I vecchi sentieri dei nomadi sulle spine
La retrospettiva della fantasiosa vita di un educatore-geografo, un po' nomade e un po' no.
"Le storie servono alla poesia, alla musica, all'utopia, all'impegno politico: insomma all'uomo intero, e non solo al fantasticatore. Servono proprio perché in apparenza non servono a niente: come le poesie e la musica, come il teatro e lo sport... Servono all'uomo completo e, vorrei aggiungere, a completare un uomo."
Gianni Rodari
lunedì 12 marzo 2012
Ricordo
giovedì 22 settembre 2011
Se Il mondo finisce
raccogli le tue cose e vieni con me.
Stringiti a me e guarda le stelle sparire nel nulla.
È questo il giorno in cui il mondo finisce:
vieni, stendiamoci a letto.
Ti cullerò come un bambino mentre le città cadranno,
saliremo mentre gli edifici crolleranno,
fluttueremo là in mezzo e guarderemo tutto quanto:
in mezzo alle fiamme, avremo le vertigini,
ma l'amore aprirà le nostre ali
e le passioni risorgeranno con le ceneri.
Il mondo finisce, vieni con me.
Daremo fuori di matto e come le anse di un fiume
cominceremo a navigare tra gli incroci delle montagne,
osservandole mentre spariscono nel nulla.
Lo senti? Sta accadendo proprio ora...
In qualche modo, presto sarò lì con te.
Ti assicuerrò stretta come un bambino al suo seggiolino,
e tu mi vorrai così tanto che le tue gambe non reggeranno.
L'amore che provi è tutto l'amore di cui hai mai avuto bisogno.
Ti prenderò con me, bimba, e ti amerò esageratamente,
proprio mentre il mondo starà finendo.
Non preoccuparti di nulla, perché sarò lì con te.
Non preoccuparti di nulla: solo di me e di te, che navigheremo nel vuoto.
Il mondo finisce, presto saremo una sola fiamma.
Il mondo finisce, presto staremo dolcemente facendo l'amore.
Presto ti prenderò da parte e ti dirò:
Guardiamolo sparire, guardiamolo scomparire.
Perché quando il mondo sarà andato, il nostro comincerà.
Nuoteremo nel vuoto.
Ci immergeremo nel vuoto.
Camminerò con te per strade senza sentieri...
Ti porterò sulle cime più alte e molto più in là...
Ti porterò a letto e ti amerò, lo giuro.
Quant'è vero che la fine è vicina.
giovedì 15 settembre 2011
Un pensiero in meno

Mal che vada, una casa l'abbiamo trovata. In realtà ce ne restano cinque da visitare, ancora. Ma l'Uomo Senza Un Dito ha fatto quello che aveva promesso e una piccola reggia ce l'ha trovata.
L'Uomo Senza un Dito non finisce una frase, non risponde ad una domanda, asserisce solo quanto gli fa comodo, ignora i tuoi ragionamenti, cammina lento apposta per lasciarti nel limbo dei suoi silenzi, non permette che si rivolga una libera parola al padrone di casa, salvo i saluti e i convenevoli, gestisce prezzi e costi con tempi e modi suoi, è scontroso e sgusciante al tempo stesso.
Però, la piccola reggia è una casa degli hobbit al terzo piano, nel sottotetto. Due balconi per godere della luce dell'alba e del tramonto, una stanza da trasformare in studio e camera da lettura, due divani in pelle ai quali dovrò abituarmi, una cucina luminosa con le antine pulite, tanto spazio per mensole e librerie, ampio parcheggio e una pizzeria a legna appena fuori dal cortile.
Il prezzo è un dito della mano sinistra ogni tre mesi, ma per qualche tempo possiamo permettercelo.
mercoledì 31 agosto 2011
Nutrimento

