"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


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sabato 18 ottobre 2008

Elastici in sospensione





In questo momento dovrei essere a fare la spesa.

Perchè poi, tra meno di un'ora dovrei essere a Città Grande di Nebbiascura a gozzovigliare con altri scalzacani amanti dei bagordi come me.

E invece sono qui a lasciare un nuovo messaggio in bottiglia.
Che è davvero troppo tempo, dall'ultima volta seria.


Sono giorni di grande frenesia questi.


Sono i giorni in cui impazzisco correndo dietro a maestre di ogni razza, credo, età e sesso. Le peggiori sono quelle devote alla Trinità, quelle delle scuole delle suore. Quelle che ti fanno fare migliaia di miglia per un incontro e quando sei lì ti dicono Guardi, noi per quest'anno con le attività extrascolastiche siamo a posto: manderemo i nostri ragazzi in visita al papa, quindi grazie di essere venuto e arrivederci.
E ti viene voglia di appenderle al muro gridando Non potevi dirmelo al telefono, pinguina! ma non lo fai perchè sei professional e allora la saluti dicendo Che Dio la benedica, Sorella... ma forte! e sulla testa! E scappi ridendo.


Sono i giorni nei quali le persone ruvide hanno preso il largo all'improvviso, lasciando dietro di sé una scia di vita levigata, e ogni tanto uno si ferma e sta lì ad accarezzarla e a perdersi nei profumi delle sue polveri. In pace col mondo.


Sono i giorni nei quali il lavoro doveva essere quasi esclusivamente in ufficio, o a parlare con le maestre. E invece sono sempre in giro, per le paludi a caccia di coccodrilli migratori e mangiatori di orologi, per boschine ricolme di vecchietti incazzati col mondo perchè nessuno ha più la voglia e il tempo di rastrellare il sottobosco, e per montagne con conche spaventosamente giganti e laghi incredibilmente cristallini.


Ieri, ad esempio, in montagna, io e i marmocchi di turno abbiamo visitato un antico luogo sacro.

Vicino ad un lago di acqua pura, accanto ad una torbiera preziosissima, si stagliava un roccione grande e spaventoso, con un'apertura spaccata proprio nel centro, a scendere verso gl'inferi, ma senza ritorno.

E proprio davanti alla bocca del diavolo stava un macigno, un altare, una pietra sacrificale, sulla quale si scorgevano i segni e le punzonature dei pugnali in osso di lupo sfoggiati dalle streghe da sotto il mantello, all'improvviso, quando volevano sventrare aquile e corvi per le predizioni.


Oggi, invece, ho bradipato.
Steso, chiuso, rannicchiato nel mio dolce immenso letto, a tenermi caldo con le coperte di lana cercando di far spavento ad una febbre incombente.

Che la febbre viene solo se sa che hai mille impegni.
Se le fai credere che sei disoccupato e che non hai nulla da fare, se ne va a gambe levate.
Credo abbia funzionato anche questa volta.


E domani si ritorna sul Fiume Azzurro.
Che abbiamo da scortare quasi 100 anime da una sponda all'altra, io e gli altri marinai di foresta.


Ma ora basta.
Ora si va a far provviste.
Che di rhum da barattare ne è arrivato, finalmente.


mercoledì 7 maggio 2008

Riflussi e precariato


Il mio potrebbe essere il secondo lavoro più bello del mondo, ma a volte mi sento così stufo...

Stufo di prendere accordi volanti, a voce, senza uno straccio di riga scritta.

Stufo di capire una cosa e poi vedermene affibiare un'altra, perchè da bravo ingenuo ho dato per scontati alcuni diritti fondamentali.

Stufo che per costruire una mia professionalità io debba pagare in termini di servilismo e volontariato.

Stufo che il mio entusiasmo e la la mia volontà siano trattati come cieca obbedienza e stupida abnegazione.

Mi è capitato due anni fa, quando ho aiutato un professore a redigere una enciclopedia geografica. Mi è ricapitato quast'anno lavorando con i bambini terminali in ospedale a Città dei Vicoli.
E - sebbene in misura minore - mi ricapita ora, un po' in tutte le collaborazioni che sto portando avanti.

Perchè anche in questo lavoro non esistono una contrattazione che sia tale, un accordo preso guardandosi negli occhi, una valutazione del lavoro basata sulla qualità della vita e non sul ritorno di chi ti stipendia?

Forse perchè il mio ufficio è un bosco, la mia scrivania la riva di un fiume e il mio caffè è l'acqua gelida? Impareggiabile, forse. Ma non basta.

Anche se ho il secondo lavoro più bello del mondo, per Dio, voglio la mia professionalità.


Voglio la mia dignità.

giovedì 21 febbraio 2008

Emergenze




Da queste parti abbiamo quasi finito il Rhum.
Stiamo raschiando il fondo.

Per tutti i lupi di mare senza grog,
andando avanti così ci toccherà bere acqua di mare!

E questo, per il cowboy acquamarino non è un grosso problema,
ma per me sì!


Argh!