"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


martedì 9 settembre 2008

E ancora mi chiedo chi sia






Il Colonnello è un uomo sulla sessantina, ha pochi capelli corti e brizzolati, la pelle rugosa e il sorriso sempre pronto, a nascondere un ghigno beffardo. I suoi occhi sanno essere tanto sfuggenti quanto penetranti, quasi pericolosi. Ha le braccia lunghe, il Colonnello, e le mani grandi. Di chi per anni ha maneggiato vanghe, zappe e tornii di ogni genere. Si vede che ha lavorato, un tempo, il Colonnello.

Il Colonnello però ha anche la pancia, grossa, rotonda, dura. Gli spunta dalla camicia a righe con le maniche corte, quasi a chiamare a raccolta la fila dei bottoni, che possono rilassarsi solo nei dintorni del colletto, dove dimorano collanine hawaiane e aborigene: con una croce d'argento nascosta nel mezzo. Sono anni che il Colonnello sta dalla parte giusta della barricata. Sono anni che non deve più togliersi il nero grasso dalle unghie, al rientro a casa.

La pancia del Colonnello gli pesa, e lui cammina spedito per la strada per poi fermarsi ed appoggiare le mani sui lombi, stirandosi la schiena un po' ingobbita. Il gesto gli viene naturale, e sembra quasi si voglia fermare a guardarsi intorno per dire Un giorno tutto questo non era mio. Quasi nostalgico, quasi triste, quasi che gli manchi qualcosa, come la coscienza.

Il Colonnello è tronfio, soddisfatto, paffuto, goliardico, buffone, irriverente, mascalzone e tentacolare. Possiede più di mille milioni di soldi, sparsi per le sue ventiquattro assoimprese intercomunalprovinciali: editoria, edilizia, svago ed evasione sono i suoi terreni di caccia. E la caccia per il Colonnello è sempre Caccia Grossa.

Il Colonnello vede lontano e vola basso, tra la gente comune, quella persa in un mondo senza più legami, senza più identità, senza più comunità. E la gente persa, abbagliata dalle stelline sul suo petto, gli si aggrega intorno come ad un fuoco nel bel mezzo di una notte di novembre, quando il nevischio congela le orecchie e i capelli sanno di bagnato.

Il Colonnello però non lavora per mettere in tasca soldi. SignorNoSignore! Il Colonnello lavora per allargare il suo esercito. Lui si sposta con la sua corte, i suoi carriarmati e le sue infermiere. Passa di villaggio in villaggio a parlare con i mugnai, i contadini, i falegnami, i fabbri, i pretucoli, le mondine e le lavandaie.

Il Colonnello fa in modo che il mugnaio dia la farina ai fabbri, che diano i chiodi ai falegnami, che passino gli attrezzi ai contadini, che arino i campi per le mondine, che passino il raccolto alle lavandaie che lavino i panni ai mugnai che facciano offerte ai pretucoli che diano la loro benedizione al Colonnello.

Fa in modo che tutti dicano Che bravo il Colonnello, senza di lui non ci sarebbe questa comunità!, oppure Che bravo il Colonnello senza di lui tutta questa collaborazione sarebbe stata un banale passaggio di merci e soldi!

E forte di questo, il nome del Colonnello fa tanto rumore che sono i Re e i Governatori stessi, quale che sia la loro famiglia di appartenenza, a mandare i propri emissari per sapere Che intenzioni hai, Colonnello? E dove vuoi arrivare?

E il Colonnello risponde Caro re, caro Governatore: senza i tuoi soldi ho costruito un piccolo impero prolifico, un piccolo esercito di soddisfazione. Pensa cosa potrei fare se tu mi lasciassi usare un po' del tuo oro.

E non esiste Re o Governatore che glielo abbia rifiutato.
Senza chiedere più nulla.

E il Colonnello continua il suo giro indisturbato, senza che nessuno sappia esattamente dove abbia preso i gradi e le stelline, come abbia intenzione di spenderli o a chi debba renderne conto. Senza che nessuno si prenda il disturbo di domandare.



L'ho conosciuto, io, il Colonnello. Esiste. Calca le vie di Nebbiascura come il cortile di casa sua. E ancora mi chiedo. E mi chiederò.







5 commenti:

Anonimo ha detto...

eh?

Tom ha detto...

Dimmi, figliolo, che dubbi hai?

Anonimo ha detto...

Un personaggio tra il losco e il brusco!

Mattia ha detto...

Andando giro giro ogni tanto qui mi fermo ed è bello vedere che da legger nuovo ce n'è sempre, un po' di più di quel che t'aspetti.
E questo pezzo mi è molto molto piaciutobravo, polso da romanziere, piglio sicuro di chi sa osservare e sa di saper descrivere, lirismo pudico e delicato ma con mira da ramponiere melvilliano e un po' di giusto meccanismo. Devi pubblicar su carta, tu, lo sai?
Un salutone affannato,
Il solito Torinese.

Tom ha detto...

Oh, Torinese Inconsistente!
Grazie mille... Son commosso!

^_^