"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


domenica 30 novembre 2008

Tu, dì poche parole...






Un'attesa è sempre un'attesa.

Ma poi, quando sei lì, sulla panchina,

che la neve ti si fredda addosso,

e tu, sotto la coperta, te ne infischi,

vedi un uccellino che si posa:

muove la coda,

zampetta,

e sembra dire,

Andrà come andrà,

un'attesa è sempre un'attesa.

Gustala.


venerdì 28 novembre 2008

Attese bianche










Con la neve, qui sulla panchina,
le gambe le ho coperte con una trapunta di lana,
a scacchi colorati.

Il fiato mi volteggia intorno alla faccia,
indugiando un po' tra la sciarpa e il cappello,
mentre i fiocchi si fermano tra le mani aperte.







giovedì 27 novembre 2008

Estremismi educativi











Sono in preda a "Shopenhauer come educatore" di Nietzsche.


E sono ostaggio del Quarto libro di Potter.





lunedì 24 novembre 2008

Razzismi animali








Freddo cane, neve che scende a dirotto, terreno gelato e silenzio ovattato tutt'attorno.

I bambini lungo il sentiero sono 88. Come gli 88 folli di KilBill, solo silenziosi, precisi, attenti e volenterosi. Con la neve è tutto surreale, anche un po' inverosimile.

E' la giornata conclusiva di 2 mesi di lavoro.
Ricerca del percorso, ricerca degli elementi naturali e antropici che è possibile osservare, raccolta delle informazioni in biblioteca e su Internet, stesura dei testi, uscite di prova, correzioni e ripetizioni orali.

Un sentiero di 3 km, 20 tappe descrittive su alberi, fiori, fauna, palude, pista ciclabile e tutto il resto.

Con le nuvolette di fiato che escono copiose, prendo la parola - Lungo il nostro percorso, siamo arrivati alla tappa numero 12, "I Cormorani"... Dove sono i bimbini che ci devono parlare dei cormorani?

Entusiasti, quattro bimbi si staccano dal folto gruppo - Eccoci!

Col sorriso li accolgo in mezzo al grande semicerchio di persone - Bene... avvicinatevi... gli altri possono stare un attimo in silenzio? Grazie... Bene, ragazzi, io mi sposto vicino alle prof e vi ascolto... Cominciate pure!

E loro partono, mentre tutti tacciono e io ancora non ci credo che stia andando così bene - I cormorani sono uccelli acquatici, abili nuotatori e bravissimi pescatori...

Una prof mi prende da parte per sussurrarmi qualcosa.

- Eh, è proprio vero! Io li sterminerei tutti!

- Chi mi scusi?

- I cormorani, no?

- Perchè?

- Come perchè? Non sono mica di queste parti, vengono dalla Juguslavia e mangiano tutto il pesce che c'è nella nostra palude! Non sa che disastro stanno facendo?

- Come dalla Jugoslavia? Non sono autoctoni, sono migratori, ma mica vengono "dalla Juguslavia", non sanno nemmeno cosa sia...

- Ah, non facciamo del naturalismo ad oltranza, sa? Sono da rimandare al loro paese! Dobbiamo insegnare ai nostri bambini a difendere gli ecosistemi locali!

- Ma, scusi, gli ecosistemi non sono sistemi chiusi... sono sistemi aperti, che interagiscono con l'un con l'altro... Posso capire la regolamentazione delle specie, ma parlare di sterminio...

- No, macchè sterminio! Non ho mica detto sterminio in senso di sterminio! Dico che dobbiamo cacciarli via! Mandarli da dove vengono! Io qui non voglio i cormorani, voglio gli aironi cenerini!

- Sì, ho capito... ma allora che cosa mi dice delle Querce rosse? E delle Robinie? Nel Settecento mica c'erano.. le hanno importate, si sono fatte strada e ora hanno quasi fatto sparire le farnie e gli altri alberi autoctoni... è normale... che cosa vuole, bruciarle tutte?


- Lei è un naturalista estremista!

- E lei, con tutto rispetto, non sa quello che dice.


Ovviamente i toni della discussione si sono alzati, fino quasi a sostituirsi alle dolci voci degli innocenti bambini. E molte sono le facce rivolte verso di noi.

