"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


mercoledì 14 luglio 2010

Francia - terzo doppio tom





La regione nella quale ci troviamo è chiamata Le Alpi dell'Alta Provenza. La si raggiunge facilmente passando sulla circonvallazione di Torino e seguendo la Val di Susa fin quasi in fondo, salvo poi svoltare verso il Monginevro, scavallando le Alpi e arrivando nella Valle della Durance attraverso le fortezze di Briançon - accanto al Parc national des Ecrins .

La Durance è un fiume immenso e immane, il cui bacino idrico è tra i più estesi e variegati di Francia, grazie alla conformazione geologica di monti e colli, che si susseguono in una serie di gole, precipizi, morbide valli e piccoli altipiani. In alto, sulla cima delle montagne più lontane, svettano bianchi i piccoli ghiacciai che ancora si riescono a vedere: le loro acque stanno già alimentando tutti i corsi d'acqua della zona, e questi lo testimoniano con un colore tra il grigio e l'azzurro lucente - che vien freddo solo a vederlo. La valle attorno è un continuo inseguirsi di campi verdi e gialli, di pioppeti verde-banchi e saliceti verde-argento, che poi si diradano in una serie di abeti verde scuro che si arrampicano in punti inspiegabili.

La valle è stata sfruttata per attività mineraria fino a qualche tempo fa - come testimonia la toponomastica dei luoghi . Ora sono le falegnamerie e le aziende per le eco-costruzioni in legno a dettare legge, anche se in realtà l'economia dell'intera regione è stata ampiamente rifondata sullo sport e sulle attività del tempo libero in natura. Trekking, rafting, torrentismo, canoismo d'ogni genere, nordic-walking, parapendio, aquiloni d'assalto, tree-climbing, sci, arrampicata: questi sono solo alcuni degli sport che si possono praticare nelle diverse stagioni. È persino nata una scuola professionale dello Stato per l'Acqua Bianca (l'Eau Vive, come la chiamano qui): una vera e propria scuola per formare future guide rafting e canoisti d'alto corso.

Tutto questo è la ragione per cui ci troviamo qui. Un campeggio attrezzato vicino all Stadio dell'Acqua Bianca e un laghetto di acqua sorgiva ci permettono di allenarci in santa pace, per poi sbizzarrirci con qualche discesa un po' più impegnativa. La ciurma di questa settimana è composta da me - istruttore di base di canoa e giovane guida rafting -, Claudio - canoista esperto e angelo custode della compagnia -, e otto piccoli nanetti tra i dieci e i quattordici anni, quasi alle prime armi con pagaie e fiumi in movimento.

Oggi siamo al giro di boa: arrivati domenica, li riporterò in Italia sabato. Dopo tre giorni intensi, con svariati in acqua piatta, una sessione di nuoto in corrente e una breve ma movimentata dicesa in gommone, questa mattina la dedicheremo a visitare i dintorni e acquistare qualche cibaria in più (ché i piccoli marinai sanno svuotare la cambusa più velocemente di quanto non riescano ad infilarsi un caschetto). Io, poi, devo trovarmi un po' di Lasonil non scaduto, che ieri mi sono fatto ruzzare per bene dal campo slalom, rischiando di perdere la canoa (recuperata da Claudio) e di triturarmi qualche osso sulle rocce - solo per guadagnarci il gusto di riempire le gambe di bozzi gonfi e violacei e di sentire tutti i muscoli intirizziti per i tre minuti abbondanti di nuoto in un terzo grado pieno, in acqua ghiacciata.




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