
La retrospettiva della fantasiosa vita di un educatore-geografo, un po' nomade e un po' no.
"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari
giovedì 7 luglio 2011
Tempus fugit?

giovedì 2 giugno 2011
Io vado a votare.
giovedì 12 maggio 2011
Passeggiando, in biblioteca.

Coi tempi che corrono, potevo forse lasciarlo lì?
domenica 1 maggio 2011
Rientro

Stasera, l'aria sopra i tetti ha il profumo dell'uva nera e matura. Un profumo d'infanzia. Un profumo che respiravo a fondo, nascondendomi tra i piccoli filari dietro casa. Un profumo capace d'intrecciarsi a vite tra i capelli e il respiro: dietro al quale qualsiasi gioco si perdeva, qualsiasi ricordo si dissolveva, qualsiasi pianto scompariva. Stasera, l'aria sopra i tetti è fuori stagione. E un po' malinconica.
lunedì 25 aprile 2011
Buona Festa della Liberazione!
martedì 19 aprile 2011
MoMo
MoMo è la mia innamorata. MoMo ha il cuore imbiancato dal sole, intrecciato con volute di nuvole, ricami di vento e pizzi di pioggia. MoMo è di quelle che se fossero una foglia, sarebbero una foglia di quercia in primavera: un verde smeraldo, chiaro e trasparente tanto da poterci vedere le dita attraverso, quando le carezzi. Un verde smeraldo che spicca nel folto bosco e attira la luce come un forno solare. MoMo si chiama MoMo perché la chiamo sempre amore due volte: così abbrevio e frizzo, che lei è tutta contenta. Anche se in mezzo alla folla, quando la chiamo MoMo si giran tutti tranne lei. MoMo ha i capelli di rame brunato e gli occhi nocciola: né agli uni né agli altri sfugge nulla. MoMo è un folletto, una tigre, un mosaico, una colonna corinzia, un intarsio a mano. MoMo è la mia innamorata. E quando veste le mie felpe, nel fitto dei boschi, sembra capace di salire sui rami più alti col più lieve dei balzi, e sparire all'orizzonte, saltando tra le fronde. Salvo, poi, tornare all'improvviso a chiedermi conto del verso dei picchi e delle parole degli alberi.
lunedì 4 aprile 2011
Ode sensazionista
Il corpo. Il corpo come confine dei sensi, come limite che definisce ciò che si sente e come lo si sente. Il corpo come linea che definisce chi sente e quanto può sentire. Il corpo, limite dei sensi: vuoto da riempire col mondo esterno. Il corpo che ostacola la dissoluzione dei sensi nel mondo, che allo stesso tempo li rende reali, palpitanti, coscienti, senzienti.
Ineluttabilmente Aprile
Ineluttabile.
E' tutta la mattina che mi ronza questa parola tra la mente e le labbra. La leggo col pensiero, avanti e indietro, la assaporo sulla punta della lingua, la spezzetto con i denti, la farfuglio con le labbra: cerco persino di modellarla con le dita, disegnandola nell'aria.
Ineluttabile è un po' il senso di questa calda primavera, con la sua miriade di insettucoli volanti usciti dalle tane tutti assieme, con i nidi di ragno che esplodono gialli e infinitesimali dai mucchi sul balcone, con quest'aria leggera e sollazzevole, con questo sole che gioca con le nuvole velate come una sposa timida e desiderosa.
Ineluttabile è un po' quel senso di sonno che assale quando tutta la Natura esce dal letargo e tu, piccolo uomo che ha passato l'inverno a inseguire fatti e parole, davanti a tanta vita e tanta frenesia non puoi fare a meno di fermarti, denudarti e lasciare che il Mondo, con i suoi venti e i suoi insetti, ti passi un po' addosso, mentre riprende velocità: inevitabile bilancia di frenesie complementari.
Ineluttabile, poi, è il senso d'immersione diffusa e profondo compatimento che provo sfogliando e rileggendo mille volte il Passaggio delle Ore e i mille altri componimenti racchiusi in "Poesie di Alvaro de Campos", raccolta di scritti eteronimi di Fernando Pessoa.
domenica 27 marzo 2011
Ièr, incö e duman...