La prof se ne va imbronciata.
Io sorrido e chiedo a tutti di spostarci alla tappa numero 13...








sabato 22 novembre 2008

Lettera di un solitario novello












Vorrei qui, davanti a Voi miei più cari affetti,
prendere in considerazione alcuni pensieri che vanno vagando liberamente, da ormai qualche tempo a questa parte, per le stanze del mio animo, il più delle volte passando da una camera all'altra con grande fracasso e sbatter di porte e inferiate.

Vedete, alcuni ed alcune di voi, si fregiano di potermi dire chi sono e cosa faccio della mia amabile seppur semplice vita. La qual cosa non è per nulla disprezzata, qui dalle mie parti, non fosse che taluni e talune di voi hanno la malcelata abilità di usare parole taglienti quanto la sottile ceramica bianca delle stoviglie in frantumi.

Ancora peggio, se fosse possibile, è la condizione di tal altri e tal altre che, più amabilmente forse nei modi, a me si avvicinano con grandi fusa e bisogno d’affetto, per poi ammutolirsi e allontanarsi dopo aver incontrato il mio sguardo che li - o le - interroga, chiedendo loro un seppur misero giudizio di approvazione per il mio menare questo corpaccione bonario in giro per i cortili del mondo.

Ecco, lasciate dunque che vi dica, senza alcun fronzolo di diplomazia - a me per altro cara sin dai tempi della più immemore gioventù - che tali sguardi di accondiscendente disapprovazione hanno francamente stufato, passando ogni limite di decenza e benevolente sopportazione. E non sarebbe così, se non foste proprio voi i proprietari di tali sguardi.

Perché, vedete, nella vita ho sempre amato consegnando il cuore nelle mani della persona amata, smisuratamente, intimamente e pubblicamente, senza mai fare segreto di questa mia inclinazione al sentimento fiero e verace, a questo mio espandermi finanche ad inglobare la persona amata, allacciando in lei i fili che muovevano i miei arti, le mie membra, le mie ossa e i miei pensieri.

E tale comportamento, capirete bene, mi ha sempre portato a vivere nel mondo come il guardiano di un faro, tutto proteso tra le onde incombenti e il fuoco, lassù in cima, da tenere acceso: immerso nel vuoto e collegato al mondo con pochi e rari spostamenti. Poco propenso alla vita tra grandi numeri di persone, ho sempre preferito, e voi lo sapete bene, gli incontri più intimi, nei quali intrattenere discorsi non di circostanza, ma profondi e lungimiranti, alle volte persino filosofeggianti e astratti, volti per la maggior parte a sviscerare qualche condizione di umana infelicità, al fine di ritrovarne un senso ed un capo, per capire dove poi sarebbe stato bene intervenire, e come.

Amici, voi che mi guardate con feroce accondiscendenza, e voi altri che mi parlate duramente, questa mia spiccata incapacità - sarebbe oltremodo delizioso poter dire desiderio - di una vita mondana, si sta, di questi tempi, trasformando in una sorta di disprezzo per tutte le situazioni nelle quali gentiluomini e gentili donzelle si riuniscono al solo scopo di dar fondo ai propri istinti sociali e appagare un bisogno - a mio avviso indotto - di felicità collettiva.

Per questo vi invito a riflettere sulle mie scelte di vita. Sul mio spostamento in una tana tanto lontana da voi tutti e da quel mondo che non riesco più quasi a riconoscere, da quella Società che vorrei così tanto poter amare, ma che mi appare come un ammasso di stupide risate e impegni a vuoto.

Per questo, ancora, vi invito, voi che siete persone a me care, a prendere in considerazione questo mio attaccamento ad un lavoro che molto spesso non comprendete, che forse vi affascina perché distante dalla vita che fate, ma che in cuor vostro non porterà mai a nulla di vero e di concreto.

Perché, vi dico, l'andar per boschi e per fiumi, e il veder zampillare la curiosità negli occhi della gente - una curiosità non ancor adombrata dalla bramosia dilagante, una curiosità per le cose semplici e complesse della Natura, dell'Uomo e della Donna - ecco, queste scintille di curiosità sono per me la Vita.

