"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


venerdì 16 luglio 2010

Francia - quarto doppia grancassa






Tra una doppia discesa in gommone, una visita alle miniere d'argento e un pic-nic in cima al mondo, gli ultimi due giorni sono volati via. Il campo domani finisce e paradossalmente la ciurma ha trovato il suo equilibrio.

Sono stati due giorni difficili, pieni di litigi e dispetti - in pieno dodicenne style. Mi sono dovuto mordere la lingua più di una volta, e confesso che un paio di altre volte non ci ho nemmeno pensato: sfoggiando lo sguardo Ahab più rabbuiato che potevo o optando per le urla di un Capitan Uncino collerico e sbragato.

Ma alla fine la ciurma ce l'ha fatta. Da qualche ora si sono riuniti tutti senza insultarsi, hanno cenato ridendo senza tirarsi l'acqua addosso, hanno cominciato a fare assieme la corte alle francesi (Lisa, quella con le tette grosse, è la più gettonata - neanche a dirlo - anche se Mirianna, la mulatta, le ruba il palcoscenico non poche volte).

Assieme giocano a ping pong sotto il vento imperterrito. Assieme hanno ripulito il ciarpame che hanno lasciato nella dispensa e nelle tende. Assieme hanno sgonfiato il gommone e lo hanno preparato per chi verrà domani al posto loro.

Assieme, al tramonto, si sono stesi nel gommone a disegnare le nuvole - trovandoci maiali con le gobbe, cani rampanti, draghi sputafuoco, enormi simboli fallici, barche, clown, mucche, seni giganteschi, tori arrabbiati, bambini a gattoni e mille altre cose adorabilmente inverosimili.

Saranno state le urla, i litigi, gli scherzi e le strigliate, sarà che sono marinai dodicenni, sarà che fare da unico equipaggio - volenti o nolenti - ti costringe a ragionare in sincrono. Sarà, sarà, sarà... Tanto basta per dire che stasera è una bella sera.

Una di quelle nella quale si respira l'aria della fine campo: quella strana nostalgia decisamente estiva di quando hai dodici anni e passi sette giorni stretti stretti con qualcuno che non hai mai visto prima e inizi a conoscerlo "davvero": magari esagerando, magari innamorandoti dell'unica ragazzina della ciurma, magari instaurando un'amicizia che altrove nel tempo e nello spazio non avrebbe mai attecchito.

Quella strana nostalgia decisamente estiva di quando hai dodici anni e sai che domani l'avventura finisce.

E allora desideri solo di stenderti in un prato con le teste dei tuoi amici vicine vicine, a guardar le stelle e raccontare della francese che voleva baciarti, però domani riparti...





2 commenti:

lastreganocciola ha detto...

amarcord... al femminile, of course, e ci aggiungo l'odore di fumo sui vestiti e sui capelli - niente docce, solo il fiume - e la sensazione strana e brutta del pavimento duro sotto i piedi, rientrando infine a casa.

Tom ha detto...

^_^

come ti capisco!