lunedì 7 febbraio 2011
Mille vite, mille pieghe
Ci sono mille mondi, mille vite e mille persone alle quali vorrei essere più vicino di quanto non riesca.
Ci sono gli amici che si battono in prima persona contro i mangiatori di foreste. Ci sono le amiche che danno il benvenuto a nuovi artisti in fasce.
Ci sono quelli che programmano di sposarsi. Quelli che vanno randagi.
Quelli che giocano a rugby. Quelle che corrono di passione.
Quelli che scalano i monti. Quelli che studiano troppo.
Quelli che entrano in grotta. Quelli che tagliano le piante e organizzano falò.
Quelle che danzano afro. Quelle che annaffiano i bambini capricciosi.
Quelli che passeggiano con i cani. Quelli che organizzano banchetti a teatro.
Quelli che visitano nuovi appartamenti. Quelli in pensione che giocano a tennis e vanno in moto.
E tutti rincorrono una vita che vale la pena d’esser rincorsa. O camminano una vita che vale la pena d'esser camminata. Un po' come la mia, in questo febbraio appena srotolato. Con un calendario caledoscopico quanto un quadro di Escher: che ripiego su se stesso, facendo del Tempo bellissimi origami svolazzanti.
lunedì 24 gennaio 2011
Gennaio
Lieve
Come le nuvole al mattino,
spostate da un sole appena piccolo.
Come i fuochi d'artificio,
scoppiati in un cielo alto tra il mare blu e la montagna bianca.
Come un falò,
tra fumo e scintille in una rincorsa senza peso né fretta.
Come l'amore dopo un lungo cammino,
faticoso e dolce come la vita stessa.
Come le profondità della terra,
illuminate soltanto dallo sgocciolare dell'acqua.
Come i sogni,
che a inseguirli ci si perde e a cercali ci si ritrova.
Come la speranza,
che se la vivi sei l'ultimo a morire.
Come la fiducia,
l'impronta del mondo in un animo coraggioso.
Come i tuoi baci,
che profumano per noi.
giovedì 13 gennaio 2011
Entropie e forme
Ma se l'universo tende in ogni sua sfaccettatura alla dispersione di calore finale, alla perdita della forma, al disfacimento, alla trasformazione di ogni forma in calore residuo...
Allora ogni forma di vita, ogni forma concreta e ogni forma essenziale nell'universo è una piccola grande forma di resistenza...
Così anche cercare di crescere nel mondo senza lasciarsi andare, senza prendere una china squisitamente entropica, affascinante e dissolvente...
Costruire un'esistenza, avere volontà di esistere, dare qualità e struttura al sogno di sé: tutto ciò è immaginare e mantenere una forma, è resistere all'entropia dell'universo, è creazione...
...Piccola. Immensa. Universale. Quotidiana...
mercoledì 12 gennaio 2011
Raccoglimenti
Qualche minuto per me.
A chiusura di una giornata cominciata con la nebbia fitta, e le brina che si stendeva dalle tegole ai fili d'erba, passando per le cancellate arrugginite e i muretti sbrindellati. Col sole ch'era una lama gialla all'orizzonte: tagliava le nuvole bianche e striate in fette sottili, simili al raso azzurrato che mi padre usava quando ideava nuove creazioni in tessuto.
Qualche minuto per me.
A chiusura di una giornata continuata in mille posti diversi, in un sali-scendi dalla piccola auto blu elettrico che tra qualche settimana non ci sarà più. Lei che è stata mille volte in Francia, in Spagna, in Liguria, in Veneto, in Piemonte, e sa Dio dove ancora. Lei che ha totalizzato 360.000 Km in 10 anni tondi. Che ha fatto l'amore quando lo facevo io, che ha imprecato quando imprecavo io, che ha sbandato quando sbandavo io, che non mi ha mai lasciato a piedi - tranne quando ho distrutto un cerchione due mesi dopo aver preso la patente e ho chiamato papà in soccorso. Lei che si è meritata la pensione, o un posto nel Paradiso delle Automobili Fedeli, per l'impeccabile stato di servizio.
Qualche minuto per me.
A chiusura di una giornata che ha visto dedicare l'intero pomeriggio e tutte le energie rimaste ad una classe di ragazzotti di terza media, in pieno imbarazzo ormonale e con nessuna voglia di stare seduti dietro ai banchi di scuola. Frementi e agognanti di prendere in mano vanga e piccone per cominciare la costruzione di questo stagno didattico che assieme ci stiamo immaginando.
Qualche minuto per me.
A chiusura di una giornata nella quale mi sono gongolato in una nuova spiegazione su cosa sia quello strano mantello nel quale mi avvolgo. Non è il mantello di Batman o Zorro, non è perché dirigo una rappresentazione del Presepe vivente, non è perché mi sto improvvisando zampognaro. E' un tabarro, come quello che usavano i contadini e i montagnini fino a qualche decennio fa o, meglio ancora, gli anarchici tra l'Otto e il Novecento, attraversando in bicicletta le nebbie della Pianura Padana, di nascosto dai monarchici e dai fasci. Mi manca il fiocco, ma per quello c'è ancora tempo.
Qualche minuto per me.
A chiusura di una giornata che, in serata, promette ancora qualche chilometro in più: l'ultima sfida, prima di finire tra le braccia della principessa e affondare mani e volto tra i suoi capelli bronzati e profumati di pino. In un tripudio di parole, racconti, coccole e ronfate.
lunedì 10 gennaio 2011
La nebbia, la pioggia e il fumo ai camini

