
Rientro per sapere che due delle Ragazze Cresciute sono state dieci giorni in vacanza-premio dalle parti di Verona, ad un campo-volontariato della Protezione Civile, nel quale tutti - ma proprio tutti, dai piccoli volontari agli organizzatori - si professavano fascio-nazi-leghisti e usavano allungare il saluto militare (???) in un saluto romano non proprio cammuffato. L'unico ragazzo non di destra è stato tartassato di scherzi e vessazioni, fin quasi al suo abbandono.
Rientro per avvertire la voglia matta di ripartire, di riempire la sacca da viaggio con qualche vestito, di mettermi il tascapane a tracolla, il cappello in testa e prendere un treno. Anche uno qualsiasi. Sentire le traversine che cantano al ritmo delle ruote, vedere le piante che corrono e le nuvole immobili e lontane, il colore del mondo che cambia con passare del giorno.
Rientro per essere investito da mille racconti di persone che si lasciano, che si odiano e che strepitano e litigano. Storie di uomini vigliacchi e donne coraggiose. Storie di imposizioni, di ritirate strategiche, di sensi di colpa taglienti come ceramica.
Rientro per avvertire che certe amicizie possono anche fare il giro del mondo, ma che la lontananza nel tempo e nello spazio non le intacca minimamente.
Rientro per vedere che i mille lavori che ho lasciato in sospeso sono continuati anche senza di me e che ora sono io a doverli rincorrere, un poco alla volta.
Rientro per accorgermi di quanto un prato scuro, una manciata di stelle in un cielo cobalto e una luna d'argento bastino a ricordarmi che c'è una stellina che mi aspetta, e che non vedo l'ora di riabbracciare.
Rientro per non sopportare più la musica che ascolto da anni, in un mare di nostalgia trita e ritrita. Ecco: in un crescendo di contorsioni e strattoni, corpo stomaco e cervello sono in fase di muta e strisciano addosso alla vita con l'intenzione di perdere le vecchie scaglie, per rinascere lucenti e sprizzanti. Smettendola, finalmente, di affrontare il passato per vivere il presente.
Rientro per avvertire la voglia matta di ripartire, di riempire la sacca da viaggio con qualche vestito, di mettermi il tascapane a tracolla, il cappello in testa e prendere un treno. Anche uno qualsiasi. Sentire le traversine che cantano al ritmo delle ruote, vedere le piante che corrono e le nuvole immobili e lontane, il colore del mondo che cambia con passare del giorno.
Rientro per essere investito da mille racconti di persone che si lasciano, che si odiano e che strepitano e litigano. Storie di uomini vigliacchi e donne coraggiose. Storie di imposizioni, di ritirate strategiche, di sensi di colpa taglienti come ceramica.
Rientro per avvertire che certe amicizie possono anche fare il giro del mondo, ma che la lontananza nel tempo e nello spazio non le intacca minimamente.
Rientro per vedere che i mille lavori che ho lasciato in sospeso sono continuati anche senza di me e che ora sono io a doverli rincorrere, un poco alla volta.
Rientro per accorgermi di quanto un prato scuro, una manciata di stelle in un cielo cobalto e una luna d'argento bastino a ricordarmi che c'è una stellina che mi aspetta, e che non vedo l'ora di riabbracciare.
Rientro per non sopportare più la musica che ascolto da anni, in un mare di nostalgia trita e ritrita. Ecco: in un crescendo di contorsioni e strattoni, corpo stomaco e cervello sono in fase di muta e strisciano addosso alla vita con l'intenzione di perdere le vecchie scaglie, per rinascere lucenti e sprizzanti. Smettendola, finalmente, di affrontare il passato per vivere il presente.
1 commento:
Lascio un commento solo per dirti che non commento mai, ma che ti seguo sempre in tutte le tue avventure.
Un bacino!
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