
Questa mattina mi sono trasformato in Tobia Ilguardianodelbosco.
Tobia Ilguardianodelbosco è un omone di poche parole, sempre vestito di verde e con uno strano cappello infarcito di mille penne: ogni giorno ne indossa una diversa, dopo averla chiesta in prestito a qualche amico volatile, appena prima che spunti il Sole. Oggi Tobia portava una penna di corvo, nera, lucida, grande e stranamente morbida.
In questa giornata maggiolina, l'omone dei boschi aveva il compito di accogliere una ciurma tutta particolare: navigatori poco esperti ma intraprendenti e molto curiosi. Non erano certo gente di Città Grande di Nebbiascura, ma avevano sicuramente bisogno di una bella dose di pozione boscosa verdaiola.
In questa giornata maggiolina, l'omone dei boschi aveva il compito di accogliere una ciurma tutta particolare: navigatori poco esperti ma intraprendenti e molto curiosi. Non erano certo gente di Città Grande di Nebbiascura, ma avevano sicuramente bisogno di una bella dose di pozione boscosa verdaiola.
Così Tobia li presentati al bosco, facendo passare tra le loro manine un passaporta donatogli poco prima da una farnia: toccando la foglia e dicendo il proprio nome, tutto il Bosco sarebbe venuto a conoscenza della loro presenza, senza così esserne turbato.
I piccoli erano venuti per capire qualcosa di più della Natura, e il Guardiano sapeva che per farlo avrebbero dovuto potenziare i loro poteri magici. Poteri che ogni essere umano ha, ma che molto spesso si dimentica di possedere.
Per fare questo, però, avrebbero avuto bisogno di qualcuno che di magie se ne intendeva ben più di un semplice guardiano dei boschi. Così, Tobia li ha portati con sé lungo il sentiero, tra le fronde più fitte. E laggiù, appena prima di un crocevia, si è messo a chiamare in un sussurro: "Issi! Issi Barissi! Dove sei fata? Abbiamo bisogno di te!". E allo stesso modo, anche i piccoli si sono messi a sussurrare: "Issi Barissi? Dove sei fatina?"
Per fare questo, però, avrebbero avuto bisogno di qualcuno che di magie se ne intendeva ben più di un semplice guardiano dei boschi. Così, Tobia li ha portati con sé lungo il sentiero, tra le fronde più fitte. E laggiù, appena prima di un crocevia, si è messo a chiamare in un sussurro: "Issi! Issi Barissi! Dove sei fata? Abbiamo bisogno di te!". E allo stesso modo, anche i piccoli si sono messi a sussurrare: "Issi Barissi? Dove sei fatina?"
Richiamata da così tanto entusiasmo e curiosità, la fata Issi Barissi è apparsa tra le foglie verdi di un giovane roverello: saltellando e cantando al suono di una nenia magica e incantatrice. I bimbi, curiosi, hanno chiesto quali fossero questi poteri magici nascosti da rafforzare, e la fata ha spiegato che avrebbe potenziato, con la buona volontà dei bimbi, la loro vista, il loro tatto, l'olfatto, l'odorato e il gusto, facendo loro dono delle magie degli Elfi.
Entusiasti, i trenta ometti si sono lasciati trasportare e trasformare in giovani folletti. Con gli occhi bendati hanno toccato i nidi del Picchio e della Cinciallegra, e usmato l'Erba cipollina, il Timo e i Fiori di campo. Hanno poi osservato da vicino le sgrufolate del Cinghiale tra le foglie umide. Hanno ascoltato le chiacchiere degli uccellini e il mormorio del ruscello. E poi hanno gustato il Polline e la liquirizia. E poi, e poi, e poi... un sacco di altre cose!
Non c'è che dire: una mattinata all'insegna della benevolenza e dell'intraprendenza. Al contrario della ciurma sbruffona e amorfa che è scesa in fiume ieri, e che ho poi accompagnato per boschi, in una passeggiata alla riscoperta di quello che può offrire il mondo fuori da un infernale schermo TV - senza per altro scalfire la scorza debosciata di questa marmaglia.
Questo mi fa pensare che ci sia un'età dopo la quale non siano più recuperabili. Che ci sia un momento, da posizionare tra i 16 e i 18, nel quale scatta qualcosa. Come a tutti, come sempre (chi più chi meno...). Solo che oggi giorno non scatta più verso la maturità, ma verso il rincoglionimento. Ma mi fa anche sperare che, forse, se ci si lavora con una intensità adeguata, si possono salvare ben prima del punto-di-non-ritorno.
Non c'è che dire: una mattinata all'insegna della benevolenza e dell'intraprendenza. Al contrario della ciurma sbruffona e amorfa che è scesa in fiume ieri, e che ho poi accompagnato per boschi, in una passeggiata alla riscoperta di quello che può offrire il mondo fuori da un infernale schermo TV - senza per altro scalfire la scorza debosciata di questa marmaglia.
Questo mi fa pensare che ci sia un'età dopo la quale non siano più recuperabili. Che ci sia un momento, da posizionare tra i 16 e i 18, nel quale scatta qualcosa. Come a tutti, come sempre (chi più chi meno...). Solo che oggi giorno non scatta più verso la maturità, ma verso il rincoglionimento. Ma mi fa anche sperare che, forse, se ci si lavora con una intensità adeguata, si possono salvare ben prima del punto-di-non-ritorno.
Viva i bimbini curiosi!
E viva le attività che li incuriosiscono ancor di più!
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