"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


martedì 28 settembre 2010

Con una manciata di giorni tra le dita





Dieci giorni per far valere i propri principi
Dieci giorni per far splendere un piccolo sogno a due ruote
Dieci giorni per progettare un volo per due
Dieci giorni per ri-scoprire l'appoggio delle socie
Dieci giorni per mettere in piedi mille progetti in un progetto
Dieci giorni per riscrivere i propri orari di lavoro
Dieci giorni per farmi assalire dall'ansia del fiume
Dieci giorni per ricordare che bello è raccontarsi
Dieci giorni per scoprire che è bello aspettarsi
Dieci giorni per scoprire che gusto c'è a piantare i piedi
Dieci giorni per scoprire che è vero, la diplomazia non è l'unica via
Dieci giorni per vivere ogni secondo
Dieci giorni per non potersi fermare a scrivere due righe
Dieci giorni per fare un piccolo agguato al fratellino
Dieci giorni per aver voglia di ridere
Dieci giorni per aver voglia di fare l'amore
Dieci giorni per chiudere il mondo fuori
Dieci giorni per serrare il mondo tra i denti
Dieci giorni per chiudere il mondo nel cuore
Dieci giorni per studiare come un matto
Dieci giorni per trovare nei libri quello che ho sempre pensato e mai saputo
Dieci giorni per vivere, vivere e vivere ancora.
Così son state, queste giornate sincopate.
E così saranno le prossime.
E quelle dopo..
e quelle dopo ancora...

Quindi non preoccupatevi se non scrivo, ok? ;-)



sabato 18 settembre 2010

La rivoluzione rosa






Sono stato al primo concerto dei 99Posse della mia vita, ho mangiato peperoni rossi, ho comprato pupazzi solidali, ho perso la metro, ho trovato un parcheggio chiuso e un sacco di ospitalità inaspettata, assieme ad una maglietta rosa e lenzuola griffate HelloKitty.

Premetto che credevo che andare ad un concerto dei 99Posse fosse un po' come assisstere al concerto dei Blues Brother nel locale dei GoodOldBoys, quando cantano ripetutamente Raw Hide per l'intera serata, solo con Zulù al posto di Belushi, a ripetere CurreCurreGuagliò per due ore filate. E invece mi sono ricreduto: due ore spicce di ritmi serrati, musiche elettriche e sonorità reggae, il tutto condito con un estremismo politico enfatico e prorompente, tanto quanto il pancione di Zulù tra i tatuaggi e i due vocalist straparlanti.

Il concerto è stato offerto dal papà di M. - una ex-ragazza marinaia della Ciurma delle Ragazze Cresciute. Io e M. ci siamo trovati al parcheggio sotterraneo, abbiamo preso la metro e siamo andati a ritirare i biglietti. Abbiamo mangiato i panini con prosciutto e pepperoni che la madre di M. ci ha preparato e ci siamo seduti sulle transenne a giocare a "Eleggi Miss Ridicola 2010": ha vinto una tizia coi pantacollant rasoiati e una felpa tirata giù a fare da minigonna. Poi siamo andati al concerto, aperto da una cantante psicosomatica di nome Costanza che pareva orgasmare ad ogni campionatura.

Gustate le sparate antifasciste della Posse, abbiamo cercato di prendere la metro, ma l'ultimo treno ha sferragliato davanti ai nostri orecchi attoniti. A quel punto, coi mezzi di superficie, arrivare in orario al parcheggio sembrava meno fattibile che prendere Cuba negli anni '50 con un manipolo di eroi. E di fatti abbiamo perso anche il parcheggio, che ha tenuto in ostaggio la mia AutoBlu tutta notte.

Per questo mi sono trovato a svegliare tutta la famiglia di M. e farci venire a prendere a chilometri di distanza. Il tutto per darmi un letto a poix sul quale dormire, un lavandino coi pesci rossi nel quale lavarmi e una enorme maglietta rosa appena lavata.

Mai passata una notte così rosamente rivoluzionaria.




giovedì 16 settembre 2010

Quel che dirò






Sarà che da due giorni non leggo altro che di diatribe nell'etica ambientalista tra soggetivisti e sostanzialisti.

Sarà ch ieri ho dovuto rincorrere un assessore in un cimitero.

Sarà che le mie socie sono state prese a pesci in faccia una volta di troppo.

