"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


giovedì 18 giugno 2009

Novelle





...E mentre a Boscolandia spuntano nuovi inquilini,
quasi morti di Fame e Freddo e Spavento,







...Altrove spuntano luoghi dove rintanarsi
a fare l'amore
quando il caldo sfianca...









... o dove progettare il primo esproprio proletario
della prossima resistenza...









giovedì 11 giugno 2009

Entusiasmi miracolosi










E ieri che ho portato tra i monti una masnada di undicenni con Suor Biba come riferimento?

Tra un CammineròCammineròSulllaTuaStradaSignore e un IoLoSoSignoreCheVengoDaLontano, ho fatto il pieno di fede cristiana: come non ne facevo da quando portavo la croce ai funerali e suonavo la campanella durante le messe solenni.

Insomma, un Avemaria prima di partire, un Padrenostro prima di pranzo, un Ohgesùdamoreacceso prima della discesa per il rientro.

Sta di fatto che arriviamo al pullman, che è rimasto sotto il sole tutto il giorno.

La suora sale con la prima infornata di marmocchi, e io subito dietro, seguito da Vincenzo l'autista. Nel bus si muore di caldo.

- Oh, che caldo - fa Suor Biba, tutta accorata - Presto, chiediamo al signore di accendere l'aria condizionata!

- Sorella, non le pare di esagerare? - dico con sorriso beffardo.




martedì 9 giugno 2009

i pensieri del giorno








Una carrozza nuova, che la vecchia sta perdendo i raggi delle ruote, si dovrebbe poterla trovare senza tutti 'sti casini.

Un brutto voto a scuola, decisamente non meritato, può effettivamente minare l'entusiasmo. Meno male che è di cemento armato.

Una stupida discussione notturna con la Signorina Airone, senza potersi ammorbidire di persona, non passa inosservata in Svizzera nemmeno quando è per telefono. Meglio rimediare prima possibile.

Due giorni di riunioni all'Acquario senza quasi soluzione di continuità rendono Timothy idrofobo.

Un tempo sulla testa che Parrebbe voler piovere, Ma dai no, anzi magari diluvia, No dai che esce il sole, Ma no tuona, non senti? Bah... c'è il sole rende Timothy più curioso che mai.

I progetti di vita a lisca di pesce, che non s'incastrano nemmeno a bestemmiare, ma che quando s'impuntano, cazzo se riesci a venirne fuori, rendono Timothy sarcasticamente eccitato.

La Svizzera che se non fosse oltre confine sarebbe meglio (forse), sarebbe meglio andarci noi, anche piuttosto in fretta.

Un branco di freakkettoni - che tra un po' devo diventarci amicone e non ci son cazzi che mi vada a genio 'sta cosa, anzi: più ci penso peggio è - è meglio che mi insegnino a travestirmi da freak se no butto qualcuno a mollo.

Stasera si esce a cena con l'Angelo Con gli Stivali. Ma che fine han fatto la Duchessa e la Fata Anarchica?

Le guance restan sempre le guance e un pancino morbido vale mille telefonate consolatorie.




venerdì 5 giugno 2009

La storia dei due ricci
















La giornata era una di quelle piene di sole, alla fine dell'estate. L'aria era chiara e trasparente e persino le zanzare avevano capito che mettersi a volare con un cielo del genere sarebbe stato un delitto sociale. Così la brezza svolazzava leggera tra le fronde degi alberi e l'enorme disco dorato splendeva incastonato in un indaco compatto e senza striature.

Due ricci se ne andavano, ognuno per la sua strada, lungo i sentieri del Grande Prato: sotto le siepi, in mezzo agli aghi dei Cedri, sgambettando per il verde smeraldo dell'erba appena rasata e il giallo paglierino del fieno lasciato sul campo. Tutti e due avevano il naso all'insù: un piccolo bottoncino nero umido, fissato sul musetto morbido, appena sotto un paio di occhi tanto meravigliati dalla bellezza della giornata da starsene spalancati come un poderoso sbadiglio.

