"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


giovedì 27 marzo 2008

Passare le Alpi è sempre un'impresa...


Lo è stata per quel tizio a cavallo degli elefanti, non vedo come non possa esserlo per un semplice marinaio di foresta come me. Perchè passare le Montagne, ultimamente, significa sempre smuovere cose che dovrebbero starsene quiete tra il cuore, la pancia e il cervello.

Quelle cose che solo i vecchi cowboy con le grinze sulla faccia riescono ad evocare, davanti al fuoco del campo: non importa se ci sia qualcuno ad ascoltarli, oltre la luna e qualche cactus. Anche da soli, quei vecchi cowboy davanti al fuoco hanno le spalle larghe... oppure sono semplicemente troppo stanchi del peso della vita per rendersi conto di quanto i ricordi ti possano schiacciare.

Ma io non sono nè un barbaro assetato di fama, nè un vecchio cowboy con la pelle grinzosa bruciatadalsole. Sono solo un piccolo marinaio di foresta con il cuore sempre in subbuglio e lo sguardo sulla vita sempre soggetto a suggestioni.

E di suggestioni, oltralpe, ne ho nascoste ad ogni angolo di strada, sotto qualche albero e pietra, dentro uno o due locali speciali. Tutte cose che, nella mia nomade malinconia, mi piace visitare di tanto in tanto. Giusto per ricordare. Giusto per sapere che un cuore ce l'ho e che non lo lascio indietro un pochino ad ogni passo.

Nella Città Dei Mattoni Rosa, avevo nascosto dei ricordi in un posto speciale. Un posticino affettuoso, nonostante fosse fumoso e chiassoso. Le Sherpa. Un posticino piccolo, con un grande viavai di persone, di tintinnii di bicchieri e posate, di profumi dolci e salati avvolti in soffici e saporite crepe. Un posticino nel quale ho ricamato una Storia d'amore, come facevano le nonne una volta con le coperte: dritto e rovescio, punto per punto, ritornando dove le maglie s'erano allargate con ostinata caparbietà. Un Storia d'amore che nessuno si aspettava fossi proprio io a voler chiudere, ed invece è proprio quello che ho fatto - anche se questa è un'altra storia.

Qualche giorno fa, nella Città Dei Mattoni Rosa, ho scoperto che quel posticino speciale non c'è più.

Avrei dovuto ricordarmelo, visto che ero stato lì anche l'anno prima, e forse la situazione non era un granché diversa. Ma non lo ricordavo. Perchè la voglia di affondarmi in una di quelle minuscole sedie, dietro un bicchiere di sidro che sarebbe finito ben prima dell'arrivo della squisita pietanza, era enorme e l'attesa era alle stelle. ...Quando si dice Il soverchiante peso di taluni ricordi...

Così, fermo in mezzo alla strada, sotto una pioggia francamente stancante, me ne sono rimasto impalato a guardare quella che prima era l'insegna di un posto magico, e che ora è solo un negozio di scarpe alla moda.

Mi sono sentito vuoto. Vuoto e disorientato.
E in quello stato ho ripercorso la città, con soli due piedi anzichè quattro.


In un ballo solista che poteva essere, senza volerlo, un nostalgico omaggio ad un luogo elettivo perduto e ad un racconto arrivato fino alla fine: fino al punto in cui diventa tutta un'altra storia.

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