"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


lunedì 22 marzo 2010

Incroci






Ci sono cure che non sono coccole.
E ci sono coccole che non sono cure.
E ci sono coccole che son cure che son coccole.


Ci sono incroci che non sono bivi.
E ci sono bivi che non sono incroci.
E poi ci sono bivi che sono incroci che sono cammini.


E quando ti ci trovi, non puoi fare altro che staccare i cartelli,
e portare con te le direzioni del mondo. Ovunque tu scelga di andare.




mercoledì 10 marzo 2010

Neve tardiva





Se la ricordava bene, la neve tardiva. Era quella neve soffice, farinosa e bianca da far male agli occhi. Era quella neve che ricopriva tutto tranne che le strade, quasi che rimbalzasse da terra per afferrarsi ai cornicioni, ai pergolati e alle tegole, lassù in alto. Era quella neve che entrava inaspettata nel bavero alzato dei cappotti di primavera, appena sotto alla tesa dei cappelli leggeri. Quella neve che riusciva ad alleggerire la mente e il corpo, stanchi per la frenesia di passioni che pare si risveglino ai primi canti di marzo, ma che in realtà si sono mosse fino a ieri sotto il manto invernale e che altro non han fatto che alzare il capo ai primi truffaldini raggi di sole, odorosi di fango ed erba verde.


Qualche giorno prima aveva camminato in riva al fiume. Il freddo non gli impediva certo di gustarsi lo scorrere frusciante dell'acqua trasparente: pareva, anzi, che la rendesse chiara come vetro, profonda come diamante. Accanto al greto ricolmo di sassi scuri, proprio sotto la riva franata e alta che dava sul bosco di querce, aveva trovato una risorgiva: sgorgava lenta e discreta dalle radici degli alberi sbilenchi e penzolanti, con quell'acqua gentile che inverdisce e schiarisce i dintorni di dove s'accumula. La pozza era ricolma di verdi piantine, come un tappeto sommerso che lasciava di tanto in tanto intravedere quella primavera di sassi colorati e di radici tenaci che di lì a poco avrebbero contagiato con la loro tenerezza anche i dintorni lontani del bosco.


Se la ricordava bene, la neve tardiva. Che tardiva non era, e che anni prima ricopriva bosco, fiume e campagna con molta più tenacia di quanto non pretendesse ora. Ogni tanto alzava il naso al cielo, apriva la bocca e lasciava che quella turbinante pace bianca gli baciasse il cuore.


venerdì 5 marzo 2010

Una sostenibilità tutta da raccontare






Un paesino della bassa varesotta, perso tra boschi ricolmi di maneggi e tralicci dell’alta tensione nemmeno fosse la provincia ‘mericana: è qui che stiamo portando avanti un progetto di “sensibilizzazione alla sostenibilità” . La struttura è complessa, le tematiche affrontate sono tantissime e sicuramente non aiuta la ligia aderenza alle ore concordate - che le prof non smettono mai di farci notare. I ragazzi faticano ad entrare nell’ottica, sentono il tutto come calato dall’alto e si sforzano mille volte più del necessario.

C’è bisogno di uno stacco, una riflessione forte, un coinvolgimento in prima persona, qualcosa di immediatamente realizzabile ma strutturalmente significativo: non bastano le fotografie raccolte, le testimonianze trascritte e le esplorazioni in giro per il paese; dobbiamo allargare la partecipazione, aprirci al consenso e alle espressioni “di pancia”.

Così decidiamo di mandare all’aria la scaletta e di improvvisarci Cantastorie, noi e loro.

Stamattina arriviamo a scuola di buon’ora e spostiamo i banchi come al solito, ma ci dividiamo in gruppi e occupiamo quattro aule anziché una sola. Poi cominciamo un serrato fuoco di fila “maieutico” sulle tematiche che abbiamo affrontato finora: Consumi, Mobilità, Inquinamento, Verde Urbano – ovvero: acqua, energia, cibo, traffico in paese, pedibus, piste ciclabili, rifiuti nei boschi, cestini strabordanti, aeroporto troppo vicino e troppo ingombrante, gente che brucia mucchi di plastica negli orti, il parco comunale costantemente devastato, boschi e campi mangiati dalle villette a schiera.

Per ogni tematica, i ragazzi prendono spunto da episodi accaduti realmente o da situazioni che desiderano fortemente cambiare… Poi, all’improvviso realizzano che non dovranno semplicemente mettersi a scrivere o a raccontare, ma dovranno inscenare quello che hanno immaginato. Gli occhi si accendono, l’odore dei dodicenni che si scaldano riempie l’aria, i sorrisini si sprecano e le urla di emozioni incontenibili fanno tremare i vetri.

