"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


venerdì 31 ottobre 2008

La strada, in volo






Fatina,

che dormi anarchica

sotto il mio cuscino,

non aver paura di fare

la strada che devi.


E se, per la pioggia,

le ali si bagnassero,

come i cormorani,

ti basterà

danzare un po'.



mercoledì 29 ottobre 2008

Rifiuti liquidi







- Bene, bimbini, oggi parliamo di rifiuti.

- Yeahh!

- Prima di buttare via una cosa, che cosa ci facciamo?

- La usiamo! La mangiamo! La consumiamo!


- Bene, e prima di consumarla?


- La compriamo!


- Bene, e prima di comprarla?


- La creiamo!


- Bravi, e che cosa usiamo per creare le cose?


- Le materie prime!


- Ottimo! In una parola sola: RRRRR....


- RUSCELLO!


- ....










martedì 28 ottobre 2008

La fiaba del castoro testardo


Stufo di continuare a fare e disfare tane e dighe ad ogni piena o acquazzone, un giorno, un castoro si intestardì e decise che avrebbe eretto la più grande e possente delle dighe. Mai nessuna piena, mai nessuna pioggia, mai nessuna calamità avrebbe potuto infrangerla o travolgerla.


Avrebbe avuto piccoli canali di sfogo, grossi tronchi di mezzana e sostegno, e chiuse da aprire a piacimento. Sarebbe stata tutta costruita con la sola forza dei suoi dentini aguzzi e delle sue zampette pelose. Avrebbe trasportato grossi tronchi e piccoli rametti spingendo veloce la sua coda pinnuta da un capo all'altro del fiume, andando a cercare quello di cui aveva bisogno fin dentro la foresta.

Avrebbe prediletto i tronchi di ontano e salice per le fondamenta, mentre avrebbe cercato le querce e i faggi per le travi e i sostegni. Avrebbe cercato i noccioli per i piccoli pertugi e le foglie di castagno per tappare i buchi che inevitabilmente si sarebbero aperti, qui e là.

Piano piano, un passo alla volta, il piccolo castoro si mise all'opera. E con il tempo i risultati non tardarono. Il corso del fiume cominciava a ingrossarsi, allargandosi in un piccolo lago alle spalle della diga.

Ogni piccolo tronco era una goccia fermata.

Lavorando alacremente, il piccolo castoro non si era reso conto degli animali della foresta che lo guardavano come fosse uscito di senno. Che cosa voleva fare, allagare la valle? E Tutti gli animali che vivevano vicino al fiume, a loro non pensava?
Niente da fare.

Il piccolo castoro sgagnava tronchi come nessuno dei suoi simili aveva mai saputo fare. Dentate veloci e precise troncavano anche gli ostacoli più duri. E una maestria ingegneristica innata gli permetteva di incastrare i fusti così bene da trovare risposta alle più assurde domande della Fisica.


Alla fine, soddisfatto, il castoro si fermò e chiuse gli occhi.
Conosceva la sua diga centimetro per centimetro.
E dai centimetri si fece guidare fino alla sommità.

Arrivato in cima, aprì gli occhi e vide davanti a sé un nuovo, immenso lago. Sulla superficie del lago il sole rosso del tramonto sfavillava e ballava, portato sulla musica del primo vento d'autunno.


Il cuore del castoro traboccava.
La sua diga c'era. Era forte. Era la diga più forte del Creato.
Il fiume era scomparso.
La valle era sommersa.
I torrenti scendevano tranquilli fino allo specchio d'acqua.


E ora?
Si chiese il piccolo castoro.


E ora che faccio?
Si ripetè il piccolo castoro.


E ora dove la costruisco un'altra diga?
Rifletté il piccolo castoro.


Sospirò, e scese lentamente verso l'ultimo legnetto che aveva inserito nel suo capolavoro, in fondo: dove una volta scorreva il fiume.


Se ne faccio uscire solo un poco, più a valle avrò ancora un posto dove costruire altre dighe.
Si disse convinto.


Afferrò il legnetto tra i denti.
Lo tirò.

Un piccolo rivolo cominciò a sgorgare.

Il castoro sorrise. Soddisfatto.


E poi più nulla.







lunedì 27 ottobre 2008

Appunti geografici, un po' scientifici






Da Lo Scienziato Puzzle, Festival della Scienza, Genova.



Bimba - Maestra ma il geografo è uno scienziato?

LaNessie - Eh, sì, insomma... sai c'è tutta una disputa tra umanisti e naturalisti... però, si, dai, a suo modo...

Bimba - ....?

Bimbo - Io lo so che cos'è un geografo!