E' questo genere di speciali contraddizioni in termini che mi permette ancora di oscillare - quotidianamente - tra un profondo cinismo, alquanto realistico (che armeggia con le mie convinzioni e le strattona continuamente) e una smodata volontà di cercare risposte alternative, inconsuete e inusuali (che contrasta e s-bilancia la scettica deriva).
Non sono un artista: non riesco a vivere di eccentricità reificate. Non sono nemmeno il suo opposto: non riesco a vivere di mediocrità materializzata. Sono solo un educatore, sono un girovago con le radici, sono un amante della parola.
Così non mi resta che nutrire la speranza e saziarmene io stesso.
martedì 30 agosto 2011
Attraverso

lunedì 29 agosto 2011
Pagina su pagina...
Tra un'onda e l'altra, tra un tuffo in torrente e l'altro, tra una notte insonne e l'altra, dall'ultima volta che ho scritto delle mie letture, mi sono passate fra le dita le pagine di:
- Il Mondo Sommerso, di J.G. Ballard. La storia della perdita dell'esistenza, nell'entropica calura di un mondo ormai non più adatto alla forma umana.
- Lolita, di Vladimir Nabokov. Un monologo ossessivamente tenero e romanticamente invasato sull'impossibilità di possedere ciò che per sua natura è ingenuo e immacolato - e per questo affascinante - senza alterarlo irrimediabilmente.
- Ventimila leghe sotto i mari, di Jules Verne. Strabiliante racconto di fantascienza ottocentesca, con tutti i tipici eccessi di fiducia nelle Scienze o nell'Uomo, di obiettivi utopici, di volontà messianiche e missioni gargantuesche.
- I tre moschettieri, di Alexander Dumas. Le avventure di un giovane armato solo delle sue abilità e della sua incoscenza, talvolta scambiata per coraggio, altre volte per pura ingenuità. Il titolo resta incomprensibile: visto che i veri protagonisti sembrano essere più i lacché dei moschettieri, che i moschettieri stessi.
- Wave watching, una guida illustrata per l'osservatore di onde, di Gavin Pretor-Pinney. Il "come e perché" assolutamente geniale sulle onde, in ogni loro singola forma: da quelle marine a quelle sonore, a quelle sociali, a quelle del corpo umano.
- Feste galanti, di paul Verlaine. Poesie romantiche, erotiche, passionali nella loro forma più nobile ed estemporanea.
- La Cavalcata dei morti, di Fred Vargas. Un'altra profonda e arzigogolata avventura per il personaggio più riuscito della scrittrice francese: questa volta il Commissario Adamsberg se la deve vedere con una masnada di fantasmi vendicatori.
- Non lasciarmi, di Kazuo Ishiguro. Delicato monologo di una fantascienza ancor più delicata. Da leggere immediatamente prima o immediatamente dopo aver visto il film ad esso ispirato.
- L'uomo verticale, di Davide Longo. Senza come e senza perché, si è catapultati con il protagonista in un futuro terribile, nel quale tutto sembra perdere la propria forma originaria, e la lotta per sopravvivere diventa una lotta per esistere. Tenerezza e meraviglia per curare l'insipido abbandono allo scorrere dei giorni.
- Un antropologo su Marte, di Oliver Sacks. Diverse storie dei pazienti seguiti in prima persona dallo scrittore: al tempo stesso neurologo e antropologo. Per capire che la malattia e la sua cura non possono essere solo e soltanto legate alla corporeità umana, ma anche al vissuto dei singoli: alla complessità di una quotidianità de-strutturata, da ri-formare e ri-dimensionare.
- Dracula, di Bram Stocker. Il Vampiro più famoso di tutti i tempi vive attraverso le memorie di coloro che lo hanno conosciuto e sconfitto, restando sempre poco meno di un'ombra, poco più che un terrore.
- I Viaggi di Gulliver, di Jonathan Swift. Elegante e prolissa, quanto ingegnosa e fantasiosa, critica alla società inglese del Settecento.
- Vango, di Timothée de Fombelle. Un ragazzo misterioso, dalle qualità inimmaginabili, pari solo al suo passato incalcolabile. Un viaggio attraverso la fiducia, la fedeltà e la tenacia. In un mondo alla vigilia del Secondo Conflitto Mondiale.
Una paura diversa
In questa stanza non metto piede da un bel pezzo. Non so: credo mi facesse paura. Credo mi faccia paura tutt'ora. Una paura che ha coperto di polvere i pensieri e le parole, donado a tutto un significato diverso da quello che aveva.
giovedì 7 luglio 2011
Tempus fugit?
