"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


sabato 18 settembre 2010

La rivoluzione rosa






Sono stato al primo concerto dei 99Posse della mia vita, ho mangiato peperoni rossi, ho comprato pupazzi solidali, ho perso la metro, ho trovato un parcheggio chiuso e un sacco di ospitalità inaspettata, assieme ad una maglietta rosa e lenzuola griffate HelloKitty.

Premetto che credevo che andare ad un concerto dei 99Posse fosse un po' come assisstere al concerto dei Blues Brother nel locale dei GoodOldBoys, quando cantano ripetutamente Raw Hide per l'intera serata, solo con Zulù al posto di Belushi, a ripetere CurreCurreGuagliò per due ore filate. E invece mi sono ricreduto: due ore spicce di ritmi serrati, musiche elettriche e sonorità reggae, il tutto condito con un estremismo politico enfatico e prorompente, tanto quanto il pancione di Zulù tra i tatuaggi e i due vocalist straparlanti.

Il concerto è stato offerto dal papà di M. - una ex-ragazza marinaia della Ciurma delle Ragazze Cresciute. Io e M. ci siamo trovati al parcheggio sotterraneo, abbiamo preso la metro e siamo andati a ritirare i biglietti. Abbiamo mangiato i panini con prosciutto e pepperoni che la madre di M. ci ha preparato e ci siamo seduti sulle transenne a giocare a "Eleggi Miss Ridicola 2010": ha vinto una tizia coi pantacollant rasoiati e una felpa tirata giù a fare da minigonna. Poi siamo andati al concerto, aperto da una cantante psicosomatica di nome Costanza che pareva orgasmare ad ogni campionatura.

Gustate le sparate antifasciste della Posse, abbiamo cercato di prendere la metro, ma l'ultimo treno ha sferragliato davanti ai nostri orecchi attoniti. A quel punto, coi mezzi di superficie, arrivare in orario al parcheggio sembrava meno fattibile che prendere Cuba negli anni '50 con un manipolo di eroi. E di fatti abbiamo perso anche il parcheggio, che ha tenuto in ostaggio la mia AutoBlu tutta notte.

Per questo mi sono trovato a svegliare tutta la famiglia di M. e farci venire a prendere a chilometri di distanza. Il tutto per darmi un letto a poix sul quale dormire, un lavandino coi pesci rossi nel quale lavarmi e una enorme maglietta rosa appena lavata.

Mai passata una notte così rosamente rivoluzionaria.




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