"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


mercoledì 20 maggio 2009

A cominciar dalle piante, si finisce con le api















E ringrazio Dio, o chi per lui, di non avere TV a casa.
E lo ringrazio per non avere telefono fisso.
E lo ringrazio, soprattutto per non avere un accesso internet.
Per vivere fuori dal mondo, perso in un tempo fatto di uova di pasqua in dicembre e bagni in fiumi gelati in piena estate.
Lo ringrazio perché se c'è una cosa che ho scoperto essermi sacra è la vita come la conosco quando sono da solo, senza mai essere solo per davvero. Perché chi vuole sa bene come e dove e quando raggiungermi.


E ringrazio chi di dovere che nessuno mi vieta di chiudermi nell'Acquario ad ore impensabili, non certo per compilare scartoffie e spedire veline, ma per meditare e respirare. E l'Acquario allora diventa un velo, un filtro, attraverso il quale far passare un respiro e la vita, ed un altro respiro, ed un altro po' di vita. Boccheggiandola, non più ingurgitandola. Per leggerla e scriverla ancora una volta.



E' così che finalmente, al terzo giorno dal rientro, riesco ad isolarmi in un bozzolo autistico per rendermi conto che ho vissuto un'esperienza fuori dal comune nei giorni passati.



C'è qualcuno - con un nome impossibile - che descrive l'esperienza come un flusso continuo che culmina nella massima presenza all'interno dell'azione compiuta, nel momento pieno del vivere quello che si sta facendo, per poi rifluire in una coscienza più razionale e distaccata.


E' un po' come quando ci si ribalta con un kayak in mezzo ad una rapida. Per chi ti guarda da fuori, il tempo di reazione è minimo, una mezza frazione di secondo: con un colpo di reni, e sei di nuovo con la testa dalla parte giusta, e stai pagaiando lontano dai guai. Ma per te, che ti sei ribaltato, il mondo si ferma. E vedi i sassi che scorrono ad un pelo dal tuo naso, e guardi le mani che riafferrano la pagaia, e aspetti che la pagaia sia di nuovo in superficie, e ti appiattisci contro la coperta, e ti slanci in fuori e ruoti e tiri e sbuffi. Col mondo fermo e l'acqua completamente trasparente tutto intorno. Che son passati secoli e tu non ne sai nulla.


Fate conto che questa settimana sia andata un po' così, solo che i tempi - al posto che dilatarsi all'infinito - si sono ristretti uno sull'altro e sono passati così veloci che nemmeno ci si accorge d'essercisi trovati dentro.

E allora, quando sputi acqua dal naso, o quando ti ritrovi in ufficio senza nessuno intorno, hai il tempo e la voglia per pensare a quello che hai appena fatto. Che per quanto banale possa sembrare, ha sempre dello straordinario.




E allora ti ritrovi a pensarti


…Mentre stai conoscendo un branco di personaggi strani, tutti "amici degli alberi" dichiarati, che se non sono freak in questa vita lo sono stati nella scorsa - durante gli anni '70 - e sono morti e risorti dopo qualche dose extra di droghe tropicali.


…Mentre ti presenti a loro in un inglese francesizzato, o un francese inglesizzato, che nemmeno tu sapevi di parlare. E rivedi i loro sorrisi quando gli dici che sei italiano e pensi Che sfiga, m'han beccato. ma poi tutto cambia e capiscono che d'italiano hai quello che serve e nulla di più, e iniziano a prenderti per quello che sei, non per quello che dovresti essere.


… Mentre sei a piantare alberi assieme ad una strega bionda di 450 anni, due pixies irlandesi dagli occhi troppo grandi e dalle risate troppo contagiose, un azteco adoratore della Dea Madre, un saggio con gli occhi e le mani piene di domande, una cow-girl senza stivali, una predatrice caraibica persa tra gli squali, una cantante ebraica e un oratore brasileno, filosofo e cialtrone quanto basta per fartelo risultare simpatico a pelle.


Ecco, in questi momenti di riflessione, dopo un'esperienza come una settimana in Canada a discutere delle sorti del Mondo e della chiamata alla quale noi tutti educatori ambientali stiamo rispondendo, uno può rivedersi…


…Mentre incrocia nei corridoi del Palais de Congress di Montréal qualcosa come 2000 delegati da tutto il mondo


…Mentre sfoglia un programma degli eventi lungo 82 pagine scritte piccole che hai bisogno la lente


…Mentre bestemmia perchè per seguire tutto ci vorrebbe la clessidra di Hermione, mentre sorride perchè sa che le cose che seguirà - alla fine - saranno senz'altro le migliori.

... Mentre si scambia racconti ed esperienze e matura l'idea che questo sia più di un lavoro e che a casa, in Italia, saranno contenti di quello che riporterà.


E poi uno ci ripensa, e si vede…



…Mentre corre in giro per i corridoi e fa i salti mortali per non inciampare tra un coreano e un africano che seduti a terra stanno animatamente discutendo se sia o no il caso di chiudere del tutto il sistema di compensazione monetaria dell'inquinamento globale.


…Mentre, testardamente, prende un paio di sonori due di picche da volontarie e delegate, per poi restituirli altrove, con nettamente meno classe.


…Mentre pende dalle labbra di studiosi della risata, di saggi della riunificazione tra anziani e bambini, di danzatrici del buio, di pedagogisti della lentezza.


…Mentre la conversazione con la strega e le pixies si accende sul destino del mondo e sul pessimismo latente che ci si deve scrollare dalle spalle. Ora o mai più.


E dopo un lungo sospiro, se proprio si vuol passare in rassegna le cose fatte e dette e vissute in una settimana così intensa, arrivano anche i sentimenti contrastanti.


La voglia di piacere e la voglia di capire a chi si piace e a chi no, e perché dannazione le due cose combaciano tanto raramente.


La voglia di amare e sentirsi amati. La strana sensazione che persi come si è, senza un amore a casa, di Case non ce ne siano poi tante nel mondo e che l'anima sia costretta a vagare senza fine e senza meta.

La brutta sensazione di districarsi tra due persone che ti dicono in tutti i modi che Tu, sì tu vai bene, se vieni qui vicino ti spiego. E tu nemmeno ci pensi, che in fondo ti vuoi bene abbastanza da non voler mettere in aria un altro casino.


E la voglia di partire, proprio quando credi di aver trovato radici e ti senti come se il vaso sia sempre troppo piccolo.

E poi uno ripensa alla partenza. Rimandata di una giornata e mezza, per passare del tempo con Streghe e Pixies in una famiglia tutta internazionale di Api Danzerecce, ballando nei metrò e scambiandosi effusioni con le mani-antenne davanti ai pub, mentre qualcuno suona un folk irlandese col violino e tiene il tempo col tacco dello scarpone, sulle assi di legno.









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