"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


martedì 31 marzo 2009

e se l'anima












E se l'anima ha un posto, e se i pensieri la seguono,
di tanto in tanto, quando non se ne vanno per la strada loro
- dietro a palloncini trasparenti -
quel posto dell'anima assomiglia ad un lago.

Profondo e assopito e grande,
grande grande e quasi gonfio, pergiunta.









giovedì 26 marzo 2009

Valle degrado







Se dalle nostre parti dite Olona!, i nasi si accartocciano, le mani salgono come durante una rapina e la testa si scuote come sotto una secchiata d'acqua gelida.

L'Olona è stato, ed in molti casi è ancora, il simbolo di un'industrializzazione scellerata che nessuno scrupolo si fece a disfarsi dei suoi scarti direttamente nelle acque di una bella valle incavata tra le colline moreniche.

Quella stessa industrializzazione che, spostata la produzione in posti che possono ancora essere inquinati senza un gran bisogno di danari, ha lasciato dietro di sé scheletri architettonici e sociali.

Ammassi d'ossa di cemento e acciaio, cumuli di operai senza case o stipendio: gli uni a cicatrizzarsi in mezzo ai rovi e alle robinie, gli altri a vagare senza più memoria di che cosa voglia dire vivere un territorio, nel bene e nel male, nel godimento e nell'impegno.

Stiamo preparando una serie di interventi a scuola sulla qualità delle zone umide di Lonate Ceppino. Ci sarà davvero un sacco da dire.










Il Fiume Olona e le zone umide all'altezza di Lonate Ceppino (VA).





martedì 17 marzo 2009

Stranincroci







Giornata di sole pieno, che sembra di guardare il tuorlo d'un uovo mentre sfrigola in padella.


L'ammasso di marmocchi cammina lasciando ciondolare le braccia, con la camicia sbragata e la bocca sempre aperta in una risata sguaiata.


Sembrano proprio dei bambini al rientro da una gita in boschina, in una giornata di quasi-primavera.


La testa piena di nuvole.



- Prof Timoteo, lo sa che il cane e il gatto di mia zia trombano insieme?


- Uh, come? Cane e gatto?


- Eh, sì, eh! Uno si mette a gambe aperte, l'altro sopra che lo blocca e... giù duro!!!


- Ah, caspita... e tu?


- E io gliele do!


- Ma dai, magari si divertono così!


- Ma prof, che schifo... sono due femmine!!!


- .....




venerdì 13 marzo 2009

Toccato il fondo...







Belli, scalpitanti, forieri di verità semplici e idee affilate.
Sono idoli da venerare sulle paginette patinate dei magazine per teenager.
Sono i neofascisti di Top Girl.
Sono ragazzini e ragazzine immortalati in pose da divi, che portano in bocca parole dal peso storico devastante come se le avessero trovate ieri nell'uovo di pasqua.


Invasati come solo i ventenni di oggi possono essere, in questa Italia nella quale quando hai venti anni o credi al menefreghismo o ti dai alla borsa o ti metti in mano alle sette o diventi estremista.
Sono giovanotti con un'etichetta addosso, che riparano ai torti subiti scagliandosi contro il mondo alla ricerca di un muro: che li schianti, forse, che li sorregga, possibilmente.


E il guaio grosso è che sono di moda. Che qualcuno, in qualche becera redazione milanese, ha pensato che potessero fare scalpore e fare breccia. E vendere.
E il guaio è che sta vendendo. Non soltanto a chi non ci crede, e acquista il fascicoletto per avere la prova provata di tanta leggerezza e mancanza di buonsenso. Ma anche a un sacco di ragazzine in più del solito, attirate dalla forza devastante di un messaggio unico, chiaro, semplificato.


Ho sempre detestato il Rasoio di Ockham, e vedere che questa Nazione sta chinando il capo davanti alla sempificazione storica, alla semplificazione sociale, alla semplificazione culturale, mi da semplicemente il voltastomaco.


E, diamine, i neofascisti di moda su Top Girl sono veramente il fondo del fondo del barile della pericolosa banalità quotidiana.

