"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


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domenica 10 ottobre 2010

Per un passero, il prossimo inverno...





Se, anche a voi, capitasse di guardare fuori dalla finestra, potreste scorgere - tra i rami in giardino o sul balcone di casa - qualche passerotto smarrito e svolazzante.


I più sensibili di voi potrebbero iniziare a domandarsi dove mai questi dolci uccelletti possano andare a procurarsi il cibo durante l'inverno, finendo quindi per prodigarsi nello sbriciolare quantità incredibili di pan secco sul davanzale della finestra. Per quanto il gesto sia assolutamente caritatevole e in buona fede, rischia di ritorcersi contro quegli uccelletti che volevate salvare: il pane, infatti, dona una sensazione di finta sazietà, e non presenta quei benefici nutritivi dei quali passerotti e simili hanno bisogno.


Allora riporto le istruzioni per costruire un buon "ripostiglio" per le semenze invernali, esattamente come quello che appenderò al mio balcone tra qualche settimana.


Per costruirlo sono necessari:
- un barattolo di vetro, il più cilindrico possibile (l'apertura non troppo stretta rispetto al vasetto)
- due tondi di cartone spesso, leggermente più stretti del barattolo di vetro
- fil di ferro
- una mistura di semenze: la più consigliata contiene miglio, girasole, papavero, canapa e frumento
- dello strutto


Bucate i due tondi di cartoncino, fate passare il fil di ferro nel primo e fissate il tutto sul fondo, annodando il filo o ancorandolo con un pezzetto di legno.


Calate il tondino col fil di ferro dentro al barattolo.


In un recipiente, preparate un misto di strutto e semenze. Lo strutto non dovrà essere in eccesso, altrimenti gli uccellini faranno fatica a trovare i semi, ma questi ultimi non dovranno essere troppi, altrimenti il nostro "serbatoio" non avrà la giusta consistenza e si disferà.


Versate la mistura nel barattolo di vetro, facendo attenzione a tenere il fil di ferro ben dritto, con una parte fuori dal bordo. Applicate poi l'altro cartoncino, premendo leggermente sulla superficie della mistura e fissatelo col fil di ferro.


Quando lo strutto si sarà solidificato, estraete il tutto dal barattolo di vetro. Se il barattolo non vi dà problemi, dovreste trovarvi con un cilindro misto di strutto e semenze, sorretto dai due tondi di cartone, con un'asola di fil di ferro pe poterlo appendere ad un albero in giardino o sul balcone.


Potete farne quanti volete, potete usare una tolla dei fagioli al posto del vetro, uno spago al posto del fil di ferro, potete applicare delle stecche di legno all'interno per facilitare l'appoggio degli uccellini, potete cambiare mistura e vedere quali uccellini preferiscono questo o quello... insomma, potete sbizzarrirvi... A patto che mi raccontiate come va!



martedì 21 ottobre 2008

Ricicreando




Un pozzo di creatività,
con un sacco d'immondizia.



un ragno

un samurai


una sogliola


una macchina fotografica


due maschere


un omino stolto (col riso in bocca)


un orologio

un drago


un faro


un formichiere


i fratelli pipistrelli


un gatto


un'astronave




una base missilistica per astronavi










mercoledì 17 settembre 2008

Revisionismi glotto(il)logici




Una bella gita, passeggiando per una piana glaciale tra due pendii di colline moreniche, nella più profonda provincia di Città Primadeimonti.

Da guida, sto facendo le mie osservazioni su piante, animali e formazioni geologiche, quando ci imbattiamo in uno stagno nato da una piccola risorgiva nei paraggi.

Bimbini - Scusa, signore guida, perchè si chiama Laghetto "Dul Peder"?

Maestra - Ve lo dico io, bimbini! Una volta, qui veniva sempre un signore che di chiamava Pietro a prendere l'acqua, e tutti han cominciato a dire, "quéllì, l'è ul laghet da quéllà, l'è ul laghét dul Peder!"

Bimbini - Ma, maestra... tu parli dialetto?

Maestra - Eh, sì, parlo la lingua dei Celti!

Bimbini - .. ooohh...



L'ho bastonata. Letteralmente.

Maresciallo, il cadavere è sul fondo dello stagno.
















martedì 29 aprile 2008

Assalti frontali (culinari)


Domani si riparte per il Fraterno Paese Neutrale, proprio sopra le amate Montagne di Confine. Tra un lago e l'altro, fino al Giorno del Sole, ci troveremo ancora ad affrontare la Natura in chiave pedagogica. Sempre che poi un Paese nel quale tornare ed esercitare una professione ad essa legata esista ancora.

Per celebrare la ripresa dei lavori, gli organizzatori hanno avuto la meravigliosa idea di replicare il suntuoso banchetto collettivo che ha aperto la prima tranche di lavori. Occasione nella quale, per altro, in qualità di cialtrone del villaggio sono riuscito ad assaggiare ben più di quanto offerto - dicono.