Sarà che la mia prof di riferimento e la mia prof preferita (che sono due persone diverse) stanno cominciando un anno scolastico pessimo, all'insegna della burocrazia manigolda di chi non è affatto capace né di delegare né di creare un autentico clima di collaborazione - ma solamente di controllare, valutare, verificare e terrorizzare.

Sarà che un ricercatore a Palermo si è suicidato per dire all'Italia che anche l'università s'è venduta il culo, e non da ieri.

Sarà che ormai si inaugurano edifici scolastici griffati dai partiti senza alcun pudore (le griffe e i partiti).

Sarà che questo schifo di clima da crisi politica ed economica e sociale sta arrivando a toni che non sentivo da anni.

Sarà tutto quel che vuoi, ma stasera sono stanco e devo andare comunque al lavoro. Vorrei solo poter abbracciare strette le ragazze della Ciurma e dir loro che tutto andrà per il meglio.

Che le scuole griffate crolleranno, appena messi in salvo i bambini.

Che i ricercatori non dovranno più volare dalle finestre, spinti da un'invisibile commissario della mafia accademica.

Che le associazioni come la nostra potranno contare su finanziamenti pubblici anche senza indossare spille o cravatte del colore prestabilito.

Che la scuola burocratizzata crollerà sotto il suo peso e resteranno solo le insegnati lungimiranti, progressiste, rivoluzioniste e collettiviste.

Che i lavoratori di oggi finalmente capiranno che parlare di diritti non è parlare di privilegi, e che i privilegi sono le buoneuscite miliardarie degli amministratori mangioni e papponi.

Che c'è un'idea di Italia diversa da quella di una grande azienda libertaria fino ad essere liberticida.

Che c'è un'idea di futuro. Un futuro nostro. Un futuro che ci viene nascosto e negato da chi ci vuol tenere ignoranti, cafoni e striscianti.

Che le cose cambieranno.

Che la gente presto smetterà di accendere la TV e le antenne verranno bruciate e abbattute.
Questo è quello che dirò loro.

Stasera. E domani. E dopo domani.





lunedì 13 settembre 2010

Proprio lunedì






In un lunedì così

- con la pioggia d'autunno in anticipo
su questa fine d'estate, e un cielo azzurro
punteggiato di bianco e bagnato dal sole-

E' un vero delitto forzarmi la mente -
fatta a spirali, rimandi e ritorni -
entro le stupide linee di tappe forzate.

Così è che passo da un impegno noioso
all'odore di lei tra i cuscini.

Da una telefonata dovuta
alla piega nelle scarpe dei calzini.

Da un appunto volante
al suo modo dire in silenzio
facciamo l'amore.

Da una fattura pesante
alle bustine di thé sul bancone.

Da un timbro irrisolto
alle foglie volanti in balcone.

Dalla tastiera irritante
alle parole insistenti
sul mistero che sono.

Da un verbale mancante
allo sguardo nudo sul mondo.

Da un'agenda ricolma
all'ansia c'ho addosso.

Da un messaggio spedito
alla voglia insistente per
queste nuove distanze.



giovedì 9 settembre 2010

Quella volta che...







...
il Marinaio di Foresta morì affogato
in direzione ostinata e contraria,
con indosso un berretto di lana,
e subito seguito, in sorte,
dal suo gatto alpino
...









domenica 5 settembre 2010

L'aria cambia





L'aria rarefatta di queste notti sembra correre veloce come un treno perso tra i binari di questa folle pianura ricolma di colline boscose. La stagione è cambiata e gli odori nel vento lo testimoniano. Sono gli odori delle foglie gialle e arancioni, dei faggi scuri e delle querce robuste che si preparano a ritirare le forze per far fronte all'inverno che arriverà: gelando i sogni estivi e nascondendo i buoni intenti sotto una coperta di neve. Intanto la brina si prepara, attaccandosi sui vetri e sulle lisce superfici delle automobili: piccole goccioline lievi, a richiamare il ghiaccio sottile e biancastro che formeranno. E l'aria si ripulisce dalla calda umidità delle giornate passate, molli e gelatinose, caricandosi di quella fredda delle notti a venire: richiamando la nebbia dai terreni agricoli e dai campi di mais, in piccoli rivoli sfumati e nervosi.