Meno male che le lettere di protesta non si sono fatte aspettare, tanto sul forum della rivista quanto sulle pagine del mensile.





martedì 10 marzo 2009

Ritagli sparsi, di nuovo...






Tra la brughiera di Tornavento e il Canale Villoresi, con il Ticino subito al fianco e il Monte Rosa come sfondo.

















Ritagli sparsi





Nei dintorni della Cascina Baracca, a Belcreda di Gambolò (PV), e lungo il Sentiero delle farfalle (Parco Ticino).














lunedì 9 marzo 2009

Piacevoli regressioni







Ci sarebbero un po' di foto carine, da pubblicare oggi... sempre fatte con il piccolo cell, durante una mega passeggiata nella zona sud del Parco del Ticino sabato scorso... Ma le ho lasciate a casa, uff...

Quindi per ora mi spingo solo a ringraziare quei tre marinai di foresta che mi hanno accompaganto in quella giornata, tra una birra in riva al fiume, due chiacchiere sugli amori presenti passati e futuri, tre giochini tipo "Se fossi un... che cosa saresti?" e cose del genere.

Che mi viene in mente che, quando si è in buona compagnia, regredire tipo ad un'età compresa tra i dodici e i sedici anni non è mai un peccato. Anzi.




venerdì 6 marzo 2009

Riciclaggio Potter e la pietra filosofale












- Ok, bimbini, allora abbiamo visto la differenza tra "riciclare" e "riutilizzare"... è tutto chiaro?


- Certo, prof!


- Mmm... Allora... vediamo... se io voglio riciclare una bottiglia di plastica... che cosa m'interessa di quella bottiglia?


- L'alluminio, prof!


- .......




giovedì 5 marzo 2009

Tra faggi e rovine






Sotto la pioggia battente e in mezzo al vento sferzante. Un passo attento avanti all'altro, tra una torre di sassi di fiume e una torre di legno dalla pelle d'elefante.










Ansa di Castelnovate (VA).



mercoledì 4 marzo 2009

Parentesi soffici









Quando la tenerezza passa a trovarti,
e ti porta in regalo i suoi soffici dolcetti di riso coreani,
non c'è più mondo, non c'è più pensiero.

C'è solo una casa nel bosco
e il tempo dilatato,
dai sorrisi.




martedì 3 marzo 2009

Una canzone col cielo blu






La canzone si lasciava cantare. Lievi lievi, le parole si appendevano alle note, si lasciavano cadere e si aggrappavo di nuovo agli accordi che volteggiavano sopra il prato.



La canzone era tranquilla, sorridente, senza pretese. Era una canzone soddisfatta, come l'omino che la cantava: sdraiato su una coperta di tela a guardare le stelle col naso per aria.



La canzone cantava di un qualche bel viaggio appena finito, delle persone meravigliose che avevano calcato la stessa terra dell'omino, e delle piccole grandi esperienze che avevano messo insieme.



Un bel gruppo di perditempo con un piccolo sogno e tanta passione da mettere in gioco: alla ricerca di Verità che nessuno può dare per certe e di Risposte che non danno alcuna sazietà.



La canzone si lasciava cantare. E la voce roca raccontava, tra un giro e l'altro, la fatica di quei giorni: spesi sotto un sole che sembrava non voler mai tramontare, che dalla mattina presto presto alla sera tardi tardi splendeva e risplendeva sul lavorio incessante dell'omino, delle sue mani, dei suoi occhi, dei suoi piedi.



La canzone si lasciava cantare. E l'omino lo sapeva.
Sdraiato com'era su una coperta di tela a guardare il cielo che si faceva stellato, e dal rosso-tramonto al blu-senza-fretta.



Aspettava qualcuno, l'omino. E la canzone lo sapeva.
E si lasciava cantare.




lunedì 2 marzo 2009

le altre righe...











"Né io né altri possiamo percorrere questo cammino al posto tuo.


Devi percorrerlo tu stesso. Non è lontano, è accessibile.


Forse, senza saperlo, ti ci trovi già sin dalla nascita...


Forse, è ovunque, sull'acqua e sulla terra".


Walt Whitman







ps. Grazie Nessie per la fotina ispiratrice...