il controllo sul vento, sulla pioggia e sulla stramaledetta umidità di questo aprile ballerino.


Fortuna che il ritrovo sul lago è a meno di un'ora dalla mia capanna nei boschi. E fortuna che i cavalli della mia carrozza mi conoscono così bene da sapere quando è il caso di mettersi a guidare da soli, senza che io quasi me ne accorga.


Sono arrivato lungo sui tempi, e tutti erano riuniti (un po' immusoniti per il freddo e la stramaledetta umidità) attorno ad un tavolo da ping-pong attrezzato alla meglio sotto una tettoia in amianto degli anni '70 - ancora integra per fortuna - dentro un campeggio italiano per zurighesi in vacanza: casette di legno basse e piccole con superoptional e veranda a due posti incorporata.


La mattinata è volata via parlando della sicurezza in canoa, concentrandosi su quello che può capitare in un ambiente come quello del lago (o del mare), che è ben diverso dal fiume. Punto fondamentale: non scendere mai/non far scendere nessuno senza un giubbino di galleggiamento, che serve a scampare la pelle in qualsiasi situazione di emergenza.


Dopo aver guardato approfonditamente le canoe da mare/lago, per notarne le differenze strutturali e di utilizzo nei confronti di quelle da fiume, siamo andati a prenderci da mangiare. Siccome ero ben stufo di farmi panini col prosciutto imbottiti di burro (odiosi cuochi francesi!), mi son comprato una vaschetta da 3 etti di insalata di pesce: calamaro, polpo, gamberetti. E due panini a tartaruga di farina di patate. Che buono...


Prima di mangiare ci siamo cambiati.

Un canoista come si deve è la versione casalinga di un navy-seal statunitense: muta, calzari, maglie termiche, maglie impermeabili, giacca ad acqua, scarpe antisdrucciolo, giubbino di galleggiamento superattrezzato, paraspruzzi. In fiume ci va anche il caschetto, in lago mi son portato il mio nuovo cappello. Ho poi scelto una pagaia doppia in legno e una canoa da mare abbastanza stabile.


Abbiamo cominciato l'uscita sull'acqua con un tempo certamente suggestivo, ma non proprio invitante. Vento contrario, freddo di neve, che veniva dai monti lontani sopra di noi. Una pioggerella insistente, di quelle che ti si infila anche nelle mutande, se non ci fai attenzione. Un'acqua fredda e scura come un giacciolo di buio, che mi ha gelato le dita in men che non si dica.


Ci siamo fermati a mangiare una quarantina di minuti dopo, sulla riva svizzera. Ci hanno tenuto compagnia due equipaggi di canottaggio femminile della zona, che passando e ripassando, hanno trovato il tempo di sorriderci splendidamente e salutarci tra una vogata e l'altra.


Sarà forse stato il loro sorriso, così bello e sincero, sarà stato il cambio del vento: non lo sappiamo bene. Quello che sappiamo è che da lì a qualche minuto il sole splendeva alto e scaldava le nostre povere ossa umide.


Il rientro è stato qualcosa di magico.

La canoa, lunghissima, viaggiava diritta sull'acqua senza che facessi nulla per mantenere la direzione, le piccole onde lacustri mi cullavano, un nibbio bruno è venuto più volte a porci omaggio, e la pagaia in legno riportava fedelmente i sussurri dei piccoli vortici che gorgogliavano appena sotto il pelo dell'acqua.


Sono un marinaio di foresta rilassato.

Questa sera bagno caldo e nanna presto.


Siete con me?
















Wow.

Che fatica.

Mai fatta così tanta fatica.

Argh!









lunedì 7 aprile 2008

Dell'Ambiente e del Pensiero laterale (ovvero l'Educazione ambientale e la libertà di pensare alle alternative) 1

In queste quattro intense giornate passate a ragionar di ambiente ed educazione, ho potuto mettere ordine ad alcune idee che vagavano in sospensione nelle acque confuse dei miei pensieri. Per altri versi, invece, sentimenti contrastanti e desideri conflittuali si danno battaglia tra lo stomaco ed il cuore, con grande clangore di ferri, legni, spade e mazze.

Si è discusso di bisogni, di gruppi, di albe in ritardo, di versi nella notte, passeggiate nei boschi, nidi d'aquila giganti, piccoli nidi personali, grigliatone con luganiga e patate al cartoccio, nocino, abbracci voluti e negati, egocentrismo latente e manifesto, leadership, confessioni sentimentali, distanze del cuore, dolore, razionalità, manualità ed emotività...

Insomma, ho avuto davvero modo di osservare, parlare e capire.


Tutto questo grazie ad un gruppo di Neutrali poi non così tanto neutri e ad una personcina dolcedocle che è diventata anche specialespeciale, per l'enorme pazienza (o caparbietà?) che sta dimostrando. Più in là avrò sicuramente modo di entrare nel dettaglio.


