
Il mio potrebbe essere il secondo lavoro più bello del mondo, ma a volte mi sento così stufo...
Stufo di prendere accordi volanti, a voce, senza uno straccio di riga scritta.
Stufo di capire una cosa e poi vedermene affibiare un'altra, perchè da bravo ingenuo ho dato per scontati alcuni diritti fondamentali.
Stufo che per costruire una mia professionalità io debba pagare in termini di servilismo e volontariato.
Stufo che il mio entusiasmo e la la mia volontà siano trattati come cieca obbedienza e stupida abnegazione.
Mi è capitato due anni fa, quando ho aiutato un professore a redigere una enciclopedia geografica. Mi è ricapitato quast'anno lavorando con i bambini terminali in ospedale a Città dei Vicoli.
E - sebbene in misura minore - mi ricapita ora, un po' in tutte le collaborazioni che sto portando avanti.
Perchè anche in questo lavoro non esistono una contrattazione che sia tale, un accordo preso guardandosi negli occhi, una valutazione del lavoro basata sulla qualità della vita e non sul ritorno di chi ti stipendia?
Forse perchè il mio ufficio è un bosco, la mia scrivania la riva di un fiume e il mio caffè è l'acqua gelida? Impareggiabile, forse. Ma non basta.
Anche se ho il secondo lavoro più bello del mondo, per Dio, voglio la mia professionalità.
Voglio la mia dignità.
3 commenti:
Qual'è il primo lavoro più bello? (Non aspettavi altro che qualcuno ti ponesse qesta domanda, tanto vale che lo faccia io).
Un abbraccio
ti voglio bene, tesoro determinato.
@dugongo. Va là, che ti ho risposto per bene! In realtà non ci avevo pensato, che potevo suscitare la domanda... grazie!
@anonima determinata. Pur'io, veh!
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