"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


lunedì 3 marzo 2008

Quando si educa con speranza (alla fermezza) e con fermezza (alla speranza)


Questa mattina sono stato convocato per tenere una lezione sulle Cose di Natura in una "cascina mediana" a nord di Città Grande di Nebbiascura.

Ero convinto fosse una tipica cascina mediana, tutta muri sbrindellati e bambocci un po' fumosi nello sguardo e nell'animo, vivaci e imperturbabili nella loro confusione.

Con mio sommo stupore mi sono ritrovato in faccia ad una "cascina di base", con tanti piccoli funghetti saltellanti attaccati alle gonne delle mamme chiacchierone.

Con un po' di sgomento ho pensato che ci fosse un errore. Ero stato chiamato per spiegar di natura Sì a dei marmocchi, ma marmocchi un bel po' più grandi: si erano scambiati una seconda mediana con una seconda di base!

Anche l'edificio non era quel che si potesse aspettare da una cascina dei nostri tempi. Anziché un grosso quadrato neozarista con finestroni uguali e geometrie ipertrofiche e ansiogene, se ne stava sdraiato davanti ai miei occhi un complesso di bungalow con la pianta a stella, collegati tra loro da corridoi bassi, larghi e pieni di sole. Ad ogni punta della stella corrispondeva una classe, altrettanto ben areata e soleggiata.

All'interno di ogni classe, banchi per circa 25 bambini erano disposti in modo che ci fosse lo spazio per passare agevolmente, e le pareti erano state coperte di disegni, filastrocche, leggende e numeri canterini.

Trasportato nell'aula da cotanti colori e dal vociare allegro delle combricole più piccole, ho saluto con sorriso melone la Maestra e la sua Assistente. Notando gli sguardi d'intesa, ho deciso di sorvolare sull'evidente misfatto alla radice della mia presenza in quel luogo e ho cominciato la lezione.

Ora, il sale di questa esperienza non è stato lo stupore per lo sbaglio di segreteria. Neanche lo stupore per i colori e le risate cristalline che decoravano l'aria della cascina. E nemmeno l'ammiccante sorriso di due insegnanti che sanno fare il loro lavoro e non lo nascondono. Bensì la composta ed educata voracità di informazioni scientifiche dei 22 piccoli batuffoli di curiosità che avevo davanti.

Senza batter ciglio, si sono buttati con me in una lezione che era evidentemente troppo per loro - nonostante la sensibilità con la quale ho semplificato la maggior parte delle spiegazioni - e hanno assistito meravigliati allo spegnimento delle fiamme d'una candela per effetto dell'Anidride carbonica, al gonfiarsi di palloncini grazie al lievito in acqua bollente, allo spargimento di gas spuzza-e-brucia dovuti alla liquefazione dello zolfo, e ben altro.

Il tutto sotto lo sguardo attento e controllato delle maestre, sempre pronte a tenere la curiosità dei batuffoli entro i binari della Domanda e del Rispetto.

Questa classe, grazie ad una Maestra illuminata che crede ancora che la Scuola abbia molto da giocare nella formazione di un Paese nuovo, è per me un piccolo esempio di come una educazione alla speranza per noi educatori sia ancora possibile.

1 commento:

lanessie ha detto...

ma che meraviglia, marinaio della foresta educativa! :O)