Specialmente ora, che mi sono reso conto - e qualcuno di voi, miei cari e amati amici, cerca di dirmelo da tempo - che io, dell'Amore, per un po' è bene che ne faccia a meno. L'Amore, che tanta vita ha riempito in me, sia con la sua assenza che con la sua presenza, ingombranti e dolorose entrambe, a modo loro. L'Amore che mi turbava in continuazione, senza resta e senza pietà. L'Amore, che aveva il volto delle Meraviglie che ho amato, con tutto me stesso, eclissandomi pure, senza saper bene che fare di quel che rimaneva del mio animo stracciato e grondante sentimenti.

Ecco, voi che mi parlate taglienti e voi che mi guardate negli occhi un po' di sbieco , voi che cercate di avvicinarvi ma non sapete bene che dirmi, voi che mi volete bene ma non sapete bene come dimostrarmelo, voi che mi sentite distante e non sapete come tenermi accanto.

E' a voi che dico Da oggi, per quanto ancora non so, il mio cuore ha bisogno di tirare un sospiro, di smettere di battere così veloce da non riuscire a pensare. Di riprendere il ritmo che aveva prima che la bramosia d'amare s'impadronisse di lui, incatenandolo alla più alta e bella colonna d'avorio del creato.

E' a voi che dico, vi sembrerà d’ora innanzi ch'io sia più cinico, più solitario, più duro, più grezzo, più inattaccabile e più incapace di amare di quanto non lo sia mai stato. E così sarà, in parte. Così sarà perché, qui, attorno al cuore, ho eretto una diga. Puntellata con querce e tronchi di abete. Profumata di resine e timo e muschi. Colorata delle foglie rosse dell'autunno. Ma pur sempre una diga.

Ricordatevi, voi - solo e soltanto voi che mi parlate duramente e che mi guardate di sbieco dopo avermi amato -, di non temere per me. Di non temere che il mio cuore si inaridisca e non sia mai più in grado di provare qualcosa che per una vita mi ha dato vita, quando non cercava di togliermela. Perché, per quanto spessa possa essere, la diga serve a tenere dentro qualcosa, conservandola.

E non temete, questo ve lo chiedo in ginocchio, di avvicinarvi alla mia ricercata solitudine. Perché - di questo ne sono sicuro - senza le vostre mani, le vostre lacrime e le vostre parole, la siccità dell'animo non tarderebbe davvero a farmi visita.


Solo,
fatelo con la grazia che sapete.






venerdì 21 novembre 2008

Ormai






Sarebbe il caso, ormai,
di prendersi qualche rivincita.

Oltre alle solite soddisfazioni.




giovedì 20 novembre 2008

Sorvegliata, speciale...








Che parlarne al telefono suona piuttosto strano.

Perchè più che le parole,
ci vorrebbero un sacco di abbracci.
Stretti.
E di bacini tra i capelli
a dirti che va tutto bene , anche se.


Non potendo subito,
un anticipo lo metto qui.
Assieme a quelli delle persone
che non ti lasciano un minuto.






mercoledì 19 novembre 2008

InComprensioni anatomiche






- Buongiorno signora, sono Timothy... Son venuto a portarle l'affitto!


- Ah, buongiorno, Signor Timothy! Come sta?


- Beh, tutto bene signora... devo dire che ultimamente ho qualche problema col ginocchio...


- Eh, non mi parli di ginocchia, sa? Son stata appena operata di cataratta: ci vedevo poco... avevo perso tanto... ma non è che ho recuperato molto, sa?


- eh.. già... anche in comprensione orale, mi sa che le ha rubato qualcosina..


- Come dice?


- No, niente, eccole i soldi! Arrivederci, neh?


- Sì, sì...




martedì 18 novembre 2008

Temperature volatili









- Allora bimbini, se parliamo di energie ricavate da risorse rinnovabili, parliamo innanzitutto della luce e del calore del Sole...

- Maestro, posso chiederti una cosa?

- Dimmi...


- Ma è vero che se un asteroide colpisse la Terra, una nuvola coprirebbe il Sole e le temperature crollerebbero a picchio?


- ...





lunedì 17 novembre 2008

Sensazioni a metà






Le fatine amiche mie, tutte,
si lasciano indietro fior fior di polverine
a svolazzare dopo il battito delle ali.


Ma tu, anarchica anche in questo,
tu, quando vai via,
ti lasci indietro una sensazione
come di risate a metà

tra la soddisfazione
e il non-so-bene-che-farci
con questa soddisfazione.


E mi chiedo perchè.

E mi chiedo cos'è.