LaNessie - Davvero? Dai, dillo!

Bimbo - E' quello che studia tutti i paesi, poi va in giro per il mondo, e nessuno sa più dov'è!




venerdì 24 ottobre 2008

briciole






Tanto mi leggi poco.
lo so.
Presa e persa come sei tra polvere e castagne.


Però qualche bacino te lo lascio lo stesso.


Che se poi perdo la strada,
poi li seguo,
e poi, magari, mi ritrovo.


Da solo, sai?
Non devi fare niente.




ultimi sbalzi









Una giornata spaventosamente bella, in questo autunno indaffarato. Rossa di foglie, gialla di sole e azzurra di cielo. Trasparente, perfino.

Oggi si finisce tutto presto, a costo di saltare il pranzo.

E si raccolgono le forze per domani e dopo.

Grandi pulizie, cena con gli Amici per inaugurare il covo, a letto presto e domenica, se il Cielo acconsente, gita in fiume a prendere un po' di acqua sulla faccia e a farsi ruzzolare dalle correnti.

Ah Ah.

In faccia ai maligni e ai superbi.

giovedì 23 ottobre 2008

Oh Mammasaura!





Dopo l'ennesimo sopralluogo in palude,

sono ancora in ufficio.

Ho una gamba che non funziona,

salterò la lezione di karate,

domani sera rischia di saltare la cena inaugurale,

e, cazzo,

sono ancora in ufficio.

E sto lavorando.


martedì 21 ottobre 2008

Ricicreando




Un pozzo di creatività,
con un sacco d'immondizia.



un ragno

un samurai


una sogliola


una macchina fotografica


due maschere


un omino stolto (col riso in bocca)


un orologio

un drago


un faro


un formichiere


i fratelli pipistrelli


un gatto


un'astronave




una base missilistica per astronavi










lunedì 20 ottobre 2008

Gesti sciamanici






Finito l'incontro preliminare, nel quale spiegavo ai marmocchi di turno che ho fatto il sopralluogo nella loro palude per organizzare per bene la loro super-uscita, mi accingo a rimettere la Cartina dell'Europa sul chiodo dal quale l'avevo tolta.

Il chiodo ospitava, da tempo immemore, quel povero cristo appeso a braccia aperte: il figliolo dello spirito, per intenderci.

L'insegnante del caso cerca in qualche modo di darmi una mano, visibilmente agitata.
Nel mentre entra tale professore di musica, nonché dirigente scolastico.

- Marina, sono venuto a chiederti di spostare la tua ora, doma.... ma cosa state facendo?

- Riappendiamo la cartina, dice la professoressa con un sorriso tirato.

- Ma sul Gesù? E no, eh!

- Guardi, che il Gesù c'è anche senza crocefisso..., dico io con fare sornione

- Eh, bravo... finisce che qui mussulmanizziamo tutto, poi! Ci trovo io un altro posto domani!

Detto questo, fa per andarsene, e quasi imbocca la porta. Si gira di scatto, chiudendo i talloni, alza la mano destra tesa al cielo, chiude indice e pollice in un vago segno di "ok" e, rivolto ai bambini sorridenti, grida

- Uè, m'racumandi: Semper in pè!

E sparisce.


Ora. meno male che son nato diplomatico e professionale, ma non troppo.

Avrei voluto intavolare una discussione pacifica e approfondita sui deleteri valori del fascismo e sulla finta prevenzione dal "cambiamento da osmosi col diverso", nonché sulla fasulla e ipocrita riscrittura delle pagine della Storia più o meno recente, per finire con la ridicola convinzione che "Padania" sia un concetto geo-sociografico reale e omogeneo. Al primo accenno di orgoglio padano, però, avrei perso le staffe, perchè sono proprio stufo di sentire queste stronzate.
Ho preferito ingoiare.


Però, cazzo.

Mi dico, se questi sono gli insegnanti di oggi, che lo facciano questo benedetto federalismo.

E che si rinchiudano tra i monti di qualche loro boia di tempio celtico ad insegnare a cacciare come facevano i loro trisavori inventati.

Che noi, al di qua del confine, ci liberiamo di questo peso e ricominciamo seriamente a creare una società che si basi sulla condivisione e sulla espansione delle esperienze.




E poi mi calmo e mi chiedo, non sarà che comincio a ragionare come loro?

Come si può ragionare con questi elementi, capire il senso profondo di questi cambiamenti e ipotizzare nuovi, più inclusivi, scenari?








sabato 18 ottobre 2008

Elastici in sospensione





In questo momento dovrei essere a fare la spesa.

