"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


venerdì 19 settembre 2008

Pellicole a ritroso



La Duchessa di Borgogna si occupa un po' del perchè l'Antimateria sia stata soverchiata dalla Materia, durante il Big Bang, e un po' di come si usano i proiettori professionali nelle sale cinematografiche.


Così, lo scorso Giorno di Luna, mi ha reso partecipe dei segreti dei Fratelli Lumiere.


Sembrava essere una sera come tante altre. Settembre appena cominciato, l'aria pulita dalle ultime piogge estive, una luna tonda come un dollaro d'argento, qualche stella per non farci mancare nulla.


Ma ci trovavamo al vecchio cinema di Borgo dei Galli. Uno di quelli che sono stati restaurati dopo settantanni di attività, che quando ero piccolo mi ricordo le poltrone in velluto rosso a coste e gli schienali in legno - timore d'ogni ginocchio.


Uno di quei vecchi cinemi che quando entri ci sono le tendone in velluto, pesanti come il silenzio che sono magicamente in grado di creare, ed enormi quanto l'immensità della sala che si nasconde alle loro spalle.


Uno di quei vecchi cinemi che, dietro qualche porta e qualche scala, celano il ticchettio insistente e discreto della pellicola che viaggia a 24 fotogrammi al secondo e viene irrorata di luce animata.


Uno di quei vecchi cinemi di provincia, monosala monoaudio monoschermo monoseggiola monotoilette monoparcheggio, ricavato appena dietro l'oratorio e fiore all'occhiello delle giunte comunali sino all'avvento di quelli multisala multiaudio multischermo multiseggiola multitoilette multiparcheggio.


Uno di quei cinemi, per intenderci, che tanto sono nati come teatro e allora facciamo anche il cineforum se no finisce che chiudiamo baracca e burattini.


Quella sera la Duchessa mi ha aperto la strada dietro due tende che non avevo mai visto muoversi, lungo scale che credevo inesistenti, attraverso porticine tagliafuoco che spero non debbano mai essere chiuse. In sù, fino ad una calda saletta ingombra di strani e rumorosi macchinari luminescenti.


Ed eccoci lì, nascosti dietro quattro feritoie a vetri doppi, a mille altezze sopra le teste degli spettatori, costretti a sussurrare per non far piombare di sotto le nostre parole e le nostre risate. Io sussurravo le mie curiosità e la Duchessa, rispondendo gentilmente, governava con maestria e decisione proiettori e pellicole.


Così è passata la serata: chiacchierando del perchè il bosone di Higgs rischi o meno di inghiottirci tutti e del percome la Croce di Malta impedisca alla pellicola di incepparsi, muovendola un fotogrammo alla volta.



Duchessa, grazie di cuore.
Tornerò a farle compagnia quanto prima. Con immenso e lucente piacere.

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