"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


mercoledì 27 gennaio 2010

Lettera aperta ai soci, o “Del perché scelgo la promozione sociale”






Ieri mattina, aprendo la stagione dei sopralluoghi, noi “Itineranti di Base” ci siamo addentrati in un campo piuttosto spinoso.

Guardandoci in faccia, per l’ennesima volta, ci siamo detti che per quest’anno tutto il tempo e la fatica che stiamo investendo sulla neonata Associazione va in volontariato. La cosa era risaputa fin dall’inizio, solo che gli interrogativi aumentano anziché diminuire e i lietmotiv di consolazione non sono che mantra di concentrazione.

Sono state fatte tante ipotesi, ma alla fine il problema si è rivelato un problema sì economico, ma più strettamente politico, o meglio filosofico – finanche teleologico: il nostro scopo è l’educazione ambientale fine a se stessa, o è la promozione sociale attraverso l’educazione ambientale?

Così, parlando come uno dei fondatori più che da presidente, ho chiesto a me stesso e a tutti noi:

Vogliamo fare dell’Educazione ambientale la nostra professione, e quindi entriamo in un discorso imprenditoriale agendo, come Associazione profit, non più “nel Sociale” bensì “nel Mercato” - puntando al guadagno e legandoci al fatturato, bilanciando tempo ed investimento personale per far quadrare i conti e permetterci uno stipendio senza tetti, senza che nessuno possa dir nulla del nostro operato;

o vogliamo fare dell’Educazione ambientale un mezzo attraverso il quale far emergere le nostre professionalità e le potenzialità dei soci per la creazione di Reti sociali, collaborazioni creative non lucrative e socialmente “proattive” – affiancando ad un investimento personale del tutto volontaristico un “soldo” che sia onesto, dignitoso e giusto, rimettendo il nostro operato all’Assemblea dei Soci alla fine del mandato?

Ci sono pro e contro in tutt’e due le visioni. C’è la dignità del lavoro e del lavoratore in entrambe. C’è la necessità di mettersi in gioco nell’una e nell’altra. Ecco perché non è una domanda banale. Ecco perché la risposta non è scontata…

… A meno che tu non creda che l’Educazione ambientale non sia solo qualcosa che “va di moda”, una specie di “macchina per far soldi”, un “modo diverso per fatturare” o un “bel lavoro”, ma un modo eccellente per ricreare reti sociali ormai sfilacciate.

… A meno che tu non sia schifato dall’essere entrato in questo ambito capendo al volo che i “competitors” giocano a farsi lo sgambetto per accaparrarsi più scuole, per tagliarsi fuori a vicenda dai bandi, per sbugiardarsi ad ogni piè sospinto – mentre predicano la sostenibilità sociale, economica e ambientale.

… A meno che tu, proprio per questo spirito mercantile imperante, non sia un soggetto anomalo, che riparte sempre da zero.

… A meno che tu - nonostante gli affanni economici, le distanze incolmabili e i doppi lavori– non abbia la certezza che lucrare su un Ideale non fa per te.

In questi casi ti accorgeresti che la risposta che ti dai e che ti sei sempre dato – con la pancia, col cuor e col cervello – è proprio la seconda.

E allora che Promozione sociale sia.

E che sia fatta bene: equamente, onestamente e con la massima apertura.





lunedì 25 gennaio 2010

Mattini innevati






Mattina di neve fine e leggera, freddo da guanti e sciarpa, campagna aperta tra un fossato colmo d'acqua limpida e una cascina trasformata in Spa per novelli yuppi ecofriendly.

Con me c'è una delle Ragazze Cresciute. L'accompagno al suo primo stage lavorativo. Il contrasto tra i suoi DrMartins d'acciaio, il fango attorno alle vacche e la piscina con idromassaggio è quantomeno singolare.

Nel silenzio della neve che scende e dei passi che la impastano, le nostre voci basse e addormentate:

- Oh, tipo, ma lo sai che visto da dietro sembri Mosè?