Il primo riccio, che poi era una Riccia, se ne scendeva dalla collina. Aveva gustato la frescura dei boschi e se ne tornava tranquillamente verso il fondovalle, dove scorreva il fiume. Aveva sentito parlare di una pozza dove potersi fare il bagno senza doversi preoccupare dei corvi o di attraversare la strada. Si vedeva che aveva letto Gramsci. Portava sulla schiena un'enorme mela rossa, tutta lucida e luccicante: l'aveva raccolta sotto il grande melo a mezzacosta, rotolandosi su un lato, finché non era riuscita a infilzarla ben bene nei suoi aculei. Ora se ne camminava via, un po' barcollando sotto quel peso gigante, un po' chiedendosi come avrebbe fatto a mangiarsela, questa mela, ora che ce l'aveva sulla schiena.

Il secondo riccio, che era poi un Riccio, stava risalendo il prato verso la collina. Era stato al fiume a darsi una rinfrescata e aveva sentito dire che su per i monti, proprio lungo le siepi del campo, si poteva incontrare un grande melo, le cui mele erano senz'altro tra le più succose e dolci della valle. Era un riccio strambo, lo conoscevano un po' tutti, da quelle parti: sempre dietro a parlare di cose difficili - che chiamava concetti - boffonchiava d'aver letto Shopenauer e passava gli inverni ad inseguire le altre ricce cercando di avvicinarle il più possibile, Per scaldarci a vicenda! diceva convincente - sbagliando poi clamorosamente le distanze e finendo inevitabilmente per farsi pungere e scappar via.

Nel loro camminare col musetto all'insù, i due ricci si giravano di qua e di là: ora guardavano che nessuno fosse nascosto dietro un cespuglio per portarseli a casa in un sacco, ora seguivano con lo sguardo lo svolgersi delle radici di farnie e faggi, ora ascoltavano rapiti il vento che frusciava tra le fronde delle siepi, ora porgevano le orecchie ai richiami di usignoli e fringuelli. Mai che guardassero dove stavano andando o dove mettessero le zampette.

Un bel momento, appena prima di imbucare la via del bosco, il Riccio di Shopenauer sentì un gran roboare di cose rotolanti. Qualcosa a metà tra il rosso lucente e il marrone pungente gli fu addosso, sbucando d'un salto dalla siepe e trascinandoselo via lungo il pendio della collina: fino in fondo al prato, proprio in mezzo al sole.

Proprio un attimo prima, mentre ammirava estasiata il volo d'una piuma, la Riccia di Gramsci aveva cominciato a rotolarsene giù per la collina picchiando la mela, il muso e la schiena tra i sassi e le radici. Cozzò a tutta velocità su un'ultima radice, rimbalzandosene in aria per poi travolgere qualcosa di incredibilmente morbido e stranamente pungente, trascinandoselo via lungo il pendio della collina: fino in fondo al prato, proprio in mezzo al sole.

A quel punto, Riccio e Riccia cercarono di rimettersi in piedi, un po' intontiti. Il sole gli riempiva gli occhi, e il paesaggio intorno stentava a farsi sempre più nitido.

Riccio si accorse che qualcosa non quadrava. La sua schiena era appesantita e i suoi aculei erano come impigliati: non che riuscisse a girarsi per guardare, ma gli sembrava come se qualcosa di rosso e lucido, un po' tondo e un po' no, gli si fosse infilzato addosso. Anche Riccia s'era accorta che qualcosa era cambiato: il capitombolo aveva spezzato la mela, metà della quale s'era incuneata sulla schiena di quel buffo riccio steso lì davanti, a grattarsi la testa sconcertato.

Messo a fuoco il mondo, le pupille nere e profonde dei due si incrociarono.

- Hai metà della mia mela sulla tua schiena, Shopenauer... - La voce sorridente di Riccia si fece sentire

- Uh, come? Ah, la mela... E' una metà mela questa? Proprio qui, sul mio dorso? Dì un po', Gramsci, sarà mica una di quelle rosse e succose del melo a mezzacosta? - La voce titubante di Riccio era un unico punto interrogativo.

- Eh, sì... l'ho raccolta da poco... Se vuoi puoi assaggiare un po' della mia metà...

- Uh, davvero? ...Beh, potrei pensarci, grazie... Direi che sembra proprio una delizia!

E se ne zampettarono via insieme, felici e contenti di mordicchiarsi di tanto in tanto, alla giusta distanza di mezza mela.





Che domanda!








Sapete dirmi chi popola questa stupenda immagine
di Roberto Innocenti?



Io e la Donna Ottocentesca abbiamo individuato Ahab, Ismaele, Moby Dick, il commissario Maigrait e l'aviatore del Piccolo Principe.



Chi altri riconoscete?