La nebbia dei giorni scorsi si è trasformata in pioggia. Una pioggerella sottile, fitta, portata dal vento. Di quelle delle quali non ci si accorge se non quando si rientra a casa e ci si toglie il mantello dalle spalle, in una rugiada argentea che va a tappezzare le mattonelle e i libri sparsi per casa.
lunedì 3 gennaio 2011
Anacronismi!
E allora, tra le altre cose, mi chiedo: Come restare a giocare con qualcuno che vuole andare ancora più indietro nel tempo e fa bella mostra di "innovazioni" degne del primo Ottocento?
venerdì 17 dicembre 2010
Un augurio, un motto dello spirito.
sabato 4 dicembre 2010
Germoglio

Mi lascio indietro i bagagli, i pesi, i pensieri. Portando con me solo l'esperienza di ciò che sono è stato. Per gioirne con ogni angolo del corpo e dell'anima. Questo è quel che vivo. Come un germoglio sotto la neve, alla ricerca del sole.
Link all'immagine.
domenica 28 novembre 2010
Un sogno di me

Volti, sguardi e luoghi si intrecciano e richiamano una commozione sopita altrove. Non trovo la fotografia che cercavo, ma inizio a sfogliare una serie di immagini che non avevo mai visto - perse chissà dove, custodite chissà da chi.
Ne scelgo una.
Mio padre mi sorregge, mentre sediamo sul greto del fiume: la sua mano indica un movimento lontano, le sue labbra descrivono quello che c'è all'orizzonte, il suo sguardo è attento e indagatore. Anche i miei occhi indagano e mi disegnano l'espressione di chi sta cercando, di chi comincia a scoprire la curiosità. E' domenica mattina: in quello spazio compreso tra la messa e il pranzo domenicale, che più in là negli anni sarà solitamente a base di risotto allo zafferano e quaglie.
Scelgo questa foto perché rappresenta un modello educativo che in qualche modo ri-conosco. Un modello volto alla scoperta, alla esplorazione, all'incanto disvelatore, alla descrizione inclusiva e mai esaustiva.
Scelgo questa foto perché del "Paterno" mi permette di ri-conoscere l'intenzione di guidare lo sguardo alla ricerca di qualcosa che è nascosto tra le linee dell'orizzonte; l'intenzione di dare un nome alle cose che accadono, disvelandole senza mai conoscerle del tutto; la creazione di un orizzonte mai del tutto conoscibile, ma sempre e comunque ri-conoscibile: uno spazio aperto alla curiosità, alla possibilità, al futuro.
Il seminario dura due giorni, il "Codice Paterno" viene indagato in lungo e in largo, lasciando intenzionalmente aperte delle enormi domande, degli enormi spazi di lavoro personale.
Alla fine però, lo si delinea comunque come qualcosa che va ben oltre l'autorità, la biologia, il contenimento, il dominio.
Qualcosa che ha a che fare con l'intenzionalità e la gratuità di sognare un figlio.
Qualcosa che ha a che vedere con il coraggio di donargli un futuro.
Qualcosa che attiene alla possibilità di creargli un vuoto che sia curiosità e desiderio, da ricercare e soddisfare in autonomia, per crescere.
Ecco, io so che in quegli anni sono stato sognato.
giovedì 25 novembre 2010
Metamorfica
sabato 20 novembre 2010
Io parlo.
In questi giorni non faccio che parlare. Parlare da arrabbiato. Parlare forte, parlare alto, perché sono ancora molti quelli che girano con le dita nelle orecchie.
Parlo della Corte Costituzionale che bypassa le Leggi regionali che bloccavano la costruzione di centrali nucleari nel loro territorio, o che respinge il ricorso delle Regioni contro il Decreto Ronchi, frustrando le speranze di tutti i cittadini che pretendono che l'acqua sia un diritto non commerciabile.
Parlo delle motivazioni che vogliono Dell'Utri intermediario di mafia, e di un sistema parlamentare che lascia lui e il beneficiario delle trattative liberi di governare invece che costringerli a soggiornare nelle patrie galere.
Parlo dell'arbitraria e "liberale" decisione del governo di intascarsi il 75% del 5xMille del 2009. Trecento mila euro frutto di donazioni libere e consapevoli dei cittadini. Salvo poi chiarificare: "Siamo stati fraintesi: intendiamo solo dare un acconto, più tardi daremo anche il resto..."
Parlo del colpo di mano grazie al quale le scuole private si sono viste ridare i fondi tagliati, mentre la scuola pubblica muore sotto edifici fatiscenti, dirigenti scolastici aziendalisti e burocrati, e insegnati pettegoli e chini a qualsiasi colpo basso pur d'essere più produttivi.
Parlo della volgarità barbarica, deludente e strisciante sventolata dai praticanti della "politica del fare". Una volgarità mai fine a se stessa, sempre finalizzata a costruire un'immagine e un comportamento nei quali la gente possa trovare un'istintiva identificazione, un anestetico punto di riferimento al quale delegare ogni pulsione e desiderio di rivalsa.
Parlo della vigliaccheria che spurga dalle invocazioni della pena di morte: un grido impulsivo e volgare, che arriva dal ventre di chi non intende trovare alcuna risposta costruttiva al delitto.
Ecco perché fatico a scrivere. Perché, in qualche modo, preferisco parlare. E Denunciare. E Resistere.