Integrando alcuni appunti che ho lasciato indietro da tempo con due o tre cose delle quali ho avuto modo di discutere, saltano fuori alcune "definizioni" che mi hanno aiutato a capire in che direzione sto viaggiando.


Ambiente.
Inteso come quella sfera che include gli ambienti naturali, le modificazioni prodotte dall'attività antropica e i feedback psicologici/sociali/emotivi/affettivi che tali modificazioni hanno introdotto nella quotidianità dell'Uomo (inteso come Essere umano, non me ne vogliano le femministe). Quindi non solo "La Natura" - dalle cascate e ai ghiacciai, dal Picchio rosso delle Ande o alla Stella Alpina della Valle Aurina - ma tutto che ci circonda, nel quale viviamo direttamente o indirettamente. E questo - forse - tradisce la mia formazione originaria come Geografo.


Pensiero laterale.
Ossia la capacità di costruire collegamenti tra elementi che comunemente non presentano alcun legame e che sono riconosciuti come semanticamente, logicamente o praticamente appartenenti ad universi differenti (un paradosso, se vogliamo, perchè in questo caso dovremmo parlare di Multiverso e non di Universo, come "bolla abitativa" nella quale esistiamo). Questi collegamenti sono di per sé stimolanti, ma non sempre sono anche produttivi: non sempre riescono a indurre cambiamenti rispetto a quanto esisteva in precedenza.


Educazione ambientale.
Tutto quell'insieme di attività ludico-didattiche che hanno lo scopo pedagogico di sviluppare nelle persone che ne fanno esperienza una sorta di pensiero critico nei confronti dello Stile di vita improntato alla crescita economica e alla diffusione del benessere come aumento della capacità di consumo - per altro, comunemente riconducibile al "Mondo occidentale" e quindi alla Forma mentis che lo ripropone.
Senza spingermi troppo in là, alcune delle pratiche promosse dall'Educazione ambientale sono ad esempio quelle del cosiddetto "Sviluppo sostenibile": un concetto in realtà superato ma che mantiene una posizione primaria nell'Agenda-setting della nostra società per l'applicabilità quotidiana (ancora ipotetica, purtroppo) dei suoi concetti.


Educare passando attraverso l'ambiente.
La conoscenza dell'ambiente esterno (sia esso un fiume, un bosco, una montagna o il quartiere nel quale si vive) permette di creare una serie di metafore per mezzo delle quali chi partecipa all'esperienza educativa riceve una educazione (al senso civico, alla scienza, alla partecipazione attiva, alla democrazia, alla socialità...).


Educare all'ambiente.
La conoscenza di un ambiente e delle sue dinamiche può avvenire passando attraverso svariati stimoli, che provengano da discipline artistiche o scientifiche - prese singolarmente o integrate/intrecciate tra loro.


Nella seconda parte di questo post - se mai dovessi riuscire a scriverla in tempi accettabili - voglio ragionare sul rischio che il prossimo nucleo di regnanti che prenderà le redini di questo Paese, non abbia la lungimiranza (o l'abbia persa deliberatamente) di investire su un sistema scolastico efficiente ed efficace, in grado di far sviluppare ai suoi allievi uno spirito critico latente e propositivo che rimetta in circolo il singolo e lo restituisca alla comunità. Sarebbe una bella inversione di tendenza rispetto alle attuali, che (pre)vedono il dilagare di una individualità sempre più (ri)stretta e sempre più passivamente aderente a modelli precostituiti - senza contare poi i passi indietro e i revisionismi che stanno prendendo piede.


Odio parlare come un libro.

Ma son stanco, ed era necessario - arrivati a questo punto.


Domani nuova uscita con marmocchietti picciolipiccioli a Voltorre, appena sotto a Città Primadeimonti. In serata vado a dormire alla Stazione di Posta del Panda, perchè nel Giorno di Mercurio parto nuovamente per il Paese d'Oltralpe. Fino a Venere.


Poi si vedrà.


mercoledì 2 aprile 2008

La Duchessa di Borgogna








Preziosa Duchessa dallo Sguardo Turchese,

Spero vogliate accettare senza alcuna reticenza questa mia, poichè è con il cuore in mano che questo Vostro umile sottoposto Vi rende omaggio per la serata trascorsa in Vostra compagnia.

Per quanto roccambolesco possa essere stato l'incontro, desidero precisarVi che i momenti - certo per Voi dolorosi - che avete speso correndo dietro al rimedio per un errore che non era Vostro, quanto del Fato, sono passati senza che quest'umile Vostro mozzo nemmen se ne curasse.

Ho piuttosto preferito occupare proficuamente la sabbia della clessidra e la cera della candela sorseggiando della Vostra preziosa bevanda d'ambrosia, luppolo e frumento: sì gustosa e piena.