- Chi, quello delle acque?

- No, quello di Lupo Alberto.

-...



sabato 23 gennaio 2010

Quel che resta del giorno





Alla fine di questa giornata rimane ciò che è rimasto di ieri e ciò che rimarrà di domani; l'ansia insaziabile e molteplice dell'essere sempre la stessa persona e un'altra.

Da "Il Libro dell'Inquietudine di Bernardo Soares" di Fernando Pessoa.



venerdì 8 gennaio 2010

Passaggi e paesaggi







Ancora una volta, l’anno vecchio si sedeva al limitare del bosco e passava al nuovo la sua tracolla, ricolma di promesse ancora fresche.

La carovana aveva trovato un buon posto dove sostare, le genti avevano trovato selvaggina per conciar pelli e cucinare, e pareva che i giovani stessero mettendo da parte alcune delle ritrosie e delle arie che si erano dati all’inizio del viaggio, e avessero cominciato a fare la corte alle fanciulle del campo.

La neve certo non facilitava le cose, anche se rendeva tutto assolutamente più romantico. Lavarsi era parecchio fastidioso, ad esempio, ma con il fiume gelato i ragazzi portavano le fanciulle sulle rive innevate e le invitavano a sentire il rumore dell’acqua che scorreva ancora: se poggiavano la mano nuda sulla superficie, per qualche secondo, ne sentivano le vibrazioni sul fondo. E le ragazze ritiravano le dita scaldandosele col sorriso e le guance rosse.

La carovana era in viaggio da molto, e i padri e le madri non avevano idea di dove i loro vecchi volessero condurla. Ma i vecchi sembravano sapere dove stavano andando, e cantavano la strada richiamandone i punti di riferimento con le loro voci profonde e levigate. Ogni tratto di nuovo cammino era scandito dalle loro parole, dai loro volti e dalle loro mani, rivolte ad indicare questo albero contorto o quel versante rosso della montagna: la via era segnata, i volti del mondo gli sorridevano. Sarebbero tornati per poi ripartire.

La notte, i fuochi del campo illuminavano di giallo e oro i tetti dei carrozzoni, disegnando a terra larghi cerchi di terreno senza neve. Lì attorno le madri e i padri si raccoglievano, stanchi ma contenti: le prime buttavano della paglia in terra e i secondi accordavano gli strumenti. I vecchi richiamavano giovani e fanciulle. E la musica cominciava al passo delle danze, o le danze incominciavano al passo delle note.

L’anno nuovo era cominciato, infilandosi la tracolla e voltandosi per riprendere il cammino.



mercoledì 6 gennaio 2010

Natale, l'altro ieri.






C'è che in queste vacanze natalizie, parlando con le Bimbe Cresciute è saltato fuori il discorso di Babbo Natale. Ma tu ci credi? mi chiedevano. Non è questione se ci credo o no, è questione che l'ho incontrato, spiegavo. E mentre lo spiegavo, dicevo E' proprio così.

E lo potevo dire perché nella mia vita di piccole cose dolci come incontrare Babbo Natale, me ne sono successe un'infinità. Me ne capitano in continuazione.

Cose un po' come sentirti la pancia piena di emozioni perchè ti è capitata una domenica di marzo inoltrato in pieno inverno.
O un fine settimana proprio di martedì, tra montagne straniere nascoste dietro l'angolo, ad esplorare e assaporare sentimenti che stavano sotto la cenere.

Non è questione se ci credi o meno, è che l'hai vissuto con la pelle e la pancia: al sole delle parole, al sole degli sguardi, al sole delle tazze di thé e biscotti alle due del mattino, al gusto di baci sentiti, al profumo di odori che non se ne vanno per giorni.

Un po' come se Natale fosse sempre l'altro ieri.
E tu sei lì che te lo rigiri tra le dita come un fiocco rosso.

E sorridi melone.