"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari


lunedì 5 maggio 2008

La lezione svizzera


Ho passato quattro splendidi giorni gomito a gomito con alcune delle persone più genuine e interessanti che abbia mai conosciuto. Riuscire a staccarsi è stata davvero una dura prova.

In pochi giorni eravamo riusciti a creare un'atmosfera tutta particolare, fatta di domande curiose e risposte intime, affetto adolescenziale e condivisione matura, spirito d'iniziativa e inventiva spiritosa.

Nel pomeriggio del Giorno del Sole ci siamo dovuti dividere, perché così come il gruppo è stato formato e ha lavorato splendidamente, era allora il tempo che i singoli tornassero alle vite di sempre.

Ed ecco: ci siamo ritrovati in cerchio, sotto un sole di mille colori, in quel prato ormai divenuto il nostro dispensatore di piccoli segreti.

Sparsi tutt'attorno, giacevano i nostri petits milieux personnels. Lungo il fiume, tra gli alberi dei pendii, in cima a piccole colline custodite da alberi solitari: uno alla volta si stagliavano nel paesaggio come piccole candele nella notte.

E noi sapevamo che erano lì, a risplendere per noi una volta di più, nascosti agli occhi degli ignari passanti. In un paesaggio mai del tutto conoscibile, ma sempre e comunque riconoscibile, sapevamo leggere le curve degli alberi e delle rocce per ritrovare il luogo dove il nostro spirito aveva dimorato per quel breve spazio eterno.

Gli ultimi balli, gli ultimi canti, il meraviglioso mandala di foglie e sabbia, fiori e legnetti, funghi e cortecce: tutto aveva il dolce sapore della soddisfazione, della leggera consapevolezza che l'esperienza aveva fatto il suo corso.

L'ultimo cerchio, dopo l'abbraccio finale, si era stretto fin dentro al cuore, e noi tutti stentavamo a lasciarlo. Una storia ancora, dai. E poi un'altra e un'altra ancora. Chi teneva gli occhi chiusi, chi abbozzava un sorriso, chi appoggiava lo sguardo sui piedi, chi tendeva la mano alla persona accanto, chi chiedeva un abbraccio e chi lo concedeva felice, chi ascoltava in silenzio e chi sospirava a metà, trattenendo il fiato.

Poi, nello sguardo di qualcuno, si è accesa una luce, una consapevolezza che ha presto contagiato tutti gli altri.

Una strana voglia di andare, di rimettersi in cammino, per ritrovare quel mondo che aveva vissuto per giorni senza sapere nulla di quello che era stato condiviso, detto, conosciuto, consigliato e mostrato in quella piccola grande valle.

Una strana voglia di mettere in gioco tutta quella esperienza, per trovare un modo col quale tenere alta la speranza e la consapevolezza che, un passo alla volta, qualcosa di concreto può e deve essere fatto.

Qualcosa di concreto per ricostruire questo mondo imperfetto, pensato per gli esseri-formiche e lasciato incompleto dagli Dei costruttori alla vista dell'ingordigia delle proprie creature.

E allora, eccola, la lezione svizzera. Il primo passo è l'impegno personale. Ma il secondo è l'Educazione. L'educazione per la Natura e con la Natura.





P.s. il tortino salato è finito in mezzo minuto....

3 commenti:

Anonimo ha detto...

...e il terzo è mai cercare di avere anche le ali, rischiando di perdere tutto il resto.

Anonimo ha detto...

ma tutto questo é nato da un curcuglionide?

Tom ha detto...

Sicuramente il curcuglionide ci ha messo del suo!

^_^