"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


lunedì 1 febbraio 2010

Il tempo permesso







Per noi che viviamo di fantasiose camminate e avventurose discese tra flutti colorati di bianco e verde e azzurro, la stagione alta si inaugura con le prime passeggiate di gennaio e le timide discese di fine inverno.

La neve imbianca ancora il paesaggio e fa rimbalzare la luce tra i sassi e le nuvole basse. Il silenzio è come ovatta per i sensi e le foglie morte sul terreno hanno perso la voce: al contrario dell'acqua, che salta e corre col rumore del cristallo inondato dal sole. La vegetazione è scarna e gli alberi sono alti scheletri, scuriti e smagriti dal contrasto con tutta quell'apocalisse di luce e silenzio.

Il freddo è pungente e paralizza la sensibilità delle mani, che a sgonfiarle tocca bere cioccolata per tutta una sera. E dopo la fatica, le orecchie si scaldano di un rosso appuntito e la pelle si liscia, i muscoli tirano e la stanchezza si ferma tra gli stinchi e le ginocchia, come fosse la febbre.

Al ritorno nel mondo normale, poi, un sottile pensiero allontana il senso di colpa quelli che sembrano doveri non affrontati, e una voce nella pancia ci dice che Sì, il tempo che ci siamo permessi - alla fine - ce lo siamo meritato.


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