A passeggio con la Duchessa






Nel pomeriggio del Giorno del Sole, ho potuto godere di una sana e tonificante passeggiata in compagnia della dolce Duchessa di Borgogna.


Venuta a visitare la mia nuova tana, non potevo tenerla allo scuro delle meravigliose bellezze del fiume che corre a poche centinaia di passi dalla Grande Arca, incagliata su una collina probabilmente a causa di una qualche piena ancestrale finita piuttosto repentinamente.



Così, tra un dolorino al ginocchio e uno al cuore, abbiamo camminato con i gomiti vicini, sussurrando parole che snocciolavano gli aggiornamenti più importanti degli ultimi mesi, trascorsi senza mai riuscire ad incrociare le nostre vie.



Il sole tramontava. Il caldo della solare giornata d'autunno andava sparendo. Le folaghe e gli svassi si divertivano come potevano sull'acqua calma del Fiume Azzurro.

E noi passeggiavamo.

E chiacchieravamo.

Intercalando i racconti con frasine sorridenti come Oh che meraviglia!, Hai visto laggiù?, Che bello...









Pneumatici ecologici o palloni gonfiati?











Mi chiedo come sia possibile che un'azienda internazionale tra le più inquinanti e peggio assortite (Michelin, tra le maggiori produttrici di pneumatici al mondo, beccatela qui) si fregi di essere "a servizio dell'ambiente" solo perchè i suoi pneumatici "rotolano meglio" e quindi fanno consumare meno benzina.

Panico.


Ma è solo l'inizio.


Questi geni del marketing, nella loro immensa veggenza, non si sono inventati solo questa cosa della "facilità di rotolamento".

La follia è che Michelin da due anni si permette di tenere dei cicli di lezione a scuola per dimostrare che i suoi pneumatici sono eco-compatibili e sostenibili. E il sito è stracolmo di belle immagini del pupazzone di gomma nei prati a piantare fiori e girare in bicicletta (con copertoni enormi, s'intende!).

Una lezione di educazione ambientale incentrata sul basso impatto ambientale dei pneumatici?

E quei geni di educatori ambientali che vanno a metterci la faccia, in queste lezioni, come si sentono?

Come lo spiegano ai bambini, che assorbono tutto come spugne, che i pneumatici sono consumati meno del 10% prima di essere accantonati e mai più riutilizzati?

Come glielo dicono che il mondo trabocca di copertoni sotterrati e nascosti e assolutamente non degradabili?


La mobilità alternativa dovrebbe essere basata sul car-pooling o il car-sharing, sui mezzi di trasporto come la bicicletta e i mezzi pubblici (treni e autobus in primis).


E su sistemi seri di smaltimento e riciclaggio dei copertoni "rifiutati" (ci sono studi sul loro utilizzo nella composizione del catrame, nella costruzione di edifici e nel riciclaggio per farne nuovi pneumatici o suole di scarpe...).


Non sulla facilità di rotolamento di milioni di pneumatici che muovono altrettante vetture sgasanti. Che, per carità del cielo, è un inizio, ma suona molto più come una presa per i fondelli.

Siamo alla frutta.

Queste cose non dovrebbero essere permesse.




Fateci caso.

Questa gente già ora entra nelle scuole per farsi pubblicità (in maniera subdola, per giunta). Mi chiedo che cosa succederà quando Michelin, Pirelli o chi per esse inizierà a passare le sovvenzioni alle università.

Non vedete il baratro?



giovedì 13 novembre 2008











Il capitano guardò fisso il suo secondo in comando.
L'aria torva e provata, di chi è stanco all'inverosimile, ma non conosce altra via che le immense onde oceaniche.


Lo guardò fisso negli occhi e disse: Signor Dawbt, prendiamoci il pomeriggio per discutere. Abbiamo un sacco di riorganizzamento da fare.





mercoledì 12 novembre 2008

vita d'acquario









Con tutta la pioggia,
questa,
è vita d'ufficio.

E spuntano branchie
e pinne
da pesce in acquario.

Ma l'acqua
e le piante
flottanti

son fuori.




martedì 11 novembre 2008

lunedì 10 novembre 2008

Matematica e opinioni






- Bimbini, allora, siete pronti per diventare Piccole Guide sul sentiero?

- Sìììì!!

- Allora, insieme alle altre classi ci divideremo le tappe da descrivere...