L’entusiasmo è tale che la Preside decide di partecipare e mi chiede spiegazione del perché un gruppetto di alunni stia prendendo a calci un armadio urlando cose indicibili, Stiamo lavorando sulla sostenibilità: inscenano una situazione di vandalismo e degrado sociale le dico. Scuote la testa e balbetta qualcosa mentre se ne va: forse avvilita, forse solo stanca.

Alla fine, ecco che cosa questi ragazzi hanno da raccontare:

Vandali in Via Isonzo. Un gruppo di ragazzotti dediti alle bombolette e allo sfascio delle altalene si vota alla ricostruzione del parco, perché...

Batticuore in bicicletta. Zig-zagando avventurosamente tra le automobili con la sua bicicletta una ragazza incrocia l’amore della sua vita: sarà ricambiata o morirà stirata dalle gomme del tamarro locale?

Il Pedibus lo facciamo nostro! Per un gruppo di scolari il pedibus organizzato dagli esperti è una bella idea, ma così com’è non fa per loro. Forse se…

Una passeggiata nella spazzatura… Girando per i boschi col nonno e il fratellino, una bambina inizia a raccogliere tutta la spazzatura che trova. Ne raccoglie tanta da…

Le luci di Malpensa e i Cucù di Via Roma. Storia di come l’inquinamento luminoso dell’aeroporto tenga svegli gli uccelli e di come questi tengano svegli alcuni padri di famiglia, pronti a sparargli…

Non si sente niente! Una telefonata tra amiche è interrotta dall’assordante passaggio dei cargo in decollo e atterraggio.

Ma… Piove gasolio!?! Il carburante degli aerei e gli effetti nefasti sugli alberi… dal punto di vista degli alberi!

Plastica in fumo! Diatribe di cortile scatenate dalla strana usanza locale di bruciare quintali di plastica nei campi, in barba a qualsiasi legge o buonsenso.

Viva le brocche! Cronaca di una rivoluzione per l’uso dell’acqua pubblica nella mensa scolastica.

Partecipazione e condivisione riconquistate. Progetto ampliato e migliorato esponenzialmente. Alcune storie sono state inscenate già questa mattina, altre andranno smussate e provate. Tutte saranno filmate e montante in un video, allegato al documento chiave del progetto originale “Il Manifesto per la sostenibilità a Casorate”.



Ripensare i consumi?







Quella cornacchia maledetta non la smetteva di ridere.
L’aveva cantata in tutte le lingue conosciute, quanto era buona e succulenta quell’uva, e certo la volpe che stava passando di là non si era persa una parola. Tanto che aveva provato per ore a saltare in alto, in alto per cercare di afferrarne anche un solo, piccolo, succoso acino. Purtroppo non c’era davvero niente da fare: era troppo in alto, e a furia di saltare, prima una zampa messa male, poi il muso che sbatte contro il vitigno, poi un sasso tra le unghie… insomma si stava davvero conciando per le feste. E quella dannata cornacchia ormai aveva smesso di decantare le proprietà del frutto per sbeffeggiarla sempre più rumorosamente.

- Perché al posto di ridere così tanto, non te la mangi tu l’uva, visto che è così buona?
- Perché… Perché… Perché… Perché mi diverto di più a vederti saltare come un pagliaccio, volpona!

La volpe ci pensò su qualche secondo, poi una luce gli balenò in fondo allo sguardo.

- Bah, secondo me non è poi così buona, la vedo da qui… a guardar bene si direbbe marcia!
- Marcia? Macchè marcia! Non vedi com’è lucida e brillante?
- Ti dico che è marcia. Me ne vado, testa vuota!
- E io ti dico che no! Dove vai? Guarda! Guarda!

La cornacchia, indispettita calò un artiglio sull’uva e un grappolo cadde per terra, dove prima c’era la volpe, che ormai si stava allontanando lungo il filare. Vedendo che nemmeno quello attirava l’attenzione del quadrupede, la cornacchia scese a terra, prese il grappolo e, volando, si portò davanti al muso bianco e arancione.

- Vedi! Guarda, guarda se non ci credi!

La volpe vide benissimo. Tanto bene che con un balzo chiuse le fauci attorno al cuore della cornacchia, spiumandola con uno sbuffo e facendone un sol boccone. Poi prese due chicchi per sé e portò il resto alla tana.