"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


mercoledì 9 gennaio 2008

Vicoli



L'ennesimo viaggio verso Città dei Vicoli. A cavallo, anche questa volta: niente carrozza, si viaggia leggeri nella nebbia e nella pioggia. Il freddo sulle spalle, gemello dell'umidità che s'attacca ai piedi e intorpidisce le mani, lo terrò lontano dal volto e dalla testa con la benda calata sul naso e la bocca: mi scalderò come il bue scaldava la culla. Il cappello, saldo a coprire un filo lo sguardo, e il bavero di panno pesante alzato chiuderanno l'inverno fuori dai miei pensieri.

Città dei Vicoli è magica perché, da fuori, non la puoi vedere. Si nasconde dietro altissime muraglie cammuffate da pendii montuosi e strapiombi a picco sul nulla, spogli d'ogni vegetazione e impenetrabili all'occhio dei viandanti. Laggiù, nel fondo, righi di acqua malcilenta sembrano essere stati calpestati da chissà quale strana specie.

Ci si arriva dall'alto: le vie d'accesso bucano i monti alle sue spalle aprendo un varco all'enorme lago che giace ai suoi piedi. Ma Città dei Vicoli non si vede. Si mimetizza nel fianco della montagna e lascia che lo sguardo le passi accanto, quasi lo spinge via, verso il lago che rumoreggia più in basso.

E' piccola, Città dei Vicoli, e forse si nasconde bene per questo, dietro la sua facciata chiusa e riluttante. Nuda roccia accatastata come se una natura beffarda avesse deciso di gettare dei blocchi scolpiti a rotolar giù dai fianchi dei monti: chi crederebbe mai che là sotto si nasconde, in realtà, una geometria di spazi che si ripiegano in quattro dimensioni, dilatando ogni paesaggio una infinità di volte e rendendo impossibile ogni primo tentativo di orientamento?

Ma esiste, Città dei Vicoli. Uno strazio è lasciarla, così come è dolce il viaggio che mi porta di nuovo a visitarla e ad affondare le dita dentro la sua labirintica materia. Esiste così come esistono le persone che la intrecciano, la ricostruiscono, la violentano quotidianamente con le loro esperienze.

E' un posto dell'anima, Città dei Vicoli. Dove il cuore e il corpo e la mente si ritrovano a vagare soddisfatti della propria erratezza, mentre si fondono ad ogni tocco con quell'ammasso di carne e volontà che le è proprio, con quella esperienza vecchia e umida che trasuda dal lastricato che appare una volta passate le finte difese, ch'ella s'impone per tenere lontani i viandanti.

Una volta cadute le mura, Città dei Vicoli ti sorride, e ti abbraccia. Per non lasciarti mai più.

Se non per costringerti a tornare.

Ancora e ancora.

Nessun commento: