"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


venerdì 12 settembre 2008

Coincidenze botaniche


Mentre sorseggio il primo caffè della mattina, salta fuori che devo andare in una scuola e costruire un orto botanico con bulbi, piantine, serra, sistema idraulico e boschetto della fantasia con cigliegi robinie e querce rosse canadesi. Entro questo autunno.


Mentre sputo metà del mio primo caffè sullo schermo del computer, tra eccitazione e terrore, mi trascinano in auto fino al Comune in questione, per l'incontro con l'Assessora e l'Architetto.


Il Comune lo conosco. Ci sono cresciuto.


Si discute di soldi, che ce n'è.
Si discute del numero delle classi, che son tante ma coinvolgiamone ancora.
Si discute di sentieri sensoriali e aree ombrose, che un locus amoenus se no non è tale.


Un pizzicorio mi percorre le mani. Scusate se azzardo, ma nessuno mi ha ancora detto di quale scuola si tratta.


Sì, scusa, la Scuola elementare di via XX Settembre.


Il pizzicorio si fa certezza. E mi lascio sprofondare nel flashback.
La mia scuola.


Passo il resto della riunione e della mattinata a rovistare ricordi talmente sbiaditi che stento a riconoscerli.

C'è la Maestra Carla, che ero il suo preferito, un po' come tutti gli altri.
E che poi ci ha lasciato per far visita ad un cancro.

E Virginia che in quinta si slacciava il grembiule, mi chiamava sottovoce e mi mostrava le cosce dentro i collant nuovi.

E Valentina che mi faceva innamorare perchè era l'unica più brava di me e poi aveva gli occhi a mandorla.

E Matteo che condivideva con me i problemi di matematica, la coda delle lucertole e i giochi più pirateschi.

E Filippo, l'unico a cui abbia mai dato un pugno sul naso, colpevole di aver insultato Matteo.

E le partite di Baseball senza mazza e senza palline, giocate sul pavimento in linoleum verde della palestra, vicino ai giganteschi gradoni in cememento.

E le finestre blu a tagliola, che hanno fatto saltare l'indice a Serena.

E gli esami di quinta preparati con Emma, studiando la Prima Guerra Mondiale.

E l'odore della segatura nell'atrio, quando pioveva e tutto si inzuppava.

E le feste di compleanno a gare di chi beve più roba gasata e mangia più torta al limone.

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