"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


lunedì 24 gennaio 2011

Gennaio




Lieve

Come le nuvole al mattino,
spostate da un sole appena piccolo.

Come i fuochi d'artificio,
scoppiati in un cielo alto tra il mare blu e la montagna bianca.

Come un falò,
tra fumo e scintille in una rincorsa senza peso né fretta.

Come l'amore dopo un lungo cammino,
faticoso e dolce come la vita stessa.

Come le profondità della terra,
illuminate soltanto dallo sgocciolare dell'acqua.

Come i sogni,
che a inseguirli ci si perde e a cercali ci si ritrova.

Come la speranza,
che se la vivi sei l'ultimo a morire.

Come la fiducia,
l'impronta del mondo in un animo coraggioso.

Come i tuoi baci,
che profumano per noi.


giovedì 13 gennaio 2011

Entropie e forme





Ma se l'universo tende in ogni sua sfaccettatura alla dispersione di calore finale, alla perdita della forma, al disfacimento, alla trasformazione di ogni forma in calore residuo...

Allora ogni forma di vita, ogni forma concreta e ogni forma essenziale nell'universo è una piccola grande forma di resistenza...

Così anche cercare di crescere nel mondo senza lasciarsi andare, senza prendere una china squisitamente entropica, affascinante e dissolvente...

Costruire un'esistenza, avere volontà di esistere, dare qualità e struttura al sogno di sé: tutto ciò è immaginare e mantenere una forma, è resistere all'entropia dell'universo, è creazione...

...Piccola. Immensa. Universale. Quotidiana...


mercoledì 12 gennaio 2011

Raccoglimenti





Qualche minuto per me.

A chiusura di una giornata cominciata con la nebbia fitta, e le brina che si stendeva dalle tegole ai fili d'erba, passando per le cancellate arrugginite e i muretti sbrindellati. Col sole ch'era una lama gialla all'orizzonte: tagliava le nuvole bianche e striate in fette sottili, simili al raso azzurrato che mi padre usava quando ideava nuove creazioni in tessuto.

Qualche minuto per me.

A chiusura di una giornata continuata in mille posti diversi, in un sali-scendi dalla piccola auto blu elettrico che tra qualche settimana non ci sarà più. Lei che è stata mille volte in Francia, in Spagna, in Liguria, in Veneto, in Piemonte, e sa Dio dove ancora. Lei che ha totalizzato 360.000 Km in 10 anni tondi. Che ha fatto l'amore quando lo facevo io, che ha imprecato quando imprecavo io, che ha sbandato quando sbandavo io, che non mi ha mai lasciato a piedi - tranne quando ho distrutto un cerchione due mesi dopo aver preso la patente e ho chiamato papà in soccorso. Lei che si è meritata la pensione, o un posto nel Paradiso delle Automobili Fedeli, per l'impeccabile stato di servizio.

Qualche minuto per me.

A chiusura di una giornata che ha visto dedicare l'intero pomeriggio e tutte le energie rimaste ad una classe di ragazzotti di terza media, in pieno imbarazzo ormonale e con nessuna voglia di stare seduti dietro ai banchi di scuola. Frementi e agognanti di prendere in mano vanga e piccone per cominciare la costruzione di questo stagno didattico che assieme ci stiamo immaginando.

Qualche minuto per me.

A chiusura di una giornata nella quale mi sono gongolato in una nuova spiegazione su cosa sia quello strano mantello nel quale mi avvolgo. Non è il mantello di Batman o Zorro, non è perché dirigo una rappresentazione del Presepe vivente, non è perché mi sto improvvisando zampognaro. E' un tabarro, come quello che usavano i contadini e i montagnini fino a qualche decennio fa o, meglio ancora, gli anarchici tra l'Otto e il Novecento, attraversando in bicicletta le nebbie della Pianura Padana, di nascosto dai monarchici e dai fasci. Mi manca il fiocco, ma per quello c'è ancora tempo.

Qualche minuto per me.

A chiusura di una giornata che, in serata, promette ancora qualche chilometro in più: l'ultima sfida, prima di finire tra le braccia della principessa e affondare mani e volto tra i suoi capelli bronzati e profumati di pino. In un tripudio di parole, racconti, coccole e ronfate.



lunedì 10 gennaio 2011

La nebbia, la pioggia e il fumo ai camini








La nebbia dei giorni scorsi si è trasformata in pioggia. Una pioggerella sottile, fitta, portata dal vento. Di quelle delle quali non ci si accorge se non quando si rientra a casa e ci si toglie il mantello dalle spalle, in una rugiada argentea che va a tappezzare le mattonelle e i libri sparsi per casa.

E' in giornate come queste che, uscendo quando ancora è buio per rientrare verso metà mattinata, difficilmente riesco a combinare qualcosa di buono, qualcosa che si avvicini ad una faccenda di lavoro, ad un lavoretto casalingo o ad una premura verso i vicini.

Preferisco stendermi sul materasso morbido in salone, con una tazza di thé forte e dolciastro accanto, e leggere in santa pace, guardando i camini buttare volate di fumo, lasciando che qualche sogno venga a disturbarmi, per accarezzarmi gli occhi e farmi ciondolare la testa e i pensieri.

In queste giornate mi perdo volentieri in letture come...

..."Dizionario delle idee non comuni", di Armando Massarenti. Uno zibaldone alfabetico con riflessioni spiccate, irriverenti, scorrette e schiettamente liberali. Utilissimo per chi voglia filosofeggiare nella (e della) pratica quotidiana, allargando gli orizzonti e allenandosi a ricerare nuove argomentazioni.

..."La misura del mondo", di Daniel Kehlmann. Un resoconto romanzato e incrociato delle folli e imperdibili vite di Alexander Von Humboldt (padre della geografia esplorativa moderna) e di Carl Friedrich Guass (genio matematico e astronomico dell'Ottocento). Due uomini che precorrevano il Positivismo, stanandone ai nostri occhi la cieca fede nelle possibilità umane e la folle rincorsa verso la misurazione dell'esistente, eppure mostrandoci l'immenso crogliolo di emozioni e reverenza per l'Universo che si nasconde dietro l'amore per la Conoscenza.

..."Lezioni americane", di Italo Calvino. Cinque incontri più uno, pubblicati postumi, che l'autore italiano avrebbe dovuto tenere all'Università di Harvard. Un libro che racchiude una serie di ragionamenti lievi eppure decisi su quale dovrebbe essere la sensibilità di chi voglia raccontare il nuovo millennio. Sparsi tra le righe, mille agganci alla Complessità, alla Molteplicità, alla Ciclicità e a mille altri argomenti che rimandano a Morin, Bateson, Prigogine e molti altri autori cari a chi ricerca e ripropone un pensiero alternativo alle visioni scientiste da primo Novecento.

lunedì 3 gennaio 2011

Anacronismi!





Rientro da un breve periodo di riposo forzato. Carico di interrogativi e preoccupazioni arrovellanti. Sembra, alla luce di quanto accade nel nostro Paese, che i miei interrogativi siano non solo anacronistici, ma anche tacciabili di conservatorismo.


E allora, tra le altre cose, mi chiedo: Come restare a giocare con qualcuno che vuole andare ancora più indietro nel tempo e fa bella mostra di "innovazioni" degne del primo Ottocento?