- Che bello!

- Ognuno di voi sarà in un gruppo e descriverà quello che si può osservare nei dintorni della sua tappa...

- Quanti gruppi facciamo?

- Dunque, siamo 5 classi, ci saranno 20 tappe: quante tappe ci sono per classe?

- ... Eh! ....quattroemmezzo!

- ...



venerdì 7 novembre 2008

Cel'hai, con me...














Na na na nanna!


Son di qua dalla riga!


Non vale più!

No-n-va-le-p-iiiii-ù-ù-ù-ùh!


Na na nananna!


Prrrrrrrr


Non puoi mica fare invasione di campo!

Non la vedi la riga?

E' lì, guarda bene!

E' lì, ti dico!

Nannanannannaaa!



Prrrrrr


Non mi prendi piùpiùpiù!


PRRRRRRRRRRRRR!!!





Angeli e Demoni










I mie angeli custodi,
con affetto e grazia,
mi aiutano a capire
chi mi circonda.


I miei demoni custodi
con caparbietà e durezza
mi spingono a capire
che cosa si cela dentro di me.


Gli uni senza pretese,
gli altri con qualche rimostranza.
Ma sono angeli,
e demoni.


lunedì 3 novembre 2008

Tra le foglie dei miei pensieri








Lunedì in sordina.


Silenzio stampa.


Elaboro le cose successe nelle ultime due settimane e cerco di capirci qualcosa.


Soprattutto quelle successe negli ultimi 10 giorni.


E in particolare quelle successe 6 giorni e 2 giorni fa.


Tante cose.


Troppe cose.


E io che ci sgrufolo il naso dei miei pensieri come i cinghialetti tra le foglie...










domenica 2 novembre 2008

Palato allo zenzero




Me ne resto seduto come un cowboy in disarmo. Il cappello appoggiato sulla coperta, accanto ai piedi. Il fuoco che scoppietta sotto la tolla dell'acqua per il caffé. Il caffé è speziato, allo zenzero secondo me: ma lo fanno lontano, dove la pelle è scura, e dove la magia corre a gambe levate davanti alla danza e alla musica sincopata dei tamburi di pelle. Lo bevo un poco alla volta, mi brucia la lingua e mi zenzera il palato.

Il ginocchio ha deciso di prendersi una vacanza.

Ieri camminavo per la Città dei Vicoli, sottobraccio ad amori passati che non sanno mai bene se prendermi a sberle o riempirmi di baci. Camminavo per la Città dei Vicoli ad incontrare volti e strette di mano, pacche sulle spalle e meraviglie della scienza. Camminavo soddisfatto per tutto quello che altri sono riusciti a fare, mortificato perchè lo avevano fatto senza di me. Camminavo e camminavo. E avvertivo un qualche lamento dalla mia fedele articolazione. Ma sono settimane che mi parla e non l'ascolto.

Questa mattina, ho aperto gli occhi su un soffitto non mio, e fresco dell'ospitalità di nuove amicizie ho sollevato le coperte al ritmo della sveglia, saltando dal letto direttamente nelle braccia di una giornata di sole e fiume. Ma il ginocchio non c'era più. Si era licenziato nella notte. Così sono franato sull'anta di un armadio in legno massello. Con buona pace dell'ospite.

Allora ho impacchettato la mia voglia di fiume, sono tornato nel vecchio Borgo dei Galli, direttamente dagli spaccaossa d'emergenza. SetteGiorniSette di riposo, con le stampelle. Poi visita dall'Uomo Medicina che guarda nelle ossa, per vedere in che condizioni di stress è il mio menisco. Per decidere se mandarlo in pensione definitivamente o rimetterlo in piedi in qualche modo.

E intanto penso alle uscite nei boschi di questa settimana, ad una donna lontana che non sa se scegliere me o le terre infinite dei caffé speziati, ai cuori spezzati che cerco di tenere assieme con qualche coccola e tanto cocciuto affetto, a qualche amore passato mai troppo dimenticato, al mio gemello non fratello dalla Piramide di CollinaScura e al suo trasloco, alle persone amiche che per fortuna ci sono anche quando sono lontane e che quando sono con te, diamine quanto le senti vicine.

Intanto il fuoco crepita, la coperta mi scalda, il ginocchio mi saluta.

E il caffé mi zenzera il palato.