Sono rientrato.
La mia polverosa dimora mi aspettava come un gatto vicino al camino. Al caldo e senza alcuna fretta.
Sul tavolo di legno, accanto alle tazze e alle candele, ho trovato una lettera della Fata della Neve.
Una vera e propria pergamena, di quelle sigillate con la ceralacca e scritte con le piume delle oche intinte nei calamai. Raro. Inaspettato, quantomeno.
La letterina è accompagnata da un disegno, a matita. Io che incido un tavolo in un vecchio casone di montagna, anni fa. Davanti a me è seduta, minuscola, una dolce signorina dai capelli corvini, tanto cara a me e alla Fata.
Lo ricordo bene, quel disegno. E ricordo la Fata della Neve intenta mentre tracciava linee sottili di luci e ombre.
Nella lettera mi chiama Orso Saggio. Come durante quelle torride giornate alla Casa Del Cervo, di ritorno dalle passeggiate mattutine a piedi nudi, lungo i sentieri e nei torrenti.
Spera che un giorno, per un caso del destino, quel casone e quel tavolo in legno ci rivedano seduti assieme, a parlare delle avventure del giorno, degli orsi che ci hanno salutati l'anno prima alla partenza e dei camosci che non siamo riusciti a veder partire.
Lo spero anch'io, mia cara Fata.
Con tutto il cuore.
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