"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


venerdì 5 marzo 2010

Ripensare i consumi?







Quella cornacchia maledetta non la smetteva di ridere.
L’aveva cantata in tutte le lingue conosciute, quanto era buona e succulenta quell’uva, e certo la volpe che stava passando di là non si era persa una parola. Tanto che aveva provato per ore a saltare in alto, in alto per cercare di afferrarne anche un solo, piccolo, succoso acino. Purtroppo non c’era davvero niente da fare: era troppo in alto, e a furia di saltare, prima una zampa messa male, poi il muso che sbatte contro il vitigno, poi un sasso tra le unghie… insomma si stava davvero conciando per le feste. E quella dannata cornacchia ormai aveva smesso di decantare le proprietà del frutto per sbeffeggiarla sempre più rumorosamente.

- Perché al posto di ridere così tanto, non te la mangi tu l’uva, visto che è così buona?
- Perché… Perché… Perché… Perché mi diverto di più a vederti saltare come un pagliaccio, volpona!

La volpe ci pensò su qualche secondo, poi una luce gli balenò in fondo allo sguardo.

- Bah, secondo me non è poi così buona, la vedo da qui… a guardar bene si direbbe marcia!
- Marcia? Macchè marcia! Non vedi com’è lucida e brillante?
- Ti dico che è marcia. Me ne vado, testa vuota!
- E io ti dico che no! Dove vai? Guarda! Guarda!

La cornacchia, indispettita calò un artiglio sull’uva e un grappolo cadde per terra, dove prima c’era la volpe, che ormai si stava allontanando lungo il filare. Vedendo che nemmeno quello attirava l’attenzione del quadrupede, la cornacchia scese a terra, prese il grappolo e, volando, si portò davanti al muso bianco e arancione.

- Vedi! Guarda, guarda se non ci credi!

La volpe vide benissimo. Tanto bene che con un balzo chiuse le fauci attorno al cuore della cornacchia, spiumandola con uno sbuffo e facendone un sol boccone. Poi prese due chicchi per sé e portò il resto alla tana.


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