Perchè poi, tra meno di un'ora dovrei essere a Città Grande di Nebbiascura a gozzovigliare con altri scalzacani amanti dei bagordi come me.

E invece sono qui a lasciare un nuovo messaggio in bottiglia.
Che è davvero troppo tempo, dall'ultima volta seria.


Sono giorni di grande frenesia questi.


Sono i giorni in cui impazzisco correndo dietro a maestre di ogni razza, credo, età e sesso. Le peggiori sono quelle devote alla Trinità, quelle delle scuole delle suore. Quelle che ti fanno fare migliaia di miglia per un incontro e quando sei lì ti dicono Guardi, noi per quest'anno con le attività extrascolastiche siamo a posto: manderemo i nostri ragazzi in visita al papa, quindi grazie di essere venuto e arrivederci.
E ti viene voglia di appenderle al muro gridando Non potevi dirmelo al telefono, pinguina! ma non lo fai perchè sei professional e allora la saluti dicendo Che Dio la benedica, Sorella... ma forte! e sulla testa! E scappi ridendo.


Sono i giorni nei quali le persone ruvide hanno preso il largo all'improvviso, lasciando dietro di sé una scia di vita levigata, e ogni tanto uno si ferma e sta lì ad accarezzarla e a perdersi nei profumi delle sue polveri. In pace col mondo.


Sono i giorni nei quali il lavoro doveva essere quasi esclusivamente in ufficio, o a parlare con le maestre. E invece sono sempre in giro, per le paludi a caccia di coccodrilli migratori e mangiatori di orologi, per boschine ricolme di vecchietti incazzati col mondo perchè nessuno ha più la voglia e il tempo di rastrellare il sottobosco, e per montagne con conche spaventosamente giganti e laghi incredibilmente cristallini.


Ieri, ad esempio, in montagna, io e i marmocchi di turno abbiamo visitato un antico luogo sacro.

Vicino ad un lago di acqua pura, accanto ad una torbiera preziosissima, si stagliava un roccione grande e spaventoso, con un'apertura spaccata proprio nel centro, a scendere verso gl'inferi, ma senza ritorno.

E proprio davanti alla bocca del diavolo stava un macigno, un altare, una pietra sacrificale, sulla quale si scorgevano i segni e le punzonature dei pugnali in osso di lupo sfoggiati dalle streghe da sotto il mantello, all'improvviso, quando volevano sventrare aquile e corvi per le predizioni.


Oggi, invece, ho bradipato.
Steso, chiuso, rannicchiato nel mio dolce immenso letto, a tenermi caldo con le coperte di lana cercando di far spavento ad una febbre incombente.

Che la febbre viene solo se sa che hai mille impegni.
Se le fai credere che sei disoccupato e che non hai nulla da fare, se ne va a gambe levate.
Credo abbia funzionato anche questa volta.


E domani si ritorna sul Fiume Azzurro.
Che abbiamo da scortare quasi 100 anime da una sponda all'altra, io e gli altri marinai di foresta.


Ma ora basta.
Ora si va a far provviste.
Che di rhum da barattare ne è arrivato, finalmente.


giovedì 16 ottobre 2008

Tour on the bayou










Oggi perlustrazione nella palude Brabbia.


Attenzione:


non vicino.


Nella.






Ho visto i coccodrilli del varesotto.

lunedì 13 ottobre 2008

Mettete insieme i pazzi!









La scatola è di quelle da mille millanta tasselli... Ora che la si è aperta, c'è poco da fare... tocca metterli insieme!


Forza, bimbini!



Anche se da lontano, sono con voi, o miei puzzloidi preferiti!





giovedì 9 ottobre 2008

agorafobie








Un letto grande, per una persona grande.
Ma da soli è sempre troppo.


Se organizzo una festa sul mio letto, chi viene?
Ci prendiamo a cuscinate tutta notte!


mercoledì 8 ottobre 2008

Rifiuti killer








- Bimbini, pensate ad una parola che riassuma la scorsa lezione, poi me la dite, ok?


- Ok!


- Maestro, l'ho pensata, posso dirgliela?


- Certo...


- "Il rifiuto uccide"!


- ...


lunedì 6 ottobre 2008

Storia di un armatore e del marinaio chiamato a sostituirlo





L'Armatore di una famosa baleniera si era trovato a dover affrontare un affare piuttosto incombente, e non avrebbe potuto seguire a dovere i preparativi per la partenza. Assieme al Comandante aveva quindi deciso di passare le consegne ad un'altra persona, quando sarebbe giunto il momento. Dovendo poi sbrigare delle faccende, lasciò che di questa scelta se ne occupasse il Comandante in persona.

