Ogni tanto le sirene tornano a cantare. Belle come non mai.
E quando si mettono d'impegno, il loro canto spacca i timpani e corre lungo le vene e i nervi, fino a toccare le corde tese del cuore.
E fa male ascoltare quel canto pieno di dolore e angoscia di chi ha perso qualcosa di più caro della vita, e non desidera altro che gli sia restituito.
Ed esistono marinai che, disperati, si gettano dal ponte della nave e nuotano in mezzo a flutti spaventosi, facendosi frantumare il cranio sugli scogli, pur di soccorrere tanta tristezza.
E ci sono marinai che, invece, si levano la cintura di cuoio e se la stringono in mezzo ai denti, e la strizzano tanto da farsi uscire sangue dalla bocca. E col cuore pieno di rattoppi, si spezzano la schiena sui remi per portare la nave in salvo da tanta nostalgia. Intonando un controcanto straziato.
Non si torna a riva.
Non si torna a Casa.
Quale che sia la nostra Itaca,
l'abbiamo lasciata.
Quale che sia la nostra maledizione,
l'abbiamo recitata.
E mentre la barra è fissata
e i remi sgridano le onde,
noi restiamo inquieti
tra il mare aperto e le nuvole sponde.
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