
Perché la ri-costruzione di un Paese non si può fare stando alla finestra.
La retrospettiva della fantasiosa vita di un educatore-geografo, un po' nomade e un po' no.
In questi giorni non faccio che parlare. Parlare da arrabbiato. Parlare forte, parlare alto, perché sono ancora molti quelli che girano con le dita nelle orecchie.
Parlo della Corte Costituzionale che bypassa le Leggi regionali che bloccavano la costruzione di centrali nucleari nel loro territorio, o che respinge il ricorso delle Regioni contro il Decreto Ronchi, frustrando le speranze di tutti i cittadini che pretendono che l'acqua sia un diritto non commerciabile.
Parlo delle motivazioni che vogliono Dell'Utri intermediario di mafia, e di un sistema parlamentare che lascia lui e il beneficiario delle trattative liberi di governare invece che costringerli a soggiornare nelle patrie galere.
Parlo dell'arbitraria e "liberale" decisione del governo di intascarsi il 75% del 5xMille del 2009. Trecento mila euro frutto di donazioni libere e consapevoli dei cittadini. Salvo poi chiarificare: "Siamo stati fraintesi: intendiamo solo dare un acconto, più tardi daremo anche il resto..."
Parlo del colpo di mano grazie al quale le scuole private si sono viste ridare i fondi tagliati, mentre la scuola pubblica muore sotto edifici fatiscenti, dirigenti scolastici aziendalisti e burocrati, e insegnati pettegoli e chini a qualsiasi colpo basso pur d'essere più produttivi.
Parlo della volgarità barbarica, deludente e strisciante sventolata dai praticanti della "politica del fare". Una volgarità mai fine a se stessa, sempre finalizzata a costruire un'immagine e un comportamento nei quali la gente possa trovare un'istintiva identificazione, un anestetico punto di riferimento al quale delegare ogni pulsione e desiderio di rivalsa.
Parlo della vigliaccheria che spurga dalle invocazioni della pena di morte: un grido impulsivo e volgare, che arriva dal ventre di chi non intende trovare alcuna risposta costruttiva al delitto.
Ecco perché fatico a scrivere. Perché, in qualche modo, preferisco parlare. E Denunciare. E Resistere.
I Clash nelle orecchie spaccano i timpani di energica allegria.
I piccoli marinai se la giocano saltando sul gommone vicino alle tende,
senza ricordare nemmeno una delle fatiche del viaggio.
Il tramonto rosso fuoco si spalma su nuvoloni minacciosi
e incombenti, oltre gli enormi gigni delle montagne.
Lingue ocra di vecchie frane primaverili leccano i fianchi delle colline,
cosparse di boschi calvi, verde smeraldo.
La pelle, lisciata dopo l'acqua e il sapone,
richiama da lontano mani che la possano sentire e riaccendere.
L'aria fresca e umida promette battaglia per la notte,
e fa dei lampi in lontananza i suoi araldi privilegiati.
Il domani promette fiumi, laghi, acque ghiacciate, nutella, latte,
paste scotte e troppo salate, risate, tanta stanchezza, sole a non finire.
Testa vuota e pensieri concentrati.