Così, per togliermi dalla testa quello che, nei prossimi 5 anni, pagheremo in termini di ambiente e pensiero laterale, ho deciso che la cosa migliore da fare sia buttarmi sui fornelli (e non in senso letterale).

Spronato da Wonder Thought - la supereroina che intontisce i nemici con il suo pensiero tagliente e disarma gli amanti con frasi dolcissime, momentaneamente interdetta alla cucina - penso che mi metterò il grembiule per sfornare una succulenta torta salata in stile faciòchevuoi,purchèsemagni.


Ecco cosa prevedono le prossime due ore:


- recuperare il macinato, una teglia, dell'olio, dell'aglio, una serie indefinita di cubetti di affettati, due uova, un tegame, un'altra serie indefinita di spezie simil-curry, odori all'infinito, una sfoglia e un forno.

- stendere la sfoglia nella teglia da forno.

- prescaldare il forno.

- soffriggere leggermente macinato, affettati, spezie e odori.

- impastare la carne con l'uovo nel tegame.

- stendere il ripieno impastato nella sfoglia e ricoprire con ciò che si trova.

- infornare ad una temperatura moderatamente adeguata, per una quantità di tempo compresa tra "cazzo è cruda!" e "cazzo è bruciata!".

- non perdere mai di vista la teglia nel forno nel lasso di tempo necessario.




Buon appetito.




P.s. Io avrei voluto fare una carbonara, o una pasta pannaesalmone, ma mangiarla domani sera non sarebbe stato il caso!

martedì 12 febbraio 2008

Per chi ha perso la bussola


Si dice che nell'antica Cina, quasi 2300 anni fa, qualcuno cominciò a capire che spaccando un certo tipo di pietra e legandolo ad una corda, questa pietra poi si sarebbe orientata sempre nella stessa direzione. Ovunque ci si trovasse, ovunque si voltassero le spalle, quella si girava sempre di là. E poi si fermava.

Per questo veniva chiamata "La Pietra che Guida", e la si usava soprattutto in mare, dove l'assenza quasi totale di punti di riferimento la rendeva estremamente salvifica.

Quella pietra, si disse qualche secolo più tardi, non era altro che la magnetite, che a quanto pare deve il suo affascinante nome ad una regione della Grecia nella quale abbondava da far spavento.

Col passare dei lustri e dei secoli, poi, la magnetite è entrata a far parte del processo di produzione in massa delle bussole, che oggi si trovano anche nei pacchetti delle PataChips o nelle riviste come TopoTrekking e PaperCamping.

Per noi marinai di foresta, invece, non è assolutamente necessario andare in edicola, per avere una bussola che sia tutta nostra e funzionante.

Quello di cui abbiamo bisogno è:

- una calamita (se non l'abbiamo in tasca, la possiamo prendere dalle casse dello stereo del figlio dei vicini)

- un pezzettino di creta (del Patafix francese andrà benissimo...)

- uno spillo di acciaio (facilmente reperibile in qualsiasi cassetto della nonna)

- un tappo di sughero (anche quello staccato a morsi per aver dimenticato il cavatappi andrà benissimo)

- una bacinella di plastica (e che sia plastica, pofparbacco!)

- acqua (che va bene che scarseggia, nel mondo... ma per orientarsi questo e altro!)

- un coltello affilato (...)


E che cosa ce ne facciamo di tutto ciò?


Semplice:

- fissiamo il nostro spillo d'acciaio con il Patafix su una superficie piana.

- "accarezziamo" una metà dello spillo con la calamita, senza mai cambiare il senso delle carezze e senza mai cambiare la faccia della calamita con la quale le stiamo facendo.

- facciamo sparire la calamita dai paraggi.

- tagliamo un pezzo di tappo di sughero, in modo che somigli ad una monetina alta 1 cm.

- fissiamo l'ago magnetizzato con del Patafix sulla moneta di sughero.

- riempiamo la bacinella d'acqua.

- appoggiamo delicatamente l'ago magnetizzato e sugherato.

- facciamo un segno su un pezzo di carta.

- appena l'ago smette di girare, posizioniamo il segno di carta sul tavolo in corrispondenza della sua direzione.

A questo punto?

Nulla, l'ago si metterà a girare fino a fermarsi. Anche girando la bacinella, l'ago tornerà a segnare la stessa direzione. Si tratta della direzione del campo magnetico terrestre. Di fatti, il nostro pianeta è un enorme - per quanto debole - magnete e un suo polo indica grosso modo il Nord geografico, mentre l'altro punta a Sud.

Se facessimo rientrare in gioco la nostra calamita, il suo campo magnetico interferirebbe con quello terrestre, facendo impazzire la nostra bussola.

Proprio come quando uno pensa che la sua vita stia andando in una direzione e poi interviene qualcosa che gli fa perdere la trebisonda.