"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


mercoledì 7 maggio 2008

"Explicatio" non petita...

... Accusatio manifesta.
Potrei dire parafrasando un detto latino che amava citare una vecchia professora filosofeggiante, quando ancora ero un ragazzino che correva sul molo guardando i mercantili partire e sognando dentro quali barili avri potuto vivere la migliore delle avventure.


In questo caso, però, il vostro marinaio di foresta una spiega anche non richiesta la deve per forza di cose buttare sul piatto. Per vedere di trovare un minimo bilancio in questo mare magnum di parole.


Primo.
Il mio è il secondo lavoro più bello del mondo solo perchè sono un cialtrone modesto. Se non fossi modesto, sarebbe il primo. Anche se c'è chi, teneramente, non acconsentirebbe a questa definizione.


Secondo.
Questo pomeriggio ho preso il coraggio a due mani e ho cercato di risolvere la mia "situazione-non-contrattuale", possibilmente peggiorandola. Ma forse no. Nel senso che ho rifiutato un fisso per una quantità di giornate definite, per tenermi la mia paga "a chiamata" e la libertà di decidere se qualche giornata in più per me e per i miei cari la tengo esente da impegni lavorativi.


Terzo.
Forse sarebbe il caso di fare il punto della mia situazione "progettuale".
Partiamo dal presupposto che se dovessi fare lo stesso lavoro per 5 giorni a settimana per un paio d'anni, diventerei pazzo.


Aggiungiamoci il fatto che adoro starmene in giro per mari e monti senza fissa meta, un giorno qui e un giorno là, al soldo di compagnie diverse per interessi e attività.


Moltiplichiamo per il fatto che non esiste - o ancora non ho trovato - una associazione in campo educativo-ambientale che assuma qualcuno (al massimo ci sono contratti a progetto).


Quindi dividiamo il tutto per la mia costanza nel ricercare nuovi contatti e nuove situazioni di ingaggio in questo campo.


Il risultato è quanto mai sconcertante: sono in un limbo tra il precario relativamente libero di muoversi ma pagato un tot al chilo, e il libero professionista pieno di impegni e pagato tre/quattro tot al chilo.


Insomma, sembra che la rotta che sto prendendo sia quella di raggruppare, assaporare, gestire, gustare più collaborazioni possibili, fare Rete e poi cercare di mettermi in gioco in prima persona, gestendo un'attività mia - magari assieme a qualche collega conosciuto lungo la rotta.

Il precariato, da queste parti, avrà forse vita lunga. Ma sicuramente gliela renderò una vita d'inferno.

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