Capitava in quel periodo che in quella zona passassero diversi stranieri. Persone dalle esperienze più diverse e interessate a nuovi incarichi, tra i più disparati. Tra essi era anche un marinaio che aveva navigato un po' ovunque e un po' con chiunque, dalla marina mercantile alle navi passeggere, e persino con altre baleniere - ingaggio che gli calzava come un guanto.

Tra tutti i marinai e i contabili che il Comandante interpellò per sostituire l'Armatore, venne scelto proprio quel Marinaio.

Ora, il Marinaio non sapeva nulla su come si armasse una nave. Non sapeva da che parte girarsi per arruolare altri marinai, o per fare un ordine di viveri, non sapeva valutare se questo carico andasse acquistato da quel rivenditore o da quell'altro e non sapeva nemmeno come fare tutti quei conti o come compilare tutti quei dannati fogli dei registri, sui quali si diceva chi aveva venduto cosa e cosa andava consegnato dove.

Però conosceva a menadito le bruciature delle corde che corrono tra le dita, il dolore della schiena rotta sui remi, il puzzo degli stracci usati per pulire e ripulire il ponte nelle giornate di bonaccia, lo sforzo di braccia e gambe mentre si issavano e caricavano i barili sul ponte e sottocoperta. Insomma, sapeva come stare in mare. E sapeva che cosa significasse.

Questo aveva valutato il Comandante. Il resto, ne era certo, lo avrebbe appreso sotto la guida temporanea dell'Armatore. Così, aveva deciso di dare pieno appoggio al nuovo arrivato: avrebbe concesso al Marinaio un periodo di assestamento, nel quale fare domande, errori e confusione a patto che imparasse il lavoro a costo di sputare sangue.

L'Armatore, avvisato a scelta fatta, non era dello stesso parere. Chi era questo sconosciuto che metteva mano tra i suoi carteggi e scarabocchiava sulle sue tabelle? Come avrebbe fatto ad imparare i nomi, le facce, i vizi e le virtù di tutti i clienti e i fornitori? Come osava far sapere a tutti che lo avrebbe sostituito? Come pensava solo lontanamente di riuscirci?

Così, tra l'Armatore e il Marinaio si stabilì uno strano rapporto. L'Armatore usava un tono paternalistico e cercava di mostrare al Marinaio i segreti del mestiere, ma solo quelli strettamente necessari. Quando il Marinaio domandava, l'Armatore rispondeva con fare un po' piccato ma in modo puntuale. Quando il Marinaio faceva confusione, l'Armatore ne rideva e non mancava di farne ridere anche il Comandante.

Cosa strana, capitava - in totale confidenza - che l'Armatore parlasse male del Comandante col Marinaio, quasi a volerlo avvertire di antichi dissapori sopiti ma mai del tutto estinti.

Il caos di quelle giornate prima della partenza era indescrivibile, ma comunque fosse gli ordini si facevano, le casse si imbarcavano, gli uomini si arruolavano, i rapporti al Comandante e alla Capitaneria di Porto erano regolari.
La nave sarebbe stata pronta, Armatore o non Armatore.

Dopo solo qualche giorno, una mattina, l'Armatore non si presentò sul ponte.
Al suo posto, una lettera sigillata in ceralacca, indirizzata al Comandante e all'intero Consiglio della Capitaneria di porto. Gli impegni urgenti che lo avrebbero allontanato dalla nave di lì a breve si erano fatti ancora più urgenti, e quindi da quel giorno i suoi lavori sarebbero ricaduti in toto sul Comandante e sul Marinaio, con o senza la sua formazione.

Molto garbatamente, ma in maniera del tutto esplicita e formale, contestava la scelta del Comandante, auspicava che in sua assenza la nave sarebbe stata in qualche modo in grado di affrontare il prossimo viaggio senza naufragare, e chiedeva che il giovane Marinaio fosse seguito passo passo, perché disordinato, inesperto, inadatto ed inadeguato alle mansioni che gli si chiedeva di adempiere.

Il Comandante rassicurò il marinaio che il Consiglio non aveva preso nemmeno in considerazione quelle parole: fino ad allora si era comportato bene, ed era davvero troppo prematuro esprimere un giudizio tanto netto e universale.

Nel Marinaio, però, la sensazione di sgomento era devastante. Ed il senso di rivalsa, prima d'allora completamente estraneo al suo cuore, si era ormai fatto strada, mettendovi radici. Si sarebbe preparato a dovere, e al rientro dell'Armatore sì che avrebbero fatto i conti.

L'Armatore non ne aveva idea, ma aveva aperto le danze con un avversario forse un po' goffo, ma decisamente instancabile.