"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


mercoledì 19 marzo 2008

Addio compagno di mille avventure



In una domenica di marzo più folle e giovane delle altre, ho lasciato indietro - chissà dove? - il mio comodo e fedele amico cappello.

Non era un cappello costoso, tutt'altro. Ma nessuno mai mi ha protetto il capo meglio di lui: la pioggia non lo toccava, il freddo non lo spaventava, il torrido sole gli pareva un sorriso.

Ricordo con orgoglio il nostro primo viaggio, verso il campo WWF di Innerbach, in Sud Tirolo. E da allora, in questo girovagare così pieno di incertezze e risate e bevute, mi è rimasto saldo sulla testa fino alla fine.

Senza dubbio, l'ho lasciato in un posto dove anche io vorrei perdermi - alla fine dei miei giorni.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Con quelle occhiaie, il broncio e la barba lunga ti sposerei, Timothy! Con o senza cappello!

Stasera io torno al Nord. Domani sera Laura arriva a Bg, dopodichè il 21 partiremo together alla volta di Camogli via Genova. Mentre tu sarai a spasso per rovine e castelli cataro-disneyani, noi due marceremo nella macchia mediterranea attraverso borghi e golfi ameni: sperando, per dirla alla Asterix, che il cielo non ci cada sulla testa (in forma di pioggia).

Lo scorso weekend, per provare la nuova attrezzatura (zaino e tenda) sono andato due giorni sulle Apuane: magnifica scoperta da approfondire al più presto.

Ci sentiamo al ritorno dalle rispettive peregrinazioni per un reciproco aggiornamento - magari téte à téte(o come cavolo si scrive).

A presto!

Marco (il Dugongo)

lanessie ha detto...

VIVA IL TUO INCONSCIO GUCCINIANO

Quando il mio ultimo giorno verrà dopo il mio ultimo sguardo sul mondo,
non voglio pietra su questo mio corpo, perchè pesante mi sembrerà.
Cercate un albero giovane e forte, quello sarà il posto mio;
voglio tornare anche dopo la morte sotto quel cielo che chiaman di Dio.
Ed in inverno nel lungo riposo, ancora vivo, alla pianta vicino,
come dormendo, starò fiducioso nel mio risveglio in un qualche mattino.
E a primavera, fra mille richiami, ancora vivi saremo di nuovo
e innalzerò le mie dita di rami verso quel cielo così misterioso.

Ed in estate, se il vento raccoglie l'invito fatto da ogni gemma fiorita,
sventoleremo bandiere di foglie e canteremo canzoni di vita.
E così, assieme, vivremo in eterno qua sulla terra, l'albero e io
sempre svettanti, in estate e in inverno contro quel cielo che dicon di Dio

(Francesco Guccini)

Tom ha detto...

@marco. Bene, disgrazia! Fammi sapere quano fissiamo le nozze ;-)

@nessie. Grazie mille del pensiero! Non conoscevo questa canzone... ma ho sempre pensato di voler essere seppellito sotto un albero...