Con grande trasporto posso invece asserire che, largamente all'opposto, i momenti trascorsi in Vostra compagnia sono passati con il mio totale favore e la mia piena adesione.

Vorrei inoltre permettermi di aggiungere, con una punta di malcelata modestia, che se mai vorreste discutere di quanto accade nella vita di Vostra Signoria, sicuramente trovereste in me un ascoltatore fedele e un osservatore attento, nonché un buon bastone: per sostenervi o aiutarvi a sistemare questioni di dubbia risoluzione.




Sollecitando e sperando in un nuovo incontro,
Vi porgo i miei più distinti e sentiti omaggi

Vostro

Timothy J. Dawbt

Marinaio di Foresta












Petite mise à jour


Giornata meravigliosa nei boschi sopra Città Primadeimonti.

Assieme ai piccoli mozzi da sottobosco abbiamo imparato a riconoscere gli alberi dalla corteccia (Faggio, Rovere, Castagno, Cigliegio), a misurarli con e senza gli strumenti professionali e a fare una piccola mappatura del bosco da gestire. Poi abbiamo camminato un sacco per vedere uno degli ultimi due mulini con macina ad acqua della zona: è in funzione da prima del '700, e la sua farina è apprezzata tanto nel Nostropaese come nell'Oltralpe Neutrale.

Domani, invece.... grande partenza per la Via Neutrale alla Educazione ambientale!

Io e una persona tantotantodolce ce ne andiamo nella succitata Federazione dei Paesi dell'Oltralpe Neutrale, per farci strapazzare da quelli del CEMEA (i Centri di Esercitazione all'Educazione Attiva), un'associazione nata nelle terre della Langue d'oil, poi diffusasi in tutte le Vecchie Terre Continentali.

Lei è tanto preoccupata che un tasso la mangerà, ma ho come il sospetto che la cosa abbia un fattore di improbabilità di "due elevato alla potenza di due miliardi, 79 milioni, 460 mila, 347 a uno" - un po' come essere raccolti nello spazio entro trenta secondi da quando si è stati espulsi da una nave Vogon per essere autostoppisti clandestini. E comunque, io e il fedele Bebop non lo permetteremmo mai!

Speriamo piuttosto che noi si trovi un lavoro prima che i prossimi regnanti chiudano le frontiere in entrambe i sensi Che è meglio(?) ...

Edera nel deserto

La tenda nel deserto, non si sa bene come, è stata costruita lasciando cadere nella sabbia delle sementi di Hedera Fulgea, su innesti di palma da dattero - lavorati e allineati ad hoc. Ha una forma vagamente tondeggiante e la penombra al suo interno è fresca, rilassata.

I nomadi - seduti in cerchio tra tappeti e cuscini - si passano un vassoio argentato, lucidato a specchio, sul quale è posata una sola tazza di vetro. Thé nero, menta, cannella, miele e datteri in infusione. Uno alla volta, la prendono, si specchiano nel vassoio, sorseggiano quanto basta e dicono la loro sulla questione.


Stakanov dice che sta tenendo botta.
Anche in questi giorni deliranti di trasferte e chilometri, riesce a trovare il tempo per ricamare col pizzo e l'orlo dei fazzoletti di tempo che parrebbero infinitesimali, ma che profumano di infinito.
Ieri e oggi, a Città dei Vicoli, Stakanov ha incontrato persone favolose che non vedeva da tempo. Ha ballato, bevuto e cantato, massaggiato, baciato e fatto l'amore.

Beato lui, annuiscono gli altri.

Anche Bebop, il cowboy acquamarino, tiene botta.
Se n'è stato tutto il giorno a sguazzare tra i palloncini e le bolle di sapone del palcoscenico, aspettando che anche gli altri pesciolini del Porto dei Piccoli sistemassero le loro battute e le loro scenografie, per lo spettacolo celebrativo che si è tenuto in serata.
E che spettacolo, ragazzi.
Un'ora e trenta minuti di canti, balli e bevute, massaggi, baci e abbracci.

Beato lui, approvano gli altri.

Il marinaio di foresta sta tenendo botta, ma è decisamente stanco.
Anche se felice.
Dopo mille chilometri, una notte quasi in bianco e questa strana voglia di raccontare, domani mattina si alzerà per accompagnare una vivace accozzaglia di marmocchi di Città Grande di Nebbiascura a incontrare i loro gemelli di Città Primadeimonti, vicino al lago, tra i boschi.
Chissà che giornata.

Beato lui, si dicono gli altri.



Quello di cui non si hanno più notizie da un po' è l'eremita australiano. Bisognerà aspettare che la tenda arrivi sotto il suo albero. E comunque starà meditando a fondo sulla bellezza